zio dei pasti del Sabato e delle Feste Solenni. Più genericamente, la
parola fa riferimento alle molte forme di santificazione che si pos-
sono compiere nella vita ebraica.
Mazzà/Mazzòt
: “pane azzimo”, il pane dell’afflizione, unico
concesso nei giorni di
Pesach
, ricorda la precipitosa fuga degli ebrei
dall’Egitto e l’impossibilità, nella fretta, di far lievitare il pane.
L’infinita creatività culinaria delle donne ebree ha saputo sfruttare
la
mazzà
inmillemodirendendola labasedigustosisformati,dolci,
minestre e altro.
Meghillà
:
“racconto(diunastoria)”,perantonomasia ilrotolodi
pergamena che contiene il racconto della storia di
Purim
. Come
tanti altri libri rituali degli ebrei, anche le
meghillòt
sono state deco-
rate dagli artisti di tutti i tempi e di tutti i luoghi
Midrash/midrashim
: “racconto interpretativo”, in cui la dottri-
na dei Maestri illustra, attraverso aneddoti ed
exempla,
concetti,
spiegando, illustrando e discutendo il
Tanach
Minhag/minhagim
: “uso/usi”, le tradizioni locali, sedimenta-
te nel tempo, con cui gli ebrei di ogni comunità del mondo inter-
pretano e attuano la
Alachà
, talvolta anche con grandi differenze da
un uso all’altro.
Mishnà
: “ripetizione”, l’insieme della Legge orale raccolta nel
Talmud
, trasmessa attraverso la ripetizione dai Maestri antichi ai
discepoli, compilata intorno al II sec. E.C. La
Mishnà
, organizzata
in sei ordini tematici, contiene regole e criteri per fissare, attraver-
so la discussione rabbinica, la
Alachà
.
Mizvà/mizvòt
: “precetto, comando”, le norme che regolano
minuziosamente la vita degli ebrei; il
Talmud
ne fissa 613 (T.B.
Makkoth
23b): 248 precetti positivi da adempiere e 365 precetti
negativi, ovvero divieti. Secondo l’interpretazione, poiché 248
sono le ossa del corpo umano e 365 i legamenti che le collegano
(nonché i giorni dell’anno), il numero 613 ricorda che la
Torà
è in
ogni aspetto e in ogni momento della vita umana.
Moed/Moadim
: “Festa Solenne”, le ricorrenze del calendario
ebraico in cui è vietato compiere una lunga serie di lavori ma, diffe-
rentemente dallo
Shabbat
e di
Kippur
è permesso cucinare e tra-
sportare. Sono giorni di
moèd
, i primi due e gli ultimi due di
Sukkòt
(la Festa delle Capanne che ricorda i 40 anni degli ebrei nel deser-
to),
Pesach, Shavuòt
(Pentecoste, che ricorda il momento in cui il
Signore ha donato i Dieci Comandamenti),
Rosh-HaShanà
(Capodanno) e
Simchà Torà
, il giorno che segna l’inizio di un
nuovo ciclo annuale di lettura della
Torà
.
Ortodossi
: le comunità ebraiche che dichiarano di seguire l’orto-
dossia, cioè di rispettare l’
Alachà
alla lettera. Esistono varie forme di
ortodossia ebraica che spaziano dal mondo degli ultraortodossi –
dove,adesempio,vigonoregole ferreesullaseparazionedigenere–
fino al movimento dei
Modern Orthodox
, impegnato in una difficile
sintesi tra il rispetto dell’
Alachà
e le esigenze della contemporaneità.
Parashà
: la porzione settimanale della
Torà
recitata il sabato
mattina in sinagoga.
Pesach
: “passaggio, esodo”, la festa (14
Nissan
) che ricorda
l’uscita degli ebrei dall’Egitto in cui, per 8 giorni, è vietato mangiare
cibi lievitati. La festa è inaugurata dalla tradizionale cena, detta
seder
(ordine), in cui, secondo un ordine prestabilito, si legge l’
Hagadà
e
si mangiano cibi particolari, inclusi
mazzà
e
charoset
.
