MEIS: architetture per un museo - page 220-221

The setting of the museum within the ex-
penitentiary complex, the double
surrounding walls which preclude
communication, the telegraph pole
layout of the jail cells which makes it
difficult to connect the various parts of
the museum: these are the fundamental
challenges to be addressed in the
competition.
Locating the new entrance building on
the interior perimeter of the surrounding
walls prevents encumbering the short
façade of the jail and opens up the view
from the entrance.
Restorations on block C respect the layout
of the cells and the patrol balcony while
dissolving, without negating, the
awareness that this was a place of
detention.
The open space in the exhibition hall aims
to beguile the visitor with the sound of
running water, the garden of
pomegranates, images projected on the
glass walls, lit from above by skylights
turned towards Jerusalem.
Throughout the complex, rapport with
the symbol is mysteriously present, but
not consciously perceived.
La collocazione del museo all’interno del
sistema morfologico compiuto del com-
plesso ex carcerario, il doppio recinto
murario che lo rende difficilmente ad-
domesticabile alle esigenze di comunica-
bilità, il ruolo obbligato di cerniera di
connessione longitudinale del corpo del
cellulare carcerario, costituiscono la trama
delle sfide del concorso.
Allineato sul perimetro interno delle mura
di recinzione, il nuovo edificio dell’ingresso
libera il fronte corto del carcere e ne per-
mette la visione sin dall’ingresso.
Gli interventi sul corpo C ne rispettano
l’impostazione connotata dal ballatoio di
distribuzione delle celle stemperando,
senza negare, la sensazione di attraversare
un luogo che è stato di detenzione. Lo spa-
zio privo di pilastrature della zona esposi-
tiva ha il compito di coinvolgere il visitatore
grazie allo scorrere dell’acqua, al giardino
di melograni, alle immagini proiettate in
trasparenza sulla parete vetrata, con l’illu-
minazione dall’alto tramite il lucernario ri-
volto ad oriente verso Gerusalemme. In
tutto l’intervento il rapporto con il simbolo
è misteriosamente presente, ma non con-
sapevolmente percepibile.
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