Via Mazzini nei ricordi di de Chirico e Savinio
Testimonianze di Giorgio de Chirico e Alberto Savinio
«L’aspetto di Ferrara, una delle più belle città d’Italia, mi aveva colpito; ma quello che mi colpì soprattutto e mi ispirò nel lato metafisico nel quale lavoravo allora, erano certi aspetti di interni ferraresi, certe vetrine, certe botteghe, certe abitazioni, certi quartieri, come l’antico ghetto ove si trovavano dei dolci e dei biscotti dalle forme oltremodo metafisiche e strane».
(De Chirico, Memorie, in Baldacci 1997, p. 307).
«Nelle vetrine dei pasticceri s’ergono in immense piramidi i dolci neri bizzarrissimi che mai nessun vivente mangiò né mangerà. Tagliati, essi presentano la complicata anatomia mineralogica delle loro interiora. […] Quei dolci metallici, compatti più dei libri di Balzac, non sono destinati ai mortali. […]Colui che morde in quei dolci fatalissimi, assapora l’eternità. […] Dolci dunque, di origine ebraica; che si trovano […] nelle botteghe di quelle vie che formavano l’antico ghetto; - nella Vignatagliata, nel vicolo Mozzo, in quella via Sabbionara che divenne poi via Mazzini. »
Alberto Savinio, “Frara” città del Worbas , «La Voce», Firenze, 31 ottobre 1916 , poi in Alberto Savinio, Hermaphrodito, Firenze, 1918.
Sitografia
Fototeca
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Ente Responsabile
- Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara
- Fondazione Ferrara Arte
Autore
- Giuseppe Di Natale