Editto di istituzione del ghetto
L’Editto di istituzione del ghetto del 1624 dà inizio a più di due secoli di segregazione ebraica a Ferrara, dopo il lungo periodo di accoglienza estense.
1. Storia
Il breve di Clemente VIII Aldobrandini (1536-1605) del 2 luglio 1593 sugli ebrei dello Stato della Chiesa, confermato a Roma il 2 aprile 1625, viene registrato a Ferrara il 16 giugno 1627 istituendo ufficialmente un ghetto nella città assorbita dai papi a seguito della devoluzione di Ferrara allo Stato pontificio nel 1598. "L’Editto sopra il Ghetto da farsi per gli Hebrei della Città di Ferrara" del 13 agosto 1624, emesso da papa Urbano VIII Barberini (1568-1644), ne aveva sancito la fondazione di fatto. Agli ebrei, che da secoli si erano raccolti nella zona compresa tra le vie dei Sabbioni, Vignatagliata e Gattamarcia (ora via Vittoria), viene vietato di uscire da quei confini, formalizzati da un disegno dell’architetto della Comunità Ercole Morandi. Agli israeliti non residenti nell’area di creazione del ghetto, viene intimato di trasferirsi entro il 29 settembre 1624 in case e botteghe date in affitto dai cristiani “per prezzo giusto”; le porte e le finestre eventualmente affacciate fuori dal Ghetto devono essere murate. I trasgressori avrebbero affrontato le pene previste dall’Inquisizione e la confisca dei beni. L’attuazione dell’Editto passa attraverso i sedici Capitoli "sopra il Ghetto degl’Ebrei", del cardinale Francesco Cennini, nel 1627: questi dettavano le ore di apertura e chiusura delle porte del ghetto, le relazioni degli ebrei con l’esterno, nonché le attività consentite loro all’interno, come la facoltà di praticare arti e mestieri dietro versamento di una quota alle Corporazioni.
2. Testimonianze
Editto sopra il Ghetto da farsi per gli Hebrei della Città di Ferrara
Ferrara, 13 agosto 1624
“Habbiamo resoluto di racchiudere dentro un Ghetto tutti gl’Hebrei di questa Città, da fabricarsi in una parte della via de Sabioni, e nelle strade di Vigna tagliata, Gatta marza, e altre stradelle contigue, conforme ad un disegno presentatoci da Hercole Morandi Architetto della Comunità […], ordiniamo e comandiamo:
I. che nessuno Hebreo […] ardisca, o presuma […] opporsi a questa risoluzione […];
II. che nessuno Christiano […] ardisca, o presuma […] opporsi, o contradire a questa nostra risoluzione […];
III. che tutti gli Hebrei, che di presente habitano dentro al circondario e ghetto da farsi, case o botteghe, […] non si debbino muovere di dette case, o botteghe, anzi che tutti gli hebrei, che di presente habitano fuori del circondario del detto Ghetto debbino, […] per tutto li ventinove di Settembre del presente anno, esser andati ad habitare dentro al suddetto Ghetto […];
IV. che tutti li Christiani, che al presente habitano in case, o botteghe dentro al circondario del ghetto, […] siano obligati per tutti li 29 di Settembre sopradetto partirsi da dette case, o botteghe, […] darle ad affitto per prezzo giusto e conveniente a gli hebrei […];
V. che li padroni delle case poste dentro al circondario del ghetto, debbino, tra un mese dalla data di questo nostro bando, haver fatto murare tutte le porte delle dette case, che riuscissero fuori del medesimo ghetto, e anco le finestre […]” (Chiappini 1981, p. 57).
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Ente Responsabile
- Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara
Autore
- Edoardo Moretti
- Sharon Reichel