I Teatri scomparsi
Pianta del Teatro della Sala Grande voluto da Alfonso II nel disegno realizzato dall' Aleotti nel 1605, che evidenzia l'ampliamento dello spazio sino a Via Garibaldi
L'epoca degli Estensi
Il 25 gennaio 1486 per volere del duca Ercole I d'Este