Purim
: “sorti” (14
Adar
), il “Carnevale” degli ebrei che ricorda la
miracolosa salvezza degli ebrei di Persia sotto il re Serse
(
Achasheverosh
, in ebraico) dai piani del perfido primo ministro
Amman
, grazie al coraggio della regina ebrea Ester e del suo bril-
lante zioMordechai. Per celebrare la grande e inaspettata salvezza,
inquelgiornocisimaschera,simangiaesibevevino inquantità.In
questa occasione è obbligo ascoltare la lettura della
Meghillà
di
Ester che ripercorre l’intera vicenda.
Reform Judaism
: l’insieme dei movimenti che, tra molte sfu-
mature diverse, sono impegnati nella riforma di parti dell’
Alachà
in
accordo con le istanze della contemporaneità. Uno degli elementi
caratterizzanti del movimento è l’assoluta uguaglianza tra uomini e
donneestesasinoadammettereanche l’ordinazionedidonnerab-
bino e l’officiatura del rito da parte delle signore.
Scola
: in Italia, la congregazione di ebrei uniti da una comune (e
talvolta remota) origine nazionale tenuta in vita attraverso riti spe-
cifici: in molte comunità italiane, a partire dalla fine del Trecento e
via via sempre più a seguito delle continue espulsioni, si distingue-
vano scole italiane e scole
ultramontane
che raccoglievano, in grup-
pi diversi, ebrei tedeschi, francesi, spagnoli (spesso a loro volta
separati tra castigliani, catalani e aragonesi) e siciliani.
Sefarditi
: “spagnoli”, gli ebrei della penisola iberica, latori di una
cultura straordinaria, costretti all’emigrazione dal decreto di
espulsione del 1492.
Shabbat
: “cessazione”, il Sabato ebraico, la festa più importante
del calendario in cui, dal tramonto del venerdì alla comparsa di tre
stelle dopo il tramonto del giorno successivo, è vietato qualunque
lavoro in ricordo del riposo divino al termine della Creazione.
Secondo l’ortodossia, la gamma dei lavori vietati è estesa ad ogni
forma di sforzo fisico, mentale o organizzativo (ad eccezione del
piacere di stare in famiglia e studiare la
Torà
) dallo scrivere, sia a
penna che al computer, al cucinare e guidare mezzi di trasporto. I
pasti del sabato, ed in particolare la cena del venerdì, sono un
appuntamento fisso, e immancabile, per molte famiglie.
Shaddai
: “scudo”, uno dei nomi divini ma anche, tradizional-
mente, un oggetto di solito di argento o di altromateriale prezioso,
che si appende sulle culle dei neonati per proteggerli.
Shoah
:“catastrofe,disastro”, losterminiosistematicoescientifico
di sei milioni di ebrei europei compiuto dai nazisti durante la
seconda guerra mondiale.
Shofet/Shofetessa
: “giudice”, il femminile è parola del giudai-
co-italiano, costruita con l’aggiunta della desinenza di genere al
maschile in ebraico. La parola fa riferimento al racconto biblico
dell’epoca dei giudici/governatori (tra cui Deborah e Sansone)
che guidarono il popolo d’Israele nelle prime fasi dell’insediamen-
to nella terra di Canaan; in giudaico-italiano, soprattutto se riferita
alle donne, fa riferimento a coloro che, pur non potendo vantare
titoli o autorità, giudicano, spesso malevolmente, gli altri.
Shulchan Arukh
:“tavolaapparecchiata”,codicesinteticodinorme
dell’
Alachà
, redatto nel XV secolo dal Rabbino Yosef Caro. Ancora
oggiè ilpilastrosucuisicostruisce l’intera formazionerabbinica.
Talmud
: “insegnamento”, il complesso della Legge Orale, com-
posto da
Mishnà
e
Ghemarà
(le discussioni avvenute in epoche
diverse ma con il Santuario di Gerusalemme ancora funzionante),
Braità e Toseftà
(le discussioni avvenute al di fuori del Santuario).
