Max Ascoli antifascista, intellettuale, giornalista - page 14

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A queste ed altre domande riguardanti le modalità di fuga dall’Euro-
pa e il loro inserimento nella realtà americana, rispondono gli altri artico-
li ospitati in questa sessione del volume. Laurent Jeanpierre affronta la vi-
cenda dell’esilio francese di cui fornisce alcune chiavi di lettura generali,
cercando al contempo di sfatare i luoghi comuni che per lungo tempo han-
no circondato questo caso di studio, da sempre considerato un’anomalia
nel più ampio contesto dei casi di migrazione culturale dall’Europa. Parti-
colarmente interessante risulta, inoltre, la parte dedicata all’attività politi-
ca svolta dai
refugees
francesi e le modalità attraverso le quali si riprodu-
cono anche in terra americana alcune fratture politiche esistenti all’interno
del mondo politico francese e soprattutto quella in cui l’autore si sofferma
ad analizzare le differenti modalità di ri-definizione dell’identitario sogget-
tivo che l’esperienza dell’esilio produce.
Temi questi che ritornano anche nel contributo di Cristian Fleck, specia-
lista dell’emigrazione culturale dall’area
german-speaking
, che circoscri-
ve il suo articolo al più ristretto caso degli scienziati sociali austriaci tra
i quali, tuttavia, spiccano i nomi di alcuni dei più importanti intellettua-
li dell’emigrazione transoceanica. Ritornano in queste pagine – con un’en-
fasi particolare dovuta alla specificità del contesto tedesco – alcune delle
domande tipiche che lo studioso dell’esperienza dell’esilio si trova regolar-
mente ad affrontare: per quali motivi si parte? E perché si decide di rima-
nere? E quale ruolo ebbero le organizzazioni internazionali di soccorso?
Come avviene l’inserimento degli esuli nella realtà americana ed in quel-
la scientifico-accademica in particolare? Quali sono i fattori che incidono
maggiormente sulla sorte degli emigrati? Quelli legati alle loro preceden-
ti esperienze (ceto di provenienza, livello di scolarizzazione, per capirci) o
quelli socio-strutturali legati al “nuovo” ambiente che li accoglie?
In parte si collega a questo genere di questioni anche Giuliana Gemel-
li occupandosi specificatamente del ruolo e delle politiche della Rockfeller
Foundation nel favorire l’inserimento dei
refugees
europei nelle università
americane. Studiosa da tempo impegnata nell’analisi del ruolo delle fonda-
zioni scientifiche impegnate tra Europa e Stati Uniti, Gemelli ribadisce an-
che in questo suo contributo come le politiche di reclutamento sostenute
dalle istituzioni americane non furono mai “neutre”, ma seguirono criteri di
selezione molto rigidi, arrivando in taluni casi a penalizzare singoli studiosi
o taluni settori di studio non ritenuti in prospettiva strategici. In questo qua-
dro colloca l’esperienza di Max Ascoli che a suo parere venne “scelto” sulla
base di alcuni requisiti che lo rendevano particolarmente “attraente” per gli
ambiti di ricerca della New School for Social Research di New York, ove al
termine del biennio trascorso in America come borsista Rockfeller egli tro-
vò collocazione iniziando una prestigiosa carriera accademica.
Lasciamo per il momento ancora in sospeso l’individuazione di queste
caratteristiche su cui torneremo alla fine di questa introduzione. Cerchia-
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