Che bel romanzo. Bassani e il giardino dei Finzi Contini attraverso un mosaico di immagini e parole tratte da quotidiani, periodici e riviste del 1962 - page 18-19

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Hazzak!
“Sii forte!” o, meglio ancora, “Che la Forza sia con te!”:
per un orecchio moderno il riferimento a Guerre Stellari può
apparire irriverente, ma è la traduzione letterale del modo tradi-
zionale degli ebrei italiani per complimentarsi con la persona che
discende i gradini del pulpito di lettura dopo “essere andato a
Sefer
”*.
Hazzak
era anche la parola che spesso gli autori di
piyyutim
(poemi
liturgici) apponevano alla fine delle loro composizioni, accanto al
proprio nome. Così come gli scribi medievali alla fine dei mano-
scritti della Bibbia o di altri testi sacri. Poeti e scribi intendevano
questa parola come auto-incoraggiamento e auto-benedizione, al
completamento di un lavoro, molto duro e assai faticoso.
“Che bel romanzo!”, dice fra sé il protagonista senza nome del
Giardino dei Finzi-Contini
nell’ultima frase che pronuncia, prima
dell’Epilogo. Forse è stato il modo di Giorgio Bassani, magari del
tutto inconscio, di ripetere un’antica tradizione ebraica, quella di
trovare incoraggiamento nel momento dell’infinita stanchezza
che ti coglie al termine di una fatica letteraria. Non lo sapremo
mai per certo. Quello che sappiamo invece è che sicuramente il
romanzo non solo è stato definito bello, ma è stato un vero, gran-
dissimo successo fin dai primi giorni dalla sua pubblicazione.
Abbiamo voluto festeggiare i cinquant’anni dalla prima pubblica-
zione del
Giardino dei Finzi-Contini
con una rilettura di questo
successo, attraverso un mosaico di parole e immagini tratte dai
quotidiani e dai periodici del 1962.
Abbiamo selezionato sessantacinque articoli fra i più di trecento
che sono usciti dalla fine di febbraio di quell’anno. E abbiamo
tentato un’operazione un po’ inconsueta (anche, non lo nego, per
una questione di diritti d’autore!), quella di “ritagliare” dai gior-
nali – come si faceva una volta per le rassegne stampa – una serie
di frammenti che contengono gli aspetti più diversi, dal plauso
alla critica più accesa (perché, sì, ve ne sono state!), dal quadro di
costume al frivolissimo pettegolezzo, tranne la trama del
romanzo, che quasi tutti riportano. Così abbiamo montato più di
un centinaio di citazioni, raggruppandole per uscita, mettendole
semplicemente l’una accanto all’altra, mantenendone l’ordine
strettamente cronologico.
Scegliendo soltanto stralci molto brevi, che, ripetiamo, quasi
nulla hanno a che vedere con la trama del Giardino, restano in
evidenza tutte le altre qualità dell’opera di Bassani e delle grandi
firme che hanno scritto le recensioni. Compaiono così le opinioni,
i sentimenti, i tipi psicologici, le intuizioni folgoranti che foto-
grafano, in poche righe o in uno scatto, interi paesaggi sociali.
L’operazione naturalmente è totalmente arbitraria: non potrebbe
essere altrimenti. Stralciare Eugenio Montale, Carlo Bo, Oreste
del Buono, Alberto Asor Rosa, Franco Fortini e tutti i mostri sacri
della nostra cultura non è altro che un gesto di devozione nei con-
fronti del loro testo. Per farlo, si può solo essere lettori emozio-
nati della parola scritta, col desiderio di far provare ad altri quella
stessa emozione. Quello che ci auguriamo è che la mostra e que-
sto suo catalogo riescano a restituire attraverso un coro di voci,
diversissime per tono musicalità e profondità di timbro, il
mosaico sfaccettato ma unitario che anche in questo caso rappre-
senta la narrazione ebraica, ma non solo.
