The museum of word
The projects aims to create a
museum of Jewish culture that
doesn’t focus only on the
Holocaust, but is instead a lively
and engaging exhibition hall
drawing visitors to learn and
explore the fascinating history
and traditions of Judaism. The
project envisions the conservation
and restoration of block C, the
substitution of block B with a
new construction and the
building of a new block along via
Rampari di San Paolo, in addition
to opening the external walls to
create a new public park. The
goal is to open the project to the
city so that people can use it
every day without single purpose
restrictions. The main entrance is
seen as a two-storey glass block,
giving the impression of clarity
and permeability between the
city and the museum, a clear
sign opposing the ideas of
segregation and separation
inherent in the former jail. The
volumes and shapes of the
project follow the principles of
the Jewish Kabbala and interpret
the letters of alphabet, the
(MÊM, water) and the
(DÀLET, door), in addition to
metaphors of the desert in the
main entrance, of the ocean in
the water features around it, and
of the entrance in the
surrounding walls.
Il museo della parola
Il progetto si è posto l’obiettivo
di creare un museo della cultura
ebraica non incentrato solo sulla
drammaticità della Shoah, ma
soprattutto su uno spazio espo-
sitivo vivace e coinvolgente, che
attirasse il visitatore a conoscere
e sperimentare il fascino, la bel-
lezza e la tradizione della cultura
ebraica. Il progetto prevede la
conservazione ed il restauro del
corpo C, la sostituzione dell’edi-
ficio B con un altro di nuova co-
struzione e la costruzione di un
nuovo volume lungo via Rampari
di San Paolo, oltre all’apertura
delle mura perimetrali per realiz-
zare un nuovo parco pubblico.
L’obiettivo è stato di aprire il pro-
getto alla città e di permettere di
utilizzarlo ogni giorno in vario
modo senza vincoli monofunzio-
nali. L’accesso principale prevede
un volume vetrato a doppia al-
tezza capace di trasmettere
un’idea di trasparenza e per-
meabilità tra città e museo,
segno di un’evidente contrappo-
sizione all’idea di reclusione e di
separazione comunicata dall’esi-
stente complesso carcerario. I vo-
lumi e le forme del progetto
seguono il principio della cabala
ebraica e interpretano le lettere
dell’alfabeto, la (MÊM, acqua)
e la (DÀLET, porta), oltre alle
metafore del deserto nell’ingresso
principale, del mare nell’acqua
circostante e delle porte di
ingresso nei muri perimetrali.