Max Ascoli antifascista, intellettuale, giornalista - page 12

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polemica degli anni ’30 con Giustizia e Libertà e con Carlo Rosselli su cui
si sofferma la stessa Taiuti. Insomma, il suo appare a tutti gli effetti come
il congedo da una generazione di antifascisti.
Le diverse esperienze condotte entro questo mondo delle riviste, attra-
versato da forti divisioni e contrasti, ci consegna il ritratto di un Asco-
li più maturo, dotato di un’autorevolezza superiore all’ancora giovane età.
Il citato articolo dedicato a Gobetti, il successivo, sempre pubblicato ne «Il
Quarto Stato» del 24 aprile 1926, dedicato a Giovanni Amendola e quello
ancora ospitato nella medesima sede qualche settimana più tardi (15 mag-
gio 1926), intitolato
La polemica sull’autocritica socialista
, segnarono la
conclusione del suo impegno politico e il ritorno agli studi.
Nella seconda metà degli anni ’20, Ascoli riprende i contatti con l’am-
biente accademico e orienta i suoi interessi di ricerca nel campo della filo-
sofia del diritto. Vincenzo Rapone ci presenta un contributo che colma una
grave lacuna esistente nella biografia di Max Ascoli: un contributo in cui si
ricostruisce il percorso compiuto da Ascoli nel dibattito giusfilosofico dei
primi anni del ’900 e si mettono in luce anche i riferimenti internazionali
che ispirano la sua ricerca (interessante l’accostamento proposto da Rapone
tra alcune posizioni espresse da Ascoli e quelle di autori come Jean Cruet e
François Gény), portandolo al superamento dell’idealismo crociano secon-
do una concezione del diritto in cui il perno non è lo Stato, bensì la cosid-
detta capacità “astraente” dell’ordinamento, costantemente intento a forma-
lizzare l’elemento materiale, sovvertendo l’ordine naturale, ovvero l’ordine
del “più forte”. Ritroviamo in queste riflessioni l’Ascoli-filosofo intravi-
sto nei primi anni universitari, elaboratore di una teoria in cui è evidente la
presa di distanza da Croce e dall’attualismo gentiliano, alla quale Rapone
attribuisce un’innegabile originalità.
Ascoli non riuscì mai ad ottenere una cattedra universitaria
19
. Costante-
mente pedinato dalla polizia fascista la sua attività di studio e la sua car-
riera furono condizionate dall’arresto subito nel 1928 e dall’opposizione di
Giovanni Gentile che nel concorso di Catania del 1930 gli preferì l’allievo
Arnaldo Volpicelli. Non vi sono documenti che attestino il momento preci-
so in cui Ascoli cominciò a pensare alla scelta americana. È indubbio, pe-
rò, che la precarietà della sua situazione – unitamente alle difficoltà econo-
miche in cui si era venuta a trovare sua famiglia – lo indussero nei primi
mesi del 1931 a prendere contatti con Luigi Einaudi al tempo responsabi-
le per l’Italia della Rockefeller Foundation
20
. Al di là di questi fattori con-
19. Cfr. D. Grippa,
Un antifascista tra Italia e Stati Uniti
, cit., pp. 70-81.
20. Vedi a tal proposito l’interessante contributo di G. Gemelli,
Un imprenditore scien-
tifico e le sue reti internazionali: Luigi Einaudi, la Fondazione Rockefeller e la profes-
sionalizzazione della ricerca economica in Italia
, in «Le Carte e la Storia», 1 (2005), pp.
189-202.
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