MEIS versione Beth[a] all'inizio di un percorso lungo 22 secoli - page 10-11

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Questo è solo l’inizio, un inizio di rara importanza.
Il primo vagito del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah è di buon
auspicio per un Paese come il nostro dove una piccola e feconda minoranza ebrai-
ca vive da ventidue secoli.
I giorni che stiamo vivendo non sono giorni facili e le difficoltà non mancano.
Le contingenze, le tattiche sembrano prendere il sopravvento e i progetti, le strate-
gie sembrano indebolirsi.
Questa esperienza nuova, che vuole raccontare una storia di un piccolo gruppo di
uomini e donne che furono capaci di conservare tra le difficoltà, la loro identità,
può rivelarsi feconda non solo perché potrà scaturirne una testimonianza preziosa
sul destino degli ebrei italiani, ma anche perché essa stessa può rivelarsi un cataliz-
zatore di nuove energie per l’Italia intera.
La conoscenza di nuove idee può essere capace di stimolare nuove energie, stimo-
lare nuovi dibattiti, favorire la diffusione di nuova vitalità, scuotere dal torpore,
anche al di fuori del mondo ebraico.
Naturalmente l’illusione può essere pericolosa, ma un pizzico di utopia rende la
vita molto più interessante.
La metafora è consunta, ma efficace: tenere i piedi per terra, ma lasciare che la testa
vada tra le nuvole.
Solo così, in una situazione instabile, si può pensare di costruire dal nulla un museo
di idee, un laboratorio utile per ogni cittadino.
La sfida è affascinante.
L’Italia delle luci è affascinante.
Questo primo passo stimola l’ottimismo.
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Prende concreto avvio con la mostra
MEIS versione Beth[a]
l’avventura del Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, che dal 20 dicembre apre al pub-
blico gli spazi interamente rinnovati della Palazzina.
Siamo dunque arrivati ad un momento davvero importante, che è inizio, ma
soprattutto ha il sapore di promessa: d’ora in poi il MEIS si offrirà al pubblico,
cominciando da qui la sua missione di museo che produce ed elabora cultura, che
dialoga, discute ed insegna, che educa e stupisce, che approfondisce ma diverte.
Per svolgere i suoi compiti, per le tante attività ed il tanto lavoro che lo attende,
potrà disporre della Palazzina, pensata come un avamposto, un presidio in grado di
esprimere, sia pure in scala ridotta, tutte le potenzialità di un museo proiettato
verso il futuro: non solo perché qui avranno luogo mostre e conferenze, incontri e
presentazioni di studi, attività per bambini, ragazzi, studenti e pubblici molteplici,
come anticipazioni significative del Museo. Ma anche per una veste architettonica
che ha fatto del dialogo il suo manifesto, reso evidente attraverso l’attento restauro
dell’involucro murario esterno, cui fa riscontro l’allestimento degli spazi interni
con una struttura tecnologica e polifunzionale, in grado di soddisfare in termini di
flessibilità ed utilizzo di nuovi strumenti della comunicazione le esigenze di un
luogo della cultura contemporaneo. Uno sguardo, consapevole e ricco di istanze
positive, verso una solida tradizione alla conservazione che viene dalla stessa storia
di Ferrara, coniugato con una contemporaneità che arricchisce e trasfigura i luoghi,
da interpretare come vera vocazione per l’intero progetto del MEIS.
La Fondazione MEIS, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Comune di
Ferrara collaborano con convinta determinazione per realizzare il Museo: ma
senza il lavoro incessante e vigile del gruppo di tecnici ed imprese non si sarebbe
giunti a questo risultato. Sono tanti, tutti hanno positivamente contribuito alla riu-
scita di questo cantiere particolarmente complesso e per questo li ringraziamo. Ma
un ringraziamento speciale e pieno di gratitudine per quanto hanno fatto va indi-
rizzato in particolare al coordinatore del progetto Andrea Alberti, a Paolo Perelli, a
Luca Roversi, a Denis Zanetti, a Monica Bettocchi. E ancora, a Raffaella Mortara
per aver donato con la mostra il primo momento di vita ai nostri nuovi spazi.
Riccardo Calimani
Presidente della Fondazione Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah
Carla Di Francesco
Direttore Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici
dell’Emilia-Romagna
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