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terrena, perché ho quel senso religioso della famiglia…
” (Saracini,
1990)
[74]
.
Carlo Modigliani, ingegnere, professore di matematica, pianista, nella sua
testimonianza della Shoah, scriveva che aveva si imparato a recitare le
preghiere e a leggere l’ebraico da bambino, sotto l’influenza della madre
religiosa, ma che aveva interrotto ogni frequentazione della sinagoga
quando, giovanetto, si era trasferito dalla raccolta Ferrara alla città di Mi-
lano, in cui gli ampi orizzonti politico-sociali favorivano e incentivavano
il conseguimento di importanti traguardi personali e professionali
[75]
.
Anche Emilio Teglio, preside del liceo classico “L. Ariosto”, nel periodo
1922-1938, era un ebreo per il quale l’osservanza religiosa era ambito
gelosamente custodito del privato, o comunque non era praticante poi-
ché le sue ascendenze familiari ebraiche mai trasparivano nell’esercizio
del suo ufficio, ispirato ad un concetto liberale di laicità, per cui l’autori-
tà politica non chiedeva mai al cittadino quale fosse la sua confessione
religiosa e non penetrava mai nella sua coscienza interiore
[76]
.
Anche l’avv. Renzo Ravenna, discendente da una famiglia ebrea presen-
te a Ferrara dal 1469, diventato podestà della città nel periodo 1924-
1938, non aveva una religiosità ortodossa. L’ebraismo era inteso da que-
sto importante protagonista della storia ferrarese nel primo trentennio
del ‘900, come ossequio ad una storia secolare di devozione verso l’uni-
tà familiare, come un fatto da celebrarsi in famiglia, soprattutto nelle fe-
stività, mentre l’aspetto pubblico, assolutamente indipendente ed auto-
nomo dal primo, perseguiva gli ideali nazionali e patriottici propri della
ideologia liberale laica di fine ’800
[77]
.
Dunque, un profondo spirito di laicità permeava concezioni e condotta
degli Ebrei tra la fine dell‘800 ed i primi decenni del ’900, come se, l’an-
tica fede dei padri, avesse intriso di concetti etici giudaici il quadro della
vita moderna. L’assimilazione e il tramonto dell’osservanza religiosa non
determinarono, infatti, un dissolversi degli originari valori ebraici, poiché
il senso d’identità ebraica non si fondava sulla frequentazione della Sina-
goga e sulla pratica della ritualità delle feste. La qualificazione di ebraici-
tà la si respirava invece nella famiglia, con l’essere fedeli, coerenti, soli-
dali; nella comunità, con il rispetto dei valori etici di onestà, di coerenza,
di amicizia, di fedeltà; e nel nuovo Stato con il senso di patriottica e na-
zionalistica partecipazione anche alla prima guerra mondiale. La raggiun-
Max Ascoli e Ferrara
L’emancipazione