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L’emancipazione
Nel 1796, con l’occupazione francese, le porte del Ghetto vennero aboli-
te per effetto dell’emancipazione proclamata dalla Rivoluzione e gli
israeliti ferraresi vennero parificati agli altri concittadini
[64]
. Con la caduta
di Napoleone e la restaurazione del governo pontificio vennero ripristi-
nati, anche a Ferrara, i portoni del Ghetto
[65]
fino al 21 giugno 1859,
quando la città, abbandonata dalle truppe austriache e dal delegato pon-
tificio, fu annessa al Regno d’Italia
[66]
.
Il conseguimento della parità giuridica venne celebrato dalle famiglie
ebree più agiate con una nuova casa, fuori dal Ghetto
[67]
, nelle vie cen-
trali della città: Corso Porta Mare, Via Palestro, Via Giovecca…, mentre
nell’antica zona continuavano a rimanere le vecchie botteghe.
L’affrancamento giuridico rese maggiormente visibile la presenza ebraica
nella città poiché questo gruppo sociale, esente da sempre dall’analfabe-
tismo, educato in una dimensione culturale che incentivava conoscenze
e curiosità, emergeva sia nel settore commerciale-imprenditoriale, sia nel
campo intellettuale e professionale. Isaia Ravenna, nonno dell’avv. Ren-
zo Ravenna (podestà di Ferrara dal 1924 al 1938), fu il primo ebreo a ri-
coprire, a Ferrara, un incarico ufficiale nel nuovo stato come docente di
francese nell’anno 1860-61, al liceo classico “L. Ariosto”
[68]
. Questo istituto
fu anche quello maggiormente frequentato dai giovani Ebrei della città.
“
Membri della comunità ebraica occuparono dal 1862 cariche presso la
locale Camera di commercio e la Banca d’Italia. Altri entrarono a far
parte del Consiglio Comunale o del notabilato locale con l’annessione al-
l’esclusivo ritrovo al Circolo dell’Unione
” (Pesaro, 1878)
[69]
.
Su sedici commercianti di canapa operanti a Ferrara, sette erano Ebrei;