Via Fondobanchetto
Via del centro storico, che si sviluppa da via Porta San Pietro sino a via Carlo Mayr.
Denominazione e cenni storici
Stando a quanto riportato da Girolamo Melchiorri, la ragione del nome di questa via si deve a un fatto avvenuto in ragione della rivalità tra due delle famiglie che sono contrapposte sino alla definitiva supremazia degli Estensi dal 1264. Tra l’XI e il XIII secolo, infatti, la città su scenario di sanguinosi scontri tra guelfi e ghibellini e le dinastie principali a rappresentanza di queste fazioni. Proprio in questa via si trovava il castello della famiglia ghibellina Torelli Salinguerra, di cui oggi resta traccia inglobata da un edificio rinascimentale non lontano dalla chiesa di S. Martino ed è lì che avvenne l’evento ricordato nel toponimo.
Nel giugno 1240, dopo il protrarsi dell’assediamento della città ghibellina dalle forze guelfe, «si venne a un accordo, segretamente insidioso» (G. Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e delle strade di Ferrara e Ampliamenti all’opera di Gerolamo Melchiorri, a cura di C. Bassi, 2G Editrice, Ferrara 2009, p. 71). Durante un banchetto, «al “fondo” o al termine di esso» offerto da Torelli II Salinguerra presso il suo palazzo, di cui resta traccia al civico n. 43, egli fu catturato a tradimento e portato a Venezia, dove morì cinque anni dopo.
La via si trova su quello che fu il “Fondo Bagolo” o “Bagnolo”.
Nella letteratura
Giorgio Bassani, nelle Cinque storie ferraresi, colloca in via Fondobanchetto la casa presso cui la maestra antifascista de Gli ultimi giorni di Clelia Trotti è tenuta agli arresti domiciliari.
Non è la sola protagonista dei racconti bassaniani ad abitare in quella zona di Ferrara: non lontano da lì, in via Salinguerra, si trova anche l’umile dimora di Lida Mantovani e, in via Campofranco, Geo Josz di Una lapide in via Mazzini.
Testimonianze
«Anticamente questa via si denominava la “Strada di S. Martino” dalla chiesa dedicata a quel Santo, esistente fino al 969, vola a occidente; restaurata e poi aperta a oriente, soppressa e infine chiusa nel 1880. Fu detta anche al “Strada di S. Salvatore” dall’altra parrocchiale, che si apriva fino al 954, dove è ora la casa Formignani, n. 8, posta in angolo delle vie Fossato de Buoi e Salinguerra, chiesa distrutta completamente nel 1899.»
(G. Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e delle strade di Ferrara e Ampliamenti all’opera di Gerolamo Melchiorri, a cura di C. Bassi, 2G Editrice, Ferrara 2009, p. 71)
«Sebbene finiti e prossimi alla morte, entrambi, in fondo, non facevano che sognare. Dal suo carcere di via Fondo Banchetto Clelia rotti sognava la rinascita del socialismo italiano mercé l’intromissione nelle stanche, decrepite vene del Partito, del sangue dei giovani. Dal ghetto di via Madama, dove con dolorosa voluttà si era rinchiuso (l’amatissimo, insostituibile Circolo dei Negozianti lo aveva espulso, naturalmente: e adesso stava sempre in casa, consumando le ore a leggere i giornali e ad ascoltare Radio Londra), l’avvocato Lattes sognava la “brillante carriera” che attendeva di sicuro il figliolo in America o in Erez.»
(G. Bassani, Gli ultimi giorni di Clelia Trotti, in Opere, Il romanzo di Ferrara, Mondadori 2001, p.157)
Bibliografia
- Luciano Chiappini, Gli Estensi. Mille anni di storia, Corbo, Ferrara 2001
- Giorgio Bassani, Gli ultimi giorni di Clelia Trotti in Opere, Il romanzo di Ferrara, Mondadori 2001
- Melchiorri, Gerolamo, Bassi, Carlo, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara. Ampliamenti all'opera di Gerolamo Melchiorri, 2G, Ferrara 2009
Fototeca
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara
Autore
- Barbara Pizzo