Il contesto sociale e culturale che circondava Ludovico Ariosto riaffiora attraverso i luoghi vissuti dal poeta e con essi riappare la quotidianità dei ferraresi del Cinquecento. Personalità, monumenti, eventi e capolavori della Rinascenza saldano una volta di più il patrimonio culturale del presente e quello del passato. Si annulla la distanza tra il 1516 e il 2016, mostrando al contempo com’era e com’è la città, la sua evoluzione temporale.

Il centro de La città di Ludovico Ariosto era l’atmosfera della corte, carica di stimoli, specie sotto l’egida di Ercole I e Alfonso I d’Este, delle cui gesta il poeta scrisse a lungo. I suoi componimenti teatrali e i canti del poema animavano sia i banchetti in Castello sia le rappresentazioni nell’odierna Piazza Municipale. Alcuni luoghi d’incontro e di scambio intellettuale sono rimasti nell’ombra per secoli, come il sistema delle Delizie Estensi, che recupera volume e significato dentro MuseoFerrara. I contenuti, che si basano su una bibliografia di oltre cento titoli, sono stati redatti da Stefania De Vincentis, collaboratrice della cattedra di Storia dell’Arte Moderna dell’Università di Ferrara. Se il poeta fu una sorta di cronista capace di idealizzare l’architettura cittadina, come documenta la ricerca della De Vincentis, la mostra a Palazzo dei Diamanti, Orlando Furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi, si propone di indagare la fitta trama di relazioni tra il poema e l’ambito storico e culturale in cui nacque, rivolgendo particolare attenzione alle fonti visive e letterarie che hanno nutrito l’immaginazione dell’autore. Il cantiere si affianca alle opere esposte e funge da mezzo di approfondimento, selezionando aneddoti e nozioni specifiche, utili a collocare il poeta nella sua epoca.

La realizzazione de La città di Ludovico Ariosto è stata possibile grazie a un lavoro congiunto, che ha coinvolto il Servizio Biblioteche e Archivi, i Musei Civici di Arte Antica e l’Ente Palio.