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Per terminare con le parole del Bassani, il romanzo è una finta
autobiografìa, una finta confessione, una finta meditazione; finta
e vera nello stesso tempo. Micol è morta, dice lo scrittore, ed io
ho dedicato il libro a lei che fingo essere vissuta.
B. M.,
Bollettino della Comunità lsraelitica di Milano,
giugno
1962
(…) su questa tragedia immensa, l’Autore scaltro e scarsamente
delicato, ha fatto leva per accrescere l’interesse alla narrazione
pettegola che ha poi esibito – senza una vibrazione di rispetto e
di compianto per coloro che egli diceva morti così tragicamente.
G. L. L.,
L’Eco dell’Educazione Ebraica: Bollettino d’Infor-
mazione Professionale e Didattica per gli Insegnanti Ebrei,
giugno 1962
Converrebbe adesso chiedersi che cosa sia Ferrara per Bassani.
Probabilmente una metafora dell’assenza.
Guido Guglielmi,
Mondo Operaio: Rassegna Politica
Settimanale,
giugno 1962
(…) la critica e il pubblico l’hanno salutato e l’hanno accolto con
un interesse, anzi con un entusiasmo intenso e diffuso. Il suc-
cesso ha premiato, questa volta, un lavoro serio e paziente,
l’opera di un artista che cerca innanzi tutto l’arte, che non pensa
al pubblico con un calcolo più o meno ingegnoso, con la ricerca
di effetti più o meno sicuri.
(…) Sarebbe utile esaminare, ad uno i numerosi, numerosissimi
articoli che sono usciti sui quotidiani e sui settimanali per trac-
ciare una linea dei gusti e delle esigenze della critica italiana
contemporanea.
(…)
II giardino dei Finzi-Contini
, può sembrare, anzi può
essere, un romanzo d’amore, un romanzo storico, un racconto
della memoria, una rievocazione lirica, un’indagine della condi-
zione umana, un abilissimo, ingegnoso congegno letterario.
Nuova Antologia,
giugno 1962
Il romanzo ha fatto chiasso ed ha avuto, da parte della critica e
del pubblico, un’accoglienza del tutto inconsueta e – diciamolo
pure – di eccezione: le decine di recensioni che lo hanno analiz-
zato e discusso sono state quasi unanimi nel salutarlo come una
tra le più importanti opere narrative del nostro tempo. Anche per
questo mi sembra del tutto gratuita e avventata l’affermazione
del Luzzatto che «esso sarà illeggibile fra pochi anni».
(…) Giorgio Bassani, da oltre quindici anni, rielabora i temi
della sua odiosamata Ferrara e dell’ambiente ebraico, special-
mente nell’ora della campagna razziale.
(…) Per ora gli dobbiamo la descrizione più umana, poetica e
vera di una Comunità ebraica d’Italia e di alcuni dei suoi espo-
nenti, prima e all’inizio della persecuzione politica e alla vigilia
della grande strage, di cui l’incombente minaccia domina anche
le pagine più apparentemente serene del suo romanzo.
Giorgio Romano,
La Rassegna Mensile di Israel
, giugno-
luglio 1962
B. M.,
Bollettino della Comunità lsraelitica di Milano,
giugno 1962