Oltre il Giardino: come eravamo nel 1962
Le recensioni del libro, per mano di grandi firme della letteratura
e della critica letteraria italiana e le interviste televisive a Bassani
ricostruiscono un interessante spaccato di storia italiana. Storia
culturale, principalmente, ma anche politica e sociale.
Chi ha curato la mostra, infatti, è stata del tutto incapace di sof-
fermarsi nella lettura al solo “pezzo” che riguardava Bassani e il
Giardino. Tutto intorno, ma anche dentro, le recensioni del “bel
romanzo” c’è, vivacissimo, un intero mondo che scorre con le sue
immagini cruente e cupe e contemporaneamente con quelle fri-
vole, leggere e ironiche.
Per alcuni versi a volte era totalmente straniante trovarsi davanti
a titoli come: «Lo scandalo del doping. Moratti: “Ora resto
all’Inter!”» o «Nominati stamane dal consiglio dei ministri I
TRENTOTTO sottosegretari. I neo-eletti giurano stasera alle
18.30 a Palazzo Chigi nelle mani del Presidente del Consiglio» e,
persino, «Stabiliti i criteri di priorità per la conferenza triangolare
dedicata al mondo del lavoro». E mi dicevo che proprio non è
cambiato niente. D’altra parte, invece, in Italia e nel mondo dav-
vero tutto è cambiato, o quasi.
Perché i 12 mesi del 1962 sono stati veramente speciali sotto
ogni aspetto.
In Italia nasce il primo governo di centro-sinistra (il Fanfani IV),
controbilanciato dall’elezione di Antonio Segni alla pesidenza della
Repubblica. Vengono promulgate la nuova legge sull’edilizia popo-
lare e la prima grande riforma del mondo del lavoro femminile che
prevede il divieto di licenziamento delle lavoratrici per i sei mesi a
cavallo del giorno del matrimonio. Alla fine dell’anno arriva la
riforma dell’istruzione, con l’istituzione della scuola media unica e
il prolongamento dell’obbligo allo studio fino ai 14 anni.
Ed è anche l’anno di sconvolgimenti mondiali: la sanguinosis-
sima indipendenza dell’Algeria, il primo intervento degli Stati
uniti in Vietnam, soprattutto la cosiddetta Crisi dei Missili di
Cuba, 13 giorni di terrore per il mondo alla fine del mese di otto-
bre. Al governo delle due Grandi Potenze c’erano K e K, come
titolavano i giornali, Kennedy e Kruscev.
È l’anno del “Discorso alla Luna”, quello del “fate una carezza ai
vostri bambini” (che tanto mi fece arrovellare perché non sapevo
se averne diritto o no a quella carezza, io bambina ebrea!) di
Giovanni XXIII, in occasione dell’apertura del Concilio Vaticano
Secondo.
Ma nel 1962 ci fu anche la prima trasmissione televisiva via satel-
lite in mondovisione. Vennero prodotte le prime cassette audio.
Vennero commercializzati, in America, i pennarelli, anche se
intanto noi bambini italiani imparavamo ancora a scrivere con
penna, pennino e calamaio. Gli Americani, con un anno di ritardo
rispetto all’unione Sovietica, mandarono in orbita un uomo, John
Glenn, che girò attorno alla terra per ben tre volte.
È l’anno del primo quarantacinque giri dei Beatles (da un lato
“Love me do”, dall’altro “P.S. I love you”) e si formano i Rolling
Stones. Modugno e Villa vincono San Remo con “Addio, Addio”.
Sofia Loren vince l’Oscar come miglior attrice protagonista per
“La Ciociara”. Il 4 agosto muore Marilyn Monroe.
E Giorgio Bassani vince il Premio Viareggio. Ai primi di dicem-
bre il Giardino dei Finzi-Contini ha venduto duecentomila copie:
best seller dell’anno.
Hazzak!
HAzzAk! Storia di un successo
* Andare o salire a
Sefer
significa
essere chiamati a leggere o ad assistere
alla lettura di un passo della
Parashà
,
il brano settimanale della
Torah
(il Pentateuco).
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