Ferrara. Immagini della Resistenza. - page 11

Dei cinque Caduti in Camicia Nera si ritiene superfluo tentare di
chiedersi la provenienza dei colpi omicidi. Si deve però mettere in rilievo che
quanto alle quattro guardie si ha la certezza che gli assassini provenivano
dalla vicina provincia di Ravenna ed in essa tornavano, consumato il delitto.
Inoltre si può ritenere che non si sia trattato di elementi ferraresi , almeno
quanto agli esecutori diretti. Ogni indagine
è
stata frustrata dalla situazione
esistente in quella provincia.
Parimenti si può affermare che gli esecutori degli attentati dinamitardi
non si possano che ricercare tra gli avversari . l rapporti cordiali tra fascisti e
germanici sono tali che perfino in occasione degli attentati i camerati tede–
schi hanno aderito a rinunciare a rappresaglie di qualsiasi genere. Devesi
inoltre rilevare che l'esame dei frammenti ha dimostrato che i materiali non
erano di fabbricazione italiana, quindi, probabilmente, pervenuti a ribelli per
mezzo di paracadute o via mare.
La distruzione della cabina a Le Venezie
è
avvenuta, a quanto risultò
immediatamente dalla pronta inchiesta, per fenomeno chimico quindi in
modo del tutto fortuito.
Restano i prelevamenti di 9 persone ed il rinvenimento di 5 cadaveri.
l fatti accertati sono i seguenti:
1) Circa alle ore 21 del 27 marzo tre Agenti della Polizia Ausiliaria si
recano alla centrale della Soc. Padana Elettricità e chiedono dei tre operai:
Mazzoni, Albergati e Visser. Poiché non sono in servizio, vengono accom–
pagnati ai domicilii. Rintracciatili, li accompagnano all'Ufficio Politico della
Federazione Fascista, ove, interrogati, forniscono elementi sulla esistenza di
un gruppo comunista e di armi site nelle cantine della officina. Vengono
congedati circa alle ore 22 e lasciano la Federazione, promettendo ulteriori
informazioni anche su altri dettagli interessanti.
Dopo di allora si perdono le loro traccie. Due dei tre operai saranno rin–
venuti uccisi a Mesola. Nulla si sa più del terzo, il Visser, elemento
politicamente sospetto ma non pericoloso .
l due uccisi non erano pericolosi ma politicamente erano stati avversari i.
Si erano prestati a dare informazioni per non assumere responsabilità dive–
nute particolarmente gravi in seguito al sospetto arrivo delle armi.
Il fermo era stato posto in atto per poter avvicinare i detti operai, che
avevano promesso di informare, per evitare di destare sospetti nel loro am–
biente.
Nessun altro elemento di tatto si
è
potuto raccogliere.
2) Nella notte dal 27 al 28 marzo, circa all'una, due automobili con a
bordo otto persone, giungono a Mesola. Ai militi gli sconosciuti si qualifica–
no per squadre d 'azione, attenendone la immediata collaborazione, pur
senza essere conosciuti e senza esibire documenti.
Viene così proceduto al prelevamento delle quattro persone sopra
nominate. Una quinta, Bacilieri Genuzio, non avendo aderito,
è
stata fatta
segno al lancio di una bomba. l militi della pattuglia non si sono opposti alla
azione perché, a quanto affermano, gli sconosciuti avevano già imposto di
eseguire i loro ordini, altrimenti li avrebbero uccisi.
Le due macchine sono ripartite subito.
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