This project wants to avoid the analogy
        
        
          between prison and Holocaust, opening it
        
        
          to the city, making a distinction between
        
        
          the Museum and the Foundation.
        
        
          The walls open up to reveal a series of
        
        
          squares charged with significance through
        
        
          water features and traditional plants. The
        
        
          men’s cell blocks are conserved and will
        
        
          host exhibitions, study rooms and guest
        
        
          quarters for visiting professors. The front
        
        
          building contains the bookshop, media
        
        
          room, conference rooms and panoramic
        
        
          restaurant. A high cutwater alludes to the
        
        
          menorah and makes the MEIS visible from
        
        
          a distance. The Museum is the ark that
        
        
          holds traditions. The central part isn’t
        
        
          impermeable: a skin detaches and speaks
        
        
          to the world with universal mitzvoth, valid
        
        
          for
        
        
          all
        
        
          mankind. The sun, through a
        
        
          perforated skin, repeats inside the Word
        
        
          through the magic of light. The walkways
        
        
          host respectively the history of the
        
        
          “wandering tribes,” Jewish philosophy and
        
        
          feasts; three rooms are dedicated to
        
        
          Judaism in Italy and illustrate events both
        
        
          negative (prejudice and persecution) and
        
        
          positive (beneficial contributions), finishing
        
        
          up with a room for meditation.
        
        
          Il progetto vuole evitare l’analogia
        
        
          Shoah/carcere, aprirsi alla città, distin-
        
        
          guere Museo e Fondazione. Le mura si
        
        
          schiudono donando un sistema di piazze
        
        
          cariche di significati, con acqua e piante
        
        
          della tradizione. Le carceri sono conser-
        
        
          vate nella parte delle celle maschili, dove
        
        
          saranno ospitate mostre, sala studio e fo-
        
        
          resteria per i
        
        
          visiting professor
        
        
          .
        
        
          Un rigoroso edificio di testa ospita book-
        
        
          shop, mediateca, sala conferenze e risto-
        
        
          rante panoramico. Alti rostri alludono alla
        
        
          menorah e rendono visibile il MEIS a di-
        
        
          stanza. Il Museo è l’arca che custodisce la
        
        
          tradizione. Il
        
        
          nocciolo
        
        
          non è impermea-
        
        
          bile: una pelle si stacca e
        
        
          parla
        
        
          al mondo
        
        
          con
        
        
          mitzvot
        
        
          universali, validi per
        
        
          tutti
        
        
          gli
        
        
          uomini. Il sole, attraverso la “pelle” forata,
        
        
          ripete all’interno la Parola attraverso la
        
        
          magia della luce.
        
        
          I percorsi ospitano rispettivamente la sto-
        
        
          ria del “popolo in viaggio”, il pensiero
        
        
          ebraico e le feste; tre sale centrali sono
        
        
          dedicate all’ebraismo in Italia ed illustrano
        
        
          gli eventi
        
        
          negativi
        
        
          (il pregiudizio e la per-
        
        
          secuzione) e quelli
        
        
          positivi
        
        
          (i contributi co-
        
        
          struttivi), per chiudersi con uno spazio per
        
        
          la meditazione.