La
Mishnà
venne approfondita in due centri diversi, uno a
Gerusalemme e l’altro in area babilonese, e per questo ne abbiamo
due compilazioni diverse che riportano, nel nome, la zona di stu-
dio. Il
Talmud
costituisce la base attraverso cui i precetti biblici,
spesso vaghi e oscuri, vengono tradotti in pratica e rappresenta il
cuore della sapienza ebraica. A conclusione di un secolare proces-
so di discredito dell’opera, nel 1593, Clemente VIII condannò
definitivamente il testo all’Indice: nonostante il divieto, nei secoli
successivi, gli ebrei dello Stato della Chiesa e delle altre terre che
rientravano sotto la giurisdizione dell’Inquisizione Romana, conti-
nuarono clandestinamente a studiare il
Talmud
.
Tanach
: la Bibbia ebraica composta, come recita l’acronimo,
da
T
orà,
N
eviim (
Profeti
) e
K
etuvim (
Scritti
), a loro volta ulte-
riormente suddivisi in altri libri per un totale di 24. Il canone così
composto costituisce la
Torà Scritta
, che contiene il racconto
biblico e i precetti.
Torà
: il Pentateuco, composto da 5 libri (
Bereshit
, Genesi;
Shemot
;
Esodo;
Vaikrà
, Numeri;
Bamidbar
, Levitico;
Devarim
,
Deutoronomio), dettati dal Signore a Mosè sul Monte Sinai.
Yiddish
: “giudeo/giudaico”, la lingua esclusiva degli ebrei
dell’Europa dell’Est frutto dell’incontro tra il tedesco e l’ebraico.
Scritta in caratteri ebraici, è celebrata da una ricchissima produzio-
ne letteraria e cinematografica.
Yom Kippur
: “Giorno dell’Espiazione”, cade in autunno, il 10
di
Tishrì;
è una delle ricorrenze fondamentali e più sentite nel
mondo ebraico, caratterizzata dal digiuno totale per 25 ore. In
questa occasione uomini e donne, finalmente liberi dalle preoc-
cupazioni terrene legate alla quotidianità, raccolti in preghiera, si
rivolgono individualmente al Signore affrontando, con coraggio
e serenità, un bilancio esistenziale dell’anno appena trascorso. La
liturgia resa particolare da una lunga serie di riti specifici, anche
sul piano musicale, è tra le più belle del ricchissimo repertorio
delle comunità italiane.
Zedaqà
: “giustizia”, ovvero l’opera di beneficenza che, rispon-
dendo a un preciso comandamento, aiuta a ricreare giustizia lad-
dove è assente.
57
glossario
Afikomen
: la metà della seconda delle tre
mazzòt
del piatto della
cena (
seder
) di
Pesach,
tradizionalmente nascosta sotto la tovaglia
all’inizio della lettura dell’
Hagadà
, viene poi divisa tra tutti i com-
mensali e con il boccone di
afikomen
si conclude il pasto pasquale.
Alachà
: “via della Legge”, il complesso delle norme codificate
dalla discussione rabbinica nella
Mishnà
e nel
Talmud
. Nella intri-
cata gerarchia delle fonti del diritto ebraico, la
Alachà
è comun-
que, in qualche modo, costretta a fare i conti con i
minhagim
loca-
li, spesso assai diversi l’uno dall’altro.
Alià
: “salita”, dove l’atto del salire indica l’andare a vivere in
Israele, luogo simbolicamente sempre e comunque in alto, verso
cui “si sale” da qualunque altra parte del mondo. Di particolare
rilievo nella storia recente, la cosiddetta
Alià Beth
, e cioè l’ondata
migratoria verso la futura Israele che, nell’immediato dopoguerra
e prima della Dichiarazione di Indipendenza del 1948, portò
clandestinamente migliaia di ebrei scampati alla
Shoah
nella
Palestina sotto Mandato Britannico.
Askenaziti
: “tedeschi”, per estensione gli ebrei dell’Europa set-
tentrionale e orientale, arrivati in Italia a partire dal XIII secolo
circa, in particolare nell’area della Pianura Padana, e poi stabilitisi
anche altrove. Scole di rito tedesco si contano in età moderna in
diverse comunità ebraiche (ad esempio, Roma e Venezia) e,
ancora oggi, in alcune comunità (ad esempio, Verona e Trieste),
il
minhag
, le musiche e altri elementi della liturgia richiamano
quell’area culturale.
Bar Mizvà/Bat Mizvà
: “figlio / figlia del precetto”, maggiori-
tà religiosa, a 13 anni per i ragazzi e a 12 per le ragazze, cerimonia
con cui i giovani accettano consapevolmente e pienamente la
loro vita di ebrei, che avviene dopo un lungo percorso di studi
validato da un esame assai impegnativo.
