79
        
        
          78
        
        
          una memoria di tristezza e di
        
        
          dolore.
        
        
          La storia degli ebrei dispersi nel
        
        
          mondo in seguito alla perdita del-
        
        
          l’indipendenza politica e militare
        
        
          può invero assurgere a eloquente
        
        
          simbolo della molteplicità delle
        
        
          valenze nascoste da interpretare
        
        
          nella contemplazione dei fiorellini
        
        
          accantonati nell’orto di Clio da
        
        
          parte di chi passerà vicino, s’accor-
        
        
          gerà di loro, e se avvertirà che
        
        
          stanno per appassire prenderà
        
        
          cura che i loro semi non vadano
        
        
          irrimediabilmente distrutti ma
        
        
          siano deposti con destrezza nel
        
        
          fertile suolo dell’orto per rifiorire e
        
        
          riproporre la loro enigmatica bel-
        
        
          lezza ai passanti successivi. La sto-
        
        
          ria degli ebrei dispersi nel mondo
        
        
          nei duemila anni che corrono da
        
        
          quando la potenza di Roma tra-
        
        
          sformò in sterili ceneri la ricchezza
        
        
          della loro nazione che aveva scon-
        
        
          sideratamente mal valutato gli
        
        
          effetti della violenza imperiale,
        
        
          non era irrimediabilmente scom-
        
        
          parsa in quel fuoco. Anzi quello
        
        
          stesso vento che aveva sparso le
        
        
          ceneri della ricchezza nazionale
        
        
          tutt’intorno ricoprendo di nerume
        
        
          tutto lo spazio circonvicino, tra-
        
        
          sportò fuori da quello spazio a
        
        
          mo’ di polline quanto era ancora
        
        
          in grado di fecondare spazi lontani
        
        
          e continuare a fiorire. È una storia
        
        
          sociale di immensa produzione
        
        
          materiale e intellettuale, attuata in
        
        
          innumerevoli interrelazioni con le
        
        
          genti che ebbero la bontà d’animo
        
        
          di lasciar vivere quegli Altri in
        
        
          mezzo a loro e di camminare
        
        
          assieme nel cammino della vita.
        
        
          Ma è pure una storia di persecu-
        
        
          zioni e di dolori, di ulteriori
        
        
          incendi e ceneri – nella genera-
        
        
          zione di chi è oggi al di là del
        
        
          mezzo del cammino della propria
        
        
          vita, un incendio enorme,
        
        
          abnorme, una montagna di dolore
        
        
          incenerito, che non si capisce dav-
        
        
          vero come esseri umani possano
        
        
          aver inflitto a essere umani. Come
        
        
          le storie dei potenti anche questa
        
        
          storia dei deboli e marginali fa
        
        
          parte del ricchissimo complesso di
        
        
          male interconnesso con bene, di
        
        
          manifestazioni della imperscruta-
        
        
          bile potenza di Dio.
        
        
          Il Museo Nazionale dell’Ebraismo
        
        
          Italiano e della Shoah avrà il com-
        
        
          pito di esporre questa storia alla
        
        
          contemplazione dei visitatori.
        
        
          Starà ormai a loro, da qualunque
        
        
          parte del mondo vengano a Fer-
        
        
          rara, e qualunque quantità di
        
        
          tempo abbiano a disposizione, di
        
        
          trasformare la propria visita al
        
        
          Museo, in appello alla propria
        
        
          coscienza di ricercare il marchio
        
        
          della verità divina impresso su
        
        
          quanto attirerà il loro interesse e
        
        
          stimolerà la loro curiosità, per
        
        
          assegnare in ultima analisi rinno-
        
        
          vato significato alla vecchia e sem-
        
        
          pre valida classica massima
        
        
          histo-
        
        
          ria magistra vitae
        
        
          .
        
        
          the goodness of soul to let live
        
        
          those Others, to let them share the
        
        
          walk of life. But it is also a history
        
        
          of persecution and sorrow, of
        
        
          other fires and ashes, and within
        
        
          the lifetime of those who today
        
        
          have passed the midpoint in the
        
        
          walk of life, there has been an
        
        
          enormous fire, abnormal; a
        
        
          mountain of incinerated pain so
        
        
          large that we cannot understand
        
        
          how human beings could possibly
        
        
          have inflicted it on other human
        
        
          beings. Like the histories of the
        
        
          powerful, the history of the weak
        
        
          and outcast is also part of the
        
        
          intricate richness in which bad is
        
        
          interwoven with good, manifesting
        
        
          the inscrutable workings of God.
        
