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tingenti, alcune considerazioni sviluppate in tarda età – di cui daremo con-
to in altra sede – lasciano, tuttavia, intuire che la sua fosse stata una scelta
maturata a prescindere da questi elementi
21
. Vi era in lui, come abbiamo
avuto modo di notare nel caso di altri esuli
22
, la convinzione che per anda-
re oltre all’antifascismo tradizionale occorresse avviare una riflessione cri-
tica che né in Italia, né in Europa poteva essere condotta.
Ercole Camurani ha scavato in diversi archivi italiani con l’intento di ri-
costruire tutta la fase di preparazione affrontata da Ascoli nei due anni cir-
ca che precedono la partenza per gli Stati Uniti e i contatti intercorsi sia
con Mario che con Luigi Einaudi durante il primo anno della sua esperien-
za di borsista Rockfeller. Questa documentazione, solo in parte sino ad og-
gi conosciuta
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, viene a colmare un’altra lacuna nelle conoscenze relative
agli anni italiani di Ascoli, è inoltre arricchita da quella riguardante i ca-
si di altri giovani intellettuali che avevano compiuto – o si accingevano a
farlo – la “scelta” americana: Leo Ferrero (nato nel 1903), Mario Einaudi
(1905) e Max Salvadori (1908).
Con l’esilio inizia dunque la seconda fase della vita di Ascoli, quella me-
no nota della sua biografia ma quella sicuramente più affascinante.
Nell’impostare questa sessione del convegno, eravamo partiti da due
considerazioni di fondo: la prima legata alla scarsa attenzione che l’e-
sperienza dell’esilio ha avuto nella nostra storiografia, la seconda lega-
ta, invece, alla diretta esperienza compiuta da chi scrive in anni di ricerca
nell’archivio di Max Ascoli conservato presso l’Howard Gotlieb Archi-
val Research Center di Boston University. Ora, quello che sin da subito mi
era apparso chiaro era il ruolo svolto da Ascoli nella più ampia vicenda
dell’esilio degli intellettuali e degli scienziati europei in America tra le due
guerre. Per questo motivo si era, dunque, reso preliminarmente necessario
collocare la sua figura entro quel mondo, in un’esperienza che è stata tipi-
camente un’esperienza transnazionale.
Ma quale era la realtà in cui arrivano gli esuli europei? Catherine Collomp
nel suo contributo ci racconta delle politiche di regolamentazione dell’immi-
grazione e delle varie restrizioni introdotte dai governi americani per control-
lare i flussi migratori dall’Europa. La studiosa francese si sofferma poi sul-
lo specifico capitolo inerente la migrazione degli intellettuali affrontando uno
dei
topos
classici in questo genere di studi, ovvero la
vexata questio
dei nu-
meri: quanti furono i
refugees
che raggiunsero gli Stati Uniti tra il 1930 e il
1945? Ed è possibile individuare al loro interno il numero degli intellettuali?
21. Vedi la lettera di Max Ascoli e John Diggins citata nell’articolo di R. Camurri, in-
fra alla p. 180.
22. Pensiamo alla figura di Franco Modigliani per il quale cfr.
Introduzione
a F. Modi-
gliani,
Lettere dall’America. Battaglie e riflessioni di un esule
, Bollati e Boringhieri, Tori-
no, pp. xxxiv ss.gg.
23. D. Grippa,
Un antifascista tra Italia e Stati Uniti
, cit., pp. 83-88.