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ferrarese, ma mostra, nel rapporto dialettico micro e macro storia, i meccani-
smi, i processi e le dinamiche che reggevano e perpetuavano la struttura dello
stato regime.
Ogni capitolo è corredato da una sezione di note e da un repertorio documen-
taristico-fotografico, per la maggior parte inedito.
Nelle note ampio spazio viene riservato alla ricostruzione delle figure che inte-
ragirono con Max Ascoli nel periodo della sua permanenza a Ferrara e all’epo-
ca della costruzione della nuova clinica oculistica. I dati di questa sezione, regi-
strati, nelle conversazioni con alcuni testimoni delle vicende ricostruite, hanno
offerto l’opportunità di riflessioni storiche di più ampio respiro.
È proprio in queste opportunità di aprire parentesi e di operare approfondi-
menti che emerge la complessità e la multidisciplinarietà del discorso storico.
Fernand Braudel, caposcuola della “Nuova Storia”, affermava che la storia è
concepibile solo a n dimensioni. La storia locale, con la vicenda del Padiglione
“Adriana Ascoli” è una di questa componenti. Ricostruendo la storia di un uo-
mo, quale Max Ascoli, nell’intreccio tra la dimensione personale, comunitaria,
sociale e politica è stato infatti possibile mostrare come una lettura della “sem-
plice” quotidianità, possa mettere in luce la complessità della storia locale, in
cui si riflette quella nazionale ed internazionale. È appunto attraverso un’appro-
fondita analisi della storia locale, considerata da molti come storia minore, che
è anche possibile individuare un metodo efficace per avvicinare le giovani ge-
nerazioni allo studio della storia. Partire dal senso di ciò che sta più vicino, par-
tire dal proprio spazio, in cui si riflette e ricade il macro, costituisce infatti il
primo ed indispensabile approccio al percorso culturale, che nella riscoperta e
riappropriazione del proprio passato, garantisce una gestione autonoma e libe-
ra della propria individualità.
