Che bel romanzo. Bassani e il giardino dei Finzi Contini attraverso un mosaico di immagini e parole tratte da quotidiani, periodici e riviste del 1962 - page 22-23

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– Abbiamo perduto Micol.
– Ecco, questo è il filo, questo è il senso del libro –,
risponde Bassani
Ottavio Cecchi,
L’Unità: Organo del Partito
Comunista Italiano
, 23 febbraio 1962
«Stupendo, commovente nel gioco della amorosa ricostruzione
di un ambiente, acuto nella ricerca psicologica, forte nella
nobiltà di ogni sua pagina,
Il giardino dei Finzi-Contini
ci gua-
dagna ad esser considerato nei particolari.»
(…) Presente e passato annodano dunque le loro inestricabili
angosce, si rimbalzano i loro insoluti problemi, al funebre rin-
tocco dell’idea della morte, o meglio, del tempo che sarebbe
potuto scorrere diverso, e invece fu atroce.
(…) ecco il giardino che circonda la loro casa di città, immenso
e favoloso giardino, ricco di incanti all’immaginazione come
l’archetipo del paradiso terrestre che irrompe così spesso dentro
i sogni degli uomini.
Piero Dallamano,
Paese Sera,
23 febbraio 1962
Bassani festeggiato per il suo nuovo romanzo
Folla strabocchevole, ieri alla libreria Einaudi. Hanno parlato
Arbasino, Bellonci, Calvino, Muscetta e Soldati
(…) il tributo che gli porgevano tutti quanti assieme, scrittori,
giornalisti, critici, poeti e soprattutto pubblico; un pubblico
enorme, strabocchevole, questo tributo, dicevamo, aveva senza
dubbio del commovente.
C’erano tutti: da Emanuelli, a Cassola, Bo, Sapegno, Gallo,
Paolini, Arbasino, Milano, Calvino, Maria e Goffredo Bellonci,
Rosso, Frassinetti, De Feo, Patti, Radice, Muscetta, Soldati.
Adolfo Chiesa,
Paese Sera,
24-25 febbraio 1962
(…) la fedeltà di Bassani è duplice: ci sono sempre Ferrara, le
case rosse nella pianura, gli orizzonti spalancati verso il mare, le
sue nebbie e i suoi letarghi; ma c’è anche il «leit-motiv» della
comunità israelitica, con il suo decoro sociale, le sue sinagoghe
i suoi cimiteri.
L’ebraismo di Bassani sfiora l’ostentazione: non sappiamo fino
a che punto, in «chiave cristiana», il «Giardino dei Finzi-
Contini» potrebbe giustificare il suo fascino. La crescita narra-
tiva di questo romanzo sta proprio nell’identificazione storica
della comunità israelitica con il divenire stesso dello scrittore.
(…) Micol esiste come un totem, in una luce fredda e distante, e
il suo mistero non ammette profanazioni. È giovane, approssi-
mativamente bella, ma sembra abitata dal demone di una vec-
chiezza millenaria, da una febbre senza calore.
La sua superiorità sta nella passiva condiscendenza con cui
accetta l’ovvietà e la baldoria del mondo, come ferma oltre una
frontiera, come se fosse già morta.
Sergio Maldini,
Il Resto del Carlino
, 24 febbraio 1962
Adolfo Chiesa,
Paese Sera,
24-25 febbraio 1962
Ottavio Cecchi,
L’Unità: Organo del Partito Comunista
Italiano
, 23 febbraio 1962
Piero Dallamano,
Paese Sera,
23 febbraio 1962
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