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cello Finzi
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, da Giuseppe Osti a Ignazio Brunelli fino alla figura di Ales-
sandro Levi, titolare della cattedra di filosofia del diritto), ma in parallelo
all’ambiente universitario Mantovani mette giustamente in evidenza il fat-
to che Ferrara in quegli anni fu, assieme a Parma, la capitale del sindacali-
smo rivoluzionario italiano. Attorno alla locale Camera del lavoro, ruotaro-
no personalità del calibro di Arturo Labriola, Paolo Orano, Enrico Leone e
Sergio Panunzio. Il
mileu
culturale e politico in cui si muoveva Ascoli era
dunque molto variegato. Se infatti alle annotazioni di Mantovani aggiun-
giamo le informazioni, in larga parte inedite, riportate da Ercole Camurani
nel suo intervento – su cui tornerò più avanti – relativamente alla frequen-
tazione da parte di Max Ascoli del circolo creatosi attorno al conte Luigi
Tibertelli, in arte Filippo de Pisis, che vede la presenza di un nutrito grup-
po di giovani ferraresi e del fratello Alberto Savinio, De Chirico, di Car-
rà, Govoni, Ungaretti, Giovanni Boine, il quadro d’insieme diventa ben più
movimentato.
Che quelli di cui stiamo parlando fossero anni particolarmente comples-
si, confusi, segnati da un ribaltamento continuo delle posizioni, da repen-
tini cambi di casacca è fuor di discussione. Che Ascoli sia stato un “in-
tellettuale in bilico”
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almeno fino al 1921 è altrettanto chiaro. Citiamo
volutamente questa data perché essa coincide con un altro episodio segna-
lato da Mantovani nel suo articolo: ovvero quello relativo all’offerta invia-
ta in data 24 aprile da Ascoli al giornale del fascio ferrarese «Il Balilla»
in seguito alla sottoscrizione lanciata in favore delle vittime “fasciste” de-
gli scontri avvenuti a Pontelagoscuro con le organizzazioni socialiste
13
. Pic-
colo episodio, certo, ma sintomatico della temperie nella quale Ascoli era
coinvolto e soprattutto della concitata fase di maturazione che egli stava at-
traversando sia sul piano delle scelte religiose, sia su quello degli orienta-
menti culturali e scientifici, sia su quello riguardante le scelte politiche.
Valeva dunque la pena di soffermarsi a lungo su questo periodo. Visti
sotto questa luce gli anni compresi tra il 1917 e il 1920 appaiono, in effet-
ti, decisivi. Il testo inedito che viene pubblicato in appendice al volume fo-
tografa alla perfezione questo momento: pur con i limiti sottolineati
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esso
consente di retrodatare l’inizio del distacco dalla religione ebraica che ma-
11. Sulla sua figura, esule in Argentina dopo il 1938, cfr. E. Tavilla (a cura di),
Marcello
Finzi giurista a Modena: università e discriminazione razziale tra storia e diritto, Atti del
convegno di studi, Modena, 27 gennaio 2005
, Leo Olschki, Firenze, 2006.
12. Prendiamo a prestito la definizione dal titolo di un libro che indaga questo mondo
del sindacalismo rivoluzionario dei primi anni del ’900. Cfr. W. Gianinazzi,
Intellettuali in
bilico. “Pagine libere” e i sindacalisti rivoluzionari prima del fascismo
, Unicopli, Mila-
no, 1996.
13. L’episodio viene segnalata anche da D. Grippa,
Un antifascista tra Italia e Stati
Unit
i, cit., p. 31.
14. Vedi infra a pp. 257-268.