Benè Israel
: “figli di Israele”, gli ebrei indiani. La tradizione dei
Benè Israel
sostiene la diretta discendenza del piccolo gruppo da
una spedizione di navigatori partita dall’antica Giudea prima della
distruzione del Secondo Tempio (70 E.C.), affermazione che
trova alcune conferme; nella loro tradizione sono, infatti, assenti
tanto la festa di
Chanukkà
, di istituzione rabbinica tarda, quanto il
digiuno del 9 di
Av
con cui si ricorda, appunto, la distruzione del
Santuario. I
Benè Israel
rispettano alcune regole alimentari, il riposo
sabatico e la circoncisione dei figli maschi l’ottavo giorno di vita.
Benè Romì
: “figli di Roma”, gli ebrei romani di rito romano e
italiano. Alcuni, ancora oggi, direbbero di “Scola Tempio”, facen-
do esplicito riferimento alla diretta discendenza che i membri di
quella Scola facevano risalire agli ebrei del Tempio di
Gerusalemme deportati a Roma da Tito nel 70 E.C.
Chacham/chachamessa
: “saggio / saggia”, il femminile
è parola del giudaico-italiano, costruita con l’aggiunta della desi-
nenza di genere al maschile in ebraico. I
Chachamim
sono gli stu-
diosi di
Talmud
e il titolo indica un preciso grado dell’istruzione
rabbinica. Al femminile, ovviamente, nonmanca un tono satirico,
non essendo prevista nell’ortodossia l’ordinazione rabbinica per
le donne; eppure, la dizione, coniata all’interno della società
ebraica italiana di età moderna, sta ad indicare donne studiose e
competenti che, dunque, meritano di fregiarsi di titoli importan-
ti, sempre con un pizzico di ironia.
Chanukkà
: “dedicazione”, la Festa delle Luci (25
kislev
) che
ricorda lamiracolosa riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme
dopo lavittoriadeiMaccabei.Nelricchissimocalendariodelle feste
ebraiche è l’unica istituita per decisione rabbinica.
Chanukkià
: candelabro a 8 braccia (più una per la candela
“servitore”) simbolo della festa di
Chanukkà
; la
chanukkià
viene
accesa per otto sere consecutive, aumentando via via il numero
delle candele da una a otto.
Charoset/charosed
: impasto dolce che ricorda la calce
usata dagli ebrei schiavi in Egitto. È un alimento rituale fonda-
mentale del
seder
di
Pesach
, declinato in migliaia di ricette diverse
in cui entrano ingredienti differenti sulla base delle tradizioni e
della produzione agricola locale.
Chutzpa
: “insolente, impertinente”, parola ebraica e
yiddish
,
ormai entrata nel vocabolario inglese; nonostante la connotazione
originariamente negativa, intende più genericamente persone e
atteggiamenti positivamente e provocatoriamente irriverenti.
Conservative Judaism
: al di fuori degli Stati Uniti e del
Canada,
Masorti Judaism
. È una delle molte vie contemporanee
all’ebraismo che studia vie e forme di interpretazione adatte a con-
servare la tradizione dell’
Alachà
e compatibili con la contempora-
neità;haoriginenellediscussioniprovocatedaimovimentidirifor-
ma ebraica radicale della seconda metà dell’Ottocento.
Espulsione
: la cacciata degli ebrei dal Regno di Spagna nel
1492. Pur essendo la storia ebraica costellata di espulsioni tem-
poranee e/o definitive da città e Stati piccoli e grandi, la decisio-
ne dei Re Cattolici ha assunto un significato epocale.
L’emigrazione forzata di migliaia di ebrei dalla penisola iberica
comportò, per coloro che scelsero di convertirsi, un lungo perio-
do sotto stretta osservazione dell’Inquisizione spagnola, per gli
altri l’inizio di una nuova vita in giro per l’Europa: i rifugiati sefar-
diti si stabilirono ovunque vi fosse qualcuno disposto ad acco-
glierli, dall’ottomana Istanbul, alle fiorenti città olandesi, all’Italia
dove si insediarono a Ferrara, Venezia, Ancona e, pur con qual-
che resistenza della comunità locale, a Roma. In seguito, tra il
1591 e il 1593, la concessione delle
Costituzioni Livornine
– che
proteggevano gli ebrei spagnoli e portoghesi dalle lunghe mani
delle Inquisizioni – fece della neonata città di Livorno uno dei
più fiorenti insediamenti sefarditi d’Europa.
