Max Ascoli e Ferrara - page 23

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no, si fondevano in una unica realtà
[25]
. Anche l’originario cimitero, esi-
stente dalla metà del XV secolo, vicino al convento di San Girolamo, già
ampliato nel 1452
[26]
, risultò insufficiente. Nel 1626 venne infatti costruito
un nuovo cimitero in Via delle Vigne
[27]
. Dal 1485, l’edificio fatto costrui-
re da Sir Mele, era il centro di riferimento della vita religiosa e culturale
della comunità
[28]
, anche se le diverse provenienze degli Ebrei di Ferrara
avevano portato alla costruzione di più Sinagoghe in città. Infatti alla fi-
ne del ’500 esistevano a Ferrara 10 Sinagoghe. La loro presenza era do-
vuta all’entità numerica degli Ebrei presenti in città ed alla loro volontà
di preservare, pur costituendo una Comunità, le loro diverse individuali-
tà, dal momento che erano differenti le origini e i luoghi di provenienza
di ogni nucleo familiare
[29]
. Nel riascoltare le musiche e le melodie della
propria terra d’origine, nel modo diverso di pregare e salmodiare, nella
differente ritualità, ognuno cercava così di ancorare il “
fatale errare
” del-
la vita, alla stabilità della propria storia, corredando di sfumature diverse
la propria identità
[30]
.
Nel clima di generale tolleranza, la comunità ebraica prosperò e la sua
cultura fiorì straordinariamente: Raffaele Mirani scrisse la Specularia, l’in-
gegnere Abramo Colorni curò per Ercole II la costruzione delle Mura.
Sorsero poi stamperie famose, come quella di Usque, che produssero
opere raffinate, come la Bibbia di Ferrara nel 1553 e le 30 opere teologi-
che e liturgiche, più un libro ebraico di preghiere
[31]
. Esercitarono l’arte
medica dottissime personalità come il dottore Amato Lusitano
[32]
.
Nel 1598 iniziò la decadenza della Comunità in coincidenza con la “
de-
voluzione
”, il passaggio cioè di Ferrara allo Stato della Chiesa, poiché il
ramo principale degli Este si era esaurito per la mancanza di eredi ma-
schi legittimi. Il titolo, il tesoro, l’archivio della casata, vennero trasferiti
al ramo cadetto degli Este di Modena e molti Ebrei li seguirono. A Ferra-
ra rimasero circa 1500 persone, che nel passaggio di potere cominciaro-
no a subire imposizioni e limitazioni fino ad allora sconosciute. Agli
Ebrei era ancora consentito il prestito, ma era loro precluso l’acquisto di
beni immobili e la conduzione di dazi o gabelle. Era proibito ai Cristiani
di “
far bucato
” o di svolgere qualsiasi opera servile in favore degli Ebrei,
ai quali era vietato l’uso di carrozze, ed era loro imposto l’obbligo di as-
sistere alla predicazione domenicale, in un primo tempo, nella cappella
ducale ed in seguito nell’Oratorio di San Crispino
[33]
.
Max Ascoli e Ferrara
La presenza ebraica a Ferrara
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