Flavio giuseppe,
Antichità giudaiche
, manoscritto con segnatura F 128 sup., foglio
66
recto
e
verso
(libro XII, cap. 10, par. 6), ora in
Storia dei Giudei
.
Da Alessandro
Magno a Nerone
, a cura di M. Simonetti, Milano 2002
Una volta che il sommo sacerdote Alcimo era intenzionato a far abbattere il muro che circonda il san-
tuario, che è molto vecchio ed è stato fatto edificare dagli antichi profeti, lo prese all’improvviso un
colpo da parte di Dio, per cui cadde a terra e perse la parole, e dopo vari giorni di sofferenza morì.
Aveva ricoperto la carica di sommo sacerdote per quattro anni. Morto costui, il popolo affidò a Giuda
quella carica. Egli, avuta notizia della potenza dei Romani, che avevano assoggettato la Gallia, la
Spagna, Cartagine e la Libia, e inoltre avevano sottomesso la Grecia e vinto i re Perseo, Filippo e
Antioco il Grande, decise di stringere amicizia con loro. Manda perciò a Roma il suo amico Eupolemo,
figlio di Giovanni, e Giasone, figlio di Eleazar, per richiedere l’alleanza e l’amicizia dei Romani ed invi-
tarli a scrivere a Demetrio di non far guerra ai Giudei. Giunti a Roma, gl’inviati da Giuda furono rice-
vuti dal senato, e avendo presentato le richieste per cui erano stati mandati, ottengono l’alleanza. A tal
proposito il senato emanò un decreto, di cui inviò copia in Giudea, mentre l’originale fu inciso su tavo-
le di bronzo e depositato in Campidoglio. Eccone il testo: «Decreto del senato riguardante l’alleanza
e l’amicizia con il popolo dei Giudei. Nessuno di coloro che sono soggetti ai Romani faccia guerra al
popolo dei Giudei né fornisca a quelli che gli fanno guerra grano, navi o denaro. Se qualcuno assale i
Giudei, i Romani li aiuteranno per quanto è in loro potere, e a loro volta, se uno attacca i Romani, i
Giudei li aiuteranno. Se il popolo dei Giudei vorrà o aggiungere o tagliere qualcosa a questo patto di
alleanza, ciò dovrà essere fatto in accordo con la volontà del popolo romano, e ciò che sarà stato
aggiunto sarà valido.» Il decreto fu sottoscritto da Eupolemo, figlio di Giovanni, e da Giasone, figlio di
Eleazar, essendo sommo sacerdote del popolo Giuda e comandante suo fratello Simone. Così fu sti-
pulato il primo patto di alleanza dei Romani con i Giudei.
Flavio giuseppe,
Guerre giudaiche
, manoscritto D 50 sup., fogli 2
verso
e 3
recto
(cap. I, 1-3), ora in
La guerra giudaica
, vol. I (libri I-III), traduzione di g. Vitucci,
Milano 2009
Fu Mattia figlio di Asmoneo, uno dei sacerdoti del villaggio chiamato Modein, che armatosi insieme
coi suoi familiari – aveva cinque figli – uccise a pugnalate Bacchide. Subito dopo, temendo il grande
numero dei soldati della guarnigione, fuggì sui monti, ma quando a lui si unirono molti popolani si fece
animo, discese, affronta in battaglia i generali di Antioco e li vinse, costringendoli a sgombrare dalla
Giudea. Per questo successo ottenne il potere. E dopo averlo esercitato con il consenso dei connazio-
nali per aver espulso gli stranieri, alla sua morte lasciò il governo a Giuda, il maggiore dei figli.
Flavio giuseppe,
Antichità giudaiche
, manoscritto con segnatura F 128 sup., fogli 58
recto
e
verso
(libro XII, cap. 7, par. 7), ora in
Storia dei Giudei
.
Da Alessandro Magno
a Nerone
, a cura di M. Simonetti, Milano 2002
Giuda e i cittadini celebrarono per otto giorni la restaurazione dei sacrifici nel tempio, senza tralascia-
re alcuna manifestazione di gioia ma festeggiando con sacrifici splendidi, onorando Dio con canti e
salmi e insieme rallegrando se stessi. Manifestarono in questo modo la loro gioia per il rinnovamento
dei sacrifici, perché dopo tanto tempo avevano ottenuto inaspettatamente la possibilità di praticare il
culto, per cui stabilirono come legge per i loro discendenti di festeggiare per otto giorni la restaurazio-
ne del culto del tempio; e da allora fino a oggi noi celebriamo la festa, che chiamiamo festa delle Luci;
ed è stata chiamata così, io credo, perché questa facoltà ci è stata data contro ogni speranza. Giuda
cinse la città di mura, fece edificare alte torri come difesa contro le incursioni dei nemici e vi collocò
sentinelle. Fortificò anche la città di Bethsur, per potersene servire come fortezza in caso di difficoltà
provocate dai nemici.
Flavius Iosephus,
Antiquitates judaicae
,
secolo XI
Milano, Veneranda Biblioteca
Ambrosiana, ms. F 128 sup.,
ff. 66
recto
e
verso
Flavius Iosephus,
Antiquitates judaicae
, secolo XI
Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana,
ms. F 128 sup., ff. 58
recto
e
verso
Flavius Iosephus,
De bello judaico
,
secoli XI-XII
Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana,
ms. D 50 sup., ff. 2
verso
e 3
recto