        
          The MEIS will have the task of
        
        
          putting this history on display for
        
        
          the contemplation of the visitors. It
        
        
          will fall to them, from whatever
        
        
          part of the world they come to
        
        
          Ferrara, and however much time
        
        
          they have available, to transform
        
        
          their own visit to the Museum, to
        
        
          call upon their own consciences to
        
        
          examine the mark of divine truth,
        
        
          impressing on it whatever draws
        
        
          their attention or stimulates their
        
        
          curiosity. In the ultimate analysis,
        
        
          assigning new significance to old,
        
        
          this will prove the continuing
        
        
          relevance of the Classical maxim:
        
        
          historia magistra vitae est
        
        
          (“history
        
        
          is life’s teacher” Cicero
        
        
          De
        
        
          Oratore
        
        
          ).
        
        
          tettura del presente. Interpretando
        
        
          l’edificio storico dell’ex carcere cit-
        
        
          tadino, cinque elementi architetto-
        
        
          nici si librano sulla rigorosa strut-
        
        
          tura preesistente a simboleggiare i
        
        
          libri della Torah. Su ciascuna
        
        
          superficie, vetrata o opaca, scor-
        
        
          rono alcuni passi salienti della let-
        
        
          teratura ebraica, trasformando il
        
        
          museo in un segnale urbano
        
        
          capace di dialogare con la colletti-
        
        
          vità.
        
        
          Il progetto vincitore è sembrato
        
        
          efficace perché, piuttosto che
        
        
          come costruzione chiusa in se
        
        
          stessa, si offre come uno spazio
        
        
          pubblico aperto alla città, in cui
        
        
          tutti sono invitati ad entrare per
        
        
          condividere un’esperienza cultu-
        
        
          rale. Il museo così si mette in
        
        
          diretta relazione con il paesaggio
        
        
          urbano e diventa un luogo dove
        
        
          seguire un percorso espositivo, un
        
        
          concerto, studiare o semplice-
        
        
          mente passeggiare.
        
        
          È significativo inoltre che tra gli
        
        
          ideatori del progetto, insieme allo
        
        
          studio Arco, figurino i romani
        
        
          -scape, un gruppo di giovani pro-
        
        
          gettisti che avrà l’opportunità di
        
        
          costruire un’opera di rilievo in
        
        
          quella che Bruno Zevi definì «la
        
        
          prima città moderna europea».
        
        
          In a recent interview published in
        
        
          the newspaper, “Sole 24 Ore,”
        
        
          Renzo Piano declared that “setting
        
        
          up a good competition is an art,
        
        
          even the administrators must
        
        
          know exactly what is being asked
        
        
          for and a good briefing must be
        
        
          given.” I think the sense of this
        
        
          advice,
        
        
          which
        
        
          I
        
        
          share
        
        
          wholeheartedly, is in recognizing
        
        
          that the best instrument for
        
        
          achieving a quality contemporary
        
        
          building is in quality of the
        
        
          competition, as happened in the
        
        
          one for the MEIS in Ferrara.
        
        
          Thanks to a well managed
        
        
          competition, we can expect that
        
        
          in a few years we will see an
        
        
          exciting new building arising from
        
        
          the site of the former city jail,
        
        
          where five architectural structures
        
        
          will soar above the harsh pre-
        
        
          existing structure symbolizing the
        
        
          five books of the Torah. Running
        
        
          across the surfaces, whether glass
        
        
          or opaque, of each structure will
        
        
          be significant passages taken from
        
        
          Hebrew literature, assisting in the
        
        
          transformation of the Museum
        
        
          into an urban sign in dialogue
        
        
          with the community.
        
        
          The winning project seems
        
        
          successful because, rather than a
        
        
          building that closes in on itself,
        
        
          this a public space open to the
        
        
          city, that invites everyone to enter
        
        
          and share this cultural experience.
        
        
          The Museum is part of the urban
        
        
          landscape and becomes the place
        
        
          to go for exhibitions, concerts, to
        
        
          study or simply to take a walk.
        
        
          It is also important that Studio
        
        
          Arco is collaborating with “-scape”
        
        
          from Rome, and this team of
        
        
          young designers will have the
        
        
          opportunity to construct a
        
        
          prominent work in what Bruno
        
        
          Zevi calls “the first modern
        
        
          European city.”
        
        
          M
        
        
          ARGHERITA
        
        
          G
        
        
          UCCIONE
        
        
          In una recente intervista al «Sole
        
        
          24 Ore», Renzo Piano afferma che
        
        
          «fare buoni concorsi è un’arte,
        
        
          anche da parte delle amministra-
        
        
          zioni, bisogna sapere esattamente
        
        
          cosa chiedere e fare buoni briefing».
        
        
          Credo che il senso di questa indi-
        
        
          cazione – che condivido piena-
        
        
          mente, riconoscendo nel concorso
        
        
          il migliore strumento per promuo-
        
        
          vere un’architettura contempora-
        
        
          nea di qualità – si possa ritrovare
        
        
          nella competizione per la sede del
        
        
          MEIS, il Museo Nazionale del-
        
        
          l’Ebraismo Italiano e della Shoah a
        
        
          Ferrara.
        
        
          Grazie a una corretta gestione del
        
        
          concorso, infatti, possiamo ben
        
        
          sperare che in pochi anni nella
        
        
          città emiliana vedremo realizzato
        
        
          un interessante esempio di archi-