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Prestatori
Un sentito ringraziamento per il miglior esito della mostra va agli Enti
e ai prestatori privati che hanno messo a disposizione i materiali originali
contenuti nei loro archivi storici:
Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, Ferrara: raccolte complete d’epoca
dei quotidiani.
Eredi Giorgio Bassani: documenti originali dattiloscritti (con annotazioni
manoscritte) delle sceneggiature successive realizzate dal 1964 al 1970 per il
film tratto dal romanzo.
Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – CDEC,
Milano: originali d’epoca degli articoli apparsi sulla stampa ebraica.
Fondazione Giorgio Bassani, Codigoro (FE): documenti originali, manoscritti
e dattiloscritti con correzioni manoscritte, di alcune pagine della prima
edizione del Giardino dei Finzi-Contini.
Lino Capolicchio: provini e fotografie di scena.
Rai Teche, Roma: materiali audiovisivi.
Materiali fotografici
I materiali fotografici provengono dall’Archivio privato di Lino
Capolicchio.
Immagini dal set del film
Il giardino dei Finzi-Contini
, estate 1970:
pagine 8-9, 18-19, 27-28, 32-33, 37, 41, 44, 46-47, 59.
Immagini dal viaggio in Israele per la prima mondiale del film alla
presenza di Golda Meir, 3 dicembre 1970: pagina 45.
Il Giardino dei Finzi-Contini
, il film (1970)
Regia: Vittorio De Sica
Sceneggiatura: Vittorio Bonicelli e ugo Pirro
Soggetto: Liberamente tratto dal romanzo di Giorgio Bassani
Cast: Lino Capolicchio (Giorgio), Dominique Sanda (Mìcol), Fabio
Testi (Bruno Malnate), Romolo Valli (padre di Giorgio), Helmut Berger
(Alberto) Camillo Cesarei (Padre di Mìcol), Inna Alexeieff (Nonna di
Mìcol), Raffaele Curi (Ernesto)
Montaggio: Adriana Novelli
Fotografia: Ennio Guarnieri
Scenografia: Giancarlo Bartolini Salimbeni e Mario Chiari
Costumi: Antonio Randaccio
Musiche: Bill Conti e Manuel De Sica
Una sera colma di neve dello scorso gennaio, arrivò da me, mentre raccattavo
le mie cose alla fine di una giornata in Palazzina, un delizioso signore, guida
del Touring, carico di un enorme pacco di libri: «Credo che le possano inte-
ressare», mi disse porgendomi il dono. Non sapevamo entrambi quanto fosse
vero. L’idea di questa mostra e di questo catalogo è nata proprio sfogliando
due di quei libri. Il mio primo grazie va perciò a questo gentilissimo signore:
ho cercato il suo nome prima nella mia memoria e poi chiedendo a tutti quelli
che potevo. Ma come a volte capita nella vita, gli angeli del destino svaniscono
lasciando a mezz’aria solo il loro sorriso, come lo Stregatto di Alice nel Paese
delle Meraviglie.
Il mio secondo grazie va ad una persona che non ho mai conosciuto: è Portia
Prebys, la curatrice dei due immensi volumi pubblicati da Carife che stavano
nel pacco dono. È da questo suo lavoro, gentile professoressa Prebys, che ho
tratto spunto per la ricerca dei materiali esposti in mostra e raccolti in questo
catalogo. Grazie davvero di cuore.
La mia banda di fratelli e sorelle, compagni ormai di tante avventure ferraresi,
cresce a vista d’occhio. Al gruppo “storico” – Gaetano Sateriale, Roberto
Finardi (e sua moglie Marina), Carla Di Francesco, con i quali l’alleanza ogni
giorno si rafforza e senza il cui sostegno nulla di quanto ho fatto anche in que-
st’occasione sarebbe stato possibile – si sono aggiunti altri componenti essen-
ziali. Anna Quarzi, alla quale debbo moltissimo: spiritosissima conoscitrice di
ogni storia ferrarese, mi ha guidato per i meandri, a volte parecchio tortuosi,
del corso degli eventi di questa città, che anche grazie a lei sento sempre più
mia. Massimo Maisto, col quale condivido la passione per la parola bella e che
però deve sapere una cosa che gli ho sempre taciuto: sono milanista per tradi-
zione famigliare, ma ormai da vent’anni senza passione! Giorgina Arlotti, che
ha sempre la pazienza di aspettare qualcosa da me: per te, Giorgina, penso a
una piccola aureola, sobria non ti preoccupare, ma allegrissima. Le capacità
organizzative, la fermezza e l’affetto di Morena Giomo sono un vero regalo del
quale sono gratissima.
