Il progetto di questo edificio si deve alla firma dell’architetto Sesto Boari, autore anche del Teatro Nuovo e figura di spicco nel rinnovamento architettonico ferrarese di primo Novecento, oltre che fratello del più noto Adamo.

Progettato sull’area precedentemente occupata dal primo cinema della città, l’Edison, rientrava nella ridefinizione urbanistica della “Salita del Castello”. Se in una prima fase fu ipotizzata una costruzione in laterizio, che rimandasse al Teatro Comunale, il progetto definitivo fu completamente diverso: più sfarzoso, pur solenne.

Si sviluppa su due livelli: il pianterreno è ritmicamente scandito da porte-arcate, oltre le quali trovano spazi negozi e uffici, analogamente al primo piano, cadenzato, però, da finestre sormontate da timpani triangolari, seguite, in alto, da altre, di dimensioni più contenute e tuttavia rilevate da una cornice a forma tendenzialmente rettangolare. Al centro del fronte si staglia, leggermente avanzando rispetto al perimetro principale, l’ingresso. Esso è ulteriormente evidenziato da quattro colonne che reggono il balcone a primo piano, il cui portale è arricchito, all’intorno, da figure plastiche, allegorie dei fiumi Po e Reno a firma dello scultore Enzo Nenci, sopra le quali si legge l’intitolazione del palazzo alla “Camera di Commercio”. Il rimando complessivo è dunque ai modelli della classicità cinquecentesca, non propriamente caratteristici della città, come rilevato anche da Lucio Scardino nel suo Itinerari di Ferrara moderna (Alinea editrice, Firenze, p. 116).

Gli interni furono completamente rinnovati tra il 1959 e il 1964 dall’architetto Ico Parisi. Allo stesso periodo risale anche la porta in bronzo, realizzata da Romano Rui.

L’edificio è parte dell’itinerario Ferrara città del Novecento.