«Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Unico»
(Deut. 6, 4) è la professione di fede centrale dell’ebraismo, che viene
ripetuta sera e mattino, nelle preghiere ebraiche.
Il comandamento che segue, pochi versi dopo, afferma «e lo inse-
gnerai ai tuoi figli»: è responsabilità di ogni ebreo e di ogni ebrea tra-
smettere, di generazione in generazione, i precetti fondamentali della
propria fede e gli insegnamenti etici e morali contenuti nella Torà.
Vi è un bellissimo
midrash
che illustra questo concetto molto bene. Si
narra che quando il Signore stava per dare la Torà al popolo ebraico,
Egli chiese agli ebrei dei garanti che attestassero la loro lealtà. Per
prima cosa essi offrirono come garanti i Patriarchi e i Profeti, ma il
Signore non considerò nessuno di questi degni della propria fiducia.
Allora gli ebrei offrirono come garanti i propri figli: il Signore accettò
con gioia la loro offerta e così rivelò la Torà al Popolo ebraico.
I Saggi hanno voluto con ciò sostenere che la continuità è assicurata
maggiormente dal nostro futuro piuttosto che dal nostro passato, e
che i nostri valori più profondi sono testimoniati nell’educazione dei
nostri figli e che la nostra stessa fede è attestata dal comportamento
dei nostri discendenti.
È per questo che abbiamo voluto concludere questa piccola mostra
con le creazioni, ancora incerte e spesso fragili, dei nostri bambini: il
futuro dell’ebraismo italiano è nelle loro mani. Responsabilità nostra
saper offrire loro il terreno sicuro sul quale camminare.
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Il popolo ebraico è stato per migliaia di anni un popolo di migranti
senza terra, i cui spostamenti, nella maggior parte dei casi non voluti
e semmai imposti, furono alla ricerca di un principe che permettesse
loro di professare la propria fede e di praticare le proprie usanze. Così
non troverete quasi mai sinagoghe antiche grandi come cattedrali o
edifici monumentali che testimonino la presenza ebraica in una data
località. Gli ebrei dovevano poter portar con sé, ad ogni migrazione,
ad ogni cacciata, i propri luoghi sacri. Così il calendario ebraico è
diventato (ed è tuttora) il “Santuario nel Tempo” e la famiglia il
“Santuario del quotidiano”.
L’accordo che si stipula il giorno del matrimonio fra un uomo e una
donna ebrei è un contratto che sancisce un’alleanza fra due esseri
umani che mima, sul piano terreno, il patto antico tra il Signore Iddio
e il popolo ebraico, il marito e la moglie chiamati ad essere partner fra
loro e con Dio nel completare quotidianamente la Creazione.
L’importanza della famiglia per gli ebrei è sottolineata anche dalla
centralità che la casa e il desco famigliare in particolare rivestono
nello Shabbath e nelle feste che scandiscono i mesi e le stagioni del-
l’anno. Infatti, una parte assai importante delle celebrazioni è sempre
riservata al festeggiamento famigliare, non solo a
Pesach
, ma in tutte
le ricorrenze, dalle più solenni – si pensi a
Kippur
, con il pasto che
precede il digiuno e la grande cena che ne segna l’uscita – alle più gio-
iose come
Purim
, con lo scambio di dolci e altre leccornie, che spesso
riuniscono intorno alla stessa tavola tre o quattro generazioni, magari
arrivate da Paesi lontani.
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Famiglia: il Santuario di ogni giorno
E lo insegnerai ai tuoi figli
Vesna levi Buji
ć
,
Ketubbà
, 1999
Bologna, famiglia guido e Arianna Ottolenghi
La
ketubbà
è stata decorata da Vesna Levi Bujić, nata e vissuta a Belgrado e fuggita in Italia, dove
adesso risiede, durante gli anni della guerra nell’ex-Jugoslavia. Il
sofer
(lo scriba) della
ketubbà
è
Rav Alberto Sermoneta, Rabbino capo della Comunità di Bologna.
Beth disegnate dai bambini dell’asilo infantile “l’Arca di Noè” di
Roma e dagli alunni delle scuole primarie “Alessandro da Fano”
di Milano, “Colonna e Finzi” di Torino, “S. Morpurgo” di Trieste e
“Vittorio Polacco” di Roma
Versione Beth
a cura degli alunni della scuola secondaria
di I grado “Emanuele Artom” di Torino