Max Ascoli antifascista, intellettuale, giornalista - page 15

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mo invece di tirare sinteticamente le somme di quanto emerge dagli artico-
li di questa seconda sessione del libro. Un primo elemento che, riprendendo
Collomp, possiamo sottolineare è certamente il fatto che le politiche mi-
gratorie americane negli anni che qui ci interessano non favorirono la fu-
ga degli intellettuali e degli scienziati europei. Insomma non era facile en-
trare negli Stati Uniti e, come si evince dai contributi di Fleck, Jeanpierre e
Gemelli, altrettanto difficile era trovarvi una collocazione accademica. Pos-
siamo aggiungere che tedeschi, francesi e italiani ebbero a tal riguardo dif-
ferenti opportunità legate ad una serie di fattori che qui sarebbe lungo elen-
care, in parte dipendenti anche dal diverso grado di assistenza ricevuto da
parte delle grandi organizzazioni ebraiche che a partire dalla seconda metà
degli anni ’30 s’impegnarono in maniera sempre più massiccia nel soccor-
so degli intellettuali europei. Che questa disparità nelle opportunità di inse-
rimento nel
network
scientifico-accademico abbia reso più complicata la fa-
se della cosiddetta assimilazione, è un dato abbastanza certo.
È questo il mondo dell’esilio nel quale era necessario collocare l’espe-
rienza americana di Ascoli. Una realtà complessa e spesso drammatica en-
tro la quale maturano i processi di adattamento e trasformazione degli esu-
li e di ridefinizione della loro identità e dello stesso rapporto con il loro
paese di provenienza.
Come abbiamo cercato di mettere in evidenza nel nostro contributo, se
comparata con l’esperienza media di altri esuli europei e italiani quella di
Max Ascoli presenta alcuni elementi peculiari. Ciò che è importante sotto-
lineare è il fatto che solo se inserita dentro quello che altrove è stato defini-
to
systeme de l’exil
24
, tale esperienza può essere interpretata in tutta la sua
valenza e si può, dunque, appieno comprendere il ruolo da lui svolto tanto
in campo scientifico-culturale, quanto in quello istituzionale e nell’opera di
salvataggio degli intellettuali italiani.
Pur rimanendo ancora molti aspetti da indagare in maniera più appro-
fondita, collocata in questo sfondo di cui si diceva, la figura di Ascoli ac-
quista un forte spessore internazionale e cosmopolita, come del resto emer-
ge in maniera nitida negli ultimi tre saggi che chiudono il volume.
L’Ascoli di Gerbi è quello che fu inviato da Nelson Rockfeller in Ame-
rica Latina con il preciso compito di occuparsi delle relazioni culturali tra
nord e sud del continente americano. Focalizzato sulla specifica esperien-
za del Perù, ove verso la fine del 1938 era giunto Antonello Gerbi, la mis-
sione di Ascoli era essenzialmente quella di contrastare con ogni mezzo le
simpatie filo-naziste e filo-fasciste delle popolazioni di alcuni paesi latino-
24. Cfr. L. Jeanpierre,
Système de l’exil: l’exemple des Français réfugiés aux Ètats-
Unis pendant la Seconde Guerre mondiale, 1940-1942
, in C. Collomp-M. Menéndez (sous
la direction de),
Exilés et réfugiés politiques aux Etat-Unis 1789-2000
, Cnrs Editions, Pa-
ris, 2003, pp. 113-133.
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