Poi c’è la “mia” squadra, le “mie” ragazze e i “miei” ragazzi, troppo giovani
per essermi sorelle o fratelli (alcune potrebbero essermi figlie!), ma ormai
davvero degli amici. Per prime: Monica Bettocchi, Laura Quaggia (e suo
marito Luca, che ci ha nutrite con maestria e garbo e ha sopportato che seque-
strassi sua moglie per giorni e notti davanti a un computer) e Sharon Reichel.
Ma quante risate sceme abbiamo fatto per sostenerci quando la fatica era per-
sino troppa per essere vera? La straordinaria e matura professionalità di
Monica e Laura è stata ciò che mi ha aiutato, supportato e spinto mentre l’ul-
timo affondo mi aveva rotto il fiato e le gambe; le capacità ancora un filo
acerbe di Sharon (ma son certa che si farà, la ragazza ha stoffa!) mi hanno
sostenuto per tutta la gara, con l’allegria dei suoi pochi anni e la cocciutag-
gine di una sabre-piemontese (combinazione pericolosissima!). E poi c’è
Paolo Vettorello: una macchina inarrestabile. Dice di avere un brutto carattere,
ma è buono come il buon pane ed è garbato, intelligente ed efficiente: l’unico
che sa convincermi che davvero non c’è problema che non possa essere
risolto. La memoria, l’ordine, il rigore di Alessandra Roncarati mi mettono a
volte un po’ in soggezione, ma sono indispensabili quando mi scappa di mano
la concretezza della quotidianità. A Luca Roversi, da parte di tutti noi: hai
sistemato con gentilezza e maestria i dettagli di ogni giorno; la tua calma, la
tua saggezza e il tuo buon senso; colonne sicure alla quali appoggiarsi.
Grazie, grazie, grazie di cuore a tutti!
E grazie anche questa volta ai “miei” presidenti, Renzo Gattegna e Riccardo
Calimani: la vostra stima e il vostro sostegno, uno sprone a far sempre meglio.
Grazie, poi, alla mia sorella grande e maestra di scritture, Clara Sereni. Il giorno
dell’uscita del tuo nuovo libro hai dedicato più tempo a leggere e correggere i
miei testi che a goderti questo momento speciale. Sbrigati a scrivere il pros-
simo romanzo, così posso contraccambiare!
Mamma, giuro, non sono dispersa fra Milano, Ferrara e Minerbio. E sono sem-
pre con te, quantomeno con il pensiero. Lo sai, vero?
Dedico questo mio lavoro a mio padre Amedeo, alla vigilia dei suoi splendidi
novant’anni. Per tutta la mia adolescenza hai cercato di fare di me una cam-
pionessa di tennis, sognando Wimbledon per la tua bambina (oltre che sperare
che vincessi, non necessariamente in quest’ordine, il Nobel per la fisica,
l’Oscar come miglior attrice protagonista, il Campiello per l’opera prima, che
diventassi Presidente della Repubblica e sposassi un Rothschild!). Nonostante
sapessi benissimo che sono strabica, hai continuato con insistenza irremovibile
a dirmi: «Guarda la palla!» Ma io la palla l’ho sempre vista da un’altra parte.
Anche oggi ci capita così: le cose le vedo un po’ diversamente da come le vedi
tu. Ma, lo stesso, non c’è quasi nessuno che condivida con me così tante idee,
tante passioni, tante risate come te. Grazie papà, per la bella, bellissima vita
che mi hai dato. E auguri!
E come facevano gli scribi dei tempi remoti al termine del loro lavoro:
Benedetto sia Colui che dà forza all’affaticato e rinnova l’energia dell’esausto.
Hazzak!
Milano, Minerbio, Ferrara febbraio-aprile 2012, shevath-nissan 5772
Ringraziamenti
Never watch the other player; watch the ball.
Non guardare mai l’avversario; guarda la palla.
(Regola numero uno del giocatore di tennis)