Falashà
: gli ebrei etiopi, detti anche
Betà Israel
(casa di Israele)
ora in gran parte in Israele. Le prime notizie su queste tribù di
“ebrei neri” arrivarono in Europa agli inizi del XV secolo; la tradi-
zione sostiene che i
falashà
sarebbero i discendenti del re
Salomone e della regina di Saba. Portatori di tradizioni antichis-
sime, stanno faticosamente integrandosi in Israele.
Ghetto (età moderna)
: nel 1516 venne eretto a Venezia il
primo ghetto per permettere, con l’assegnazione di un’area urbana
precisa, l’insediamento degli ebrei nella città. Nel pieno della crisi
causata dai movimenti di Riforma protestante, papa Paolo IV
Carafa, nel 1555, istituì, con la bolla
Cum nimis absurdum
, ghetti in
tutte le città, borghi e castelli dello Stato della Chiesa. La decisione
di identificare vie e/o quartieri di residenza forzata per gli ebrei, cir-
condati da alte mura, rappresentò una forma di mediazione tra
l’espulsione definitiva e l’accettazione degli ebrei. Lo scopo era,
ovviamente, indurre gli ebrei a subire il battesimo, rendendo diffi-
cilissima la loro vita economica, culturale, sociale e materiale.
L’ultimo ghetto ad essere aperto fu quello di Roma, nel 1870.
Giudaico-italiano (dialetto)
: ogni comunità d’Italia ha svi-
luppato il proprio dialetto mescolando alle radici ebraiche desi-
nenze, suffissi, forme e accenti della città di residenza; va comun-
que ricordato che gli ebrei italiani hanno sempre parlato il dialetto
e il volgare dell’area in cui abitavano.
Gracia Nasì
: (Lisbona 1510-Istanbul 1569),
conversa
porto-
ghese rifugiata alla corte degli Este a Ferrara, abile diplomatica in
contatto con tutti i personaggi autorevoli del tempo, incluso il sul-
tano di Istanbul; tra l’altro promosse un boicottaggio del porto di
Ancona dopo il rogo dei “marrani” ordinato da Paolo IV nel 1554.
Hagadà/Hagadòt
: “narrazione/narrazioni”, è il libro che
raccoglie l’ordine (
seder
) delle letture cantate per la cena di
Pesach
. Alcune delle miniature, e poi delle illustrazioni, più belle
mai prodotte in ambito ebraico arricchiscono questi volumi sin
dall’alto Medioevo.
Italkim
: “italiani”, gli ebrei italiani, latori di una cultura e di una tra-
dizione diverse sia da quella sefardita che dal mondo askenazita.
Kabbalà
: “ricezione”, cioè lo studio della tradizione esoterica
della mistica ebraica, sviluppato a partire dal V secolo in Europa.
Kasher (kosher)
: “idoneo”, i cibi consentiti agli ebrei, preparati
secondo le rigide norme dell’
Alachà
che regolano ogni aspetto
della vita ebraica.
Ketubbà
: “contratto nuziale”, la scrittura legale con cui gli sposi
accettano formalmente diritti e doveri del matrimonio.
Decorazioni di ogni genere adornano le
ketubbot
appese nelle case
degli ebrei di tutto il mondo, spesso ricreando nella forma e nei
temi gli stili in voga nell’epoca in cui fu commissionato il lavoro;
celeberrime, da questo punto di vista, le
ketubbot
circondate dal tri-
colore del Risorgimento italiano.
Kibbuz/Kibbuzim
: le“comuni”agricolediIsraeleche,organizza-
tesullabasedegli idealisocialisti,raccolgono insiemepersonediver-
se unendole nella missione di far fiorire e fruttare la terra promessa.
Kiddush
: “santificazione”, per antonomasia la benedizione sul
vino che, ricordando il riposo divino del settimo giorno, segna l’ini-
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