MEIS: architetture per un museo - page 252-253

MEIS:
specchio
nel quale gli ebrei italiani
si potranno riflettere nella complessità
delle loro vicende e
finestra
aperta ai non
ebrei. L’architettura della proposta pro-
gettuale nasce intorno agli spazi esposi-
tivi, perno delle attività che integrano la
funzione museale principale. La forma
narrativa e simbolica del progetto si
esprime attraverso la storia “errante” del
popolo ebraico, nel “viaggio”, modalità
specifica dell’ebraismo, che scandisce la
dimensione temporale della storia in una
spirale che ne è la proiezione spaziale e
contemporaneamente esperienza senso-
riale del pubblico nell’ascesa. Una
mac-
china
in cui nulla è casuale e che rappre-
senta un segno riconoscibile sia fisico che
metafisico, sensibile e rispettoso nello sky-
line e nella vita culturale della città. Un
se-
gno
che si identifica esteriormente nella
non architettura
rappresentata dalla “teca-
capsula” in rame ossidato e graffito, che
delimita e contiene tutte le funzioni e av-
volge l’edificio delle celle, museo di se
stesso, incapsulato nella teca come opera
esposta, esterno che diventa interno.
MEIS: a
mirror
in which Italian Jews can
reflect on the complexity of their fortunes
and a
window
open to those who are not
Jewish. The architecture of the proposed
project grows around the exhibition spaces
which are the pivotal centre of the key
functions of the museum. The project takes
shape through narrative and symbolism as
the history of the Jewish people is
experienced as a “journey,” nomadism
being central to the Jewish experience, the
spatial projecting breaks through the
temporal boundaries of history, spinning
through time and space providing the
visitor with a full sensory experience. A
machine in which nothing is by chance and
that creates a recognizable sign both
physically and metaphysically, sensitive and
respectful to the skyline and the cultural life
of the city. A sign that can be externally
identified in the non architecture of the
showcase like an oxidized brushed copper
display case, which both defines and
contains all the functions, a sign that
envelops the building containing the cell
blocks, the museum itself, presenting them
like a work on display, in which the building
becomes the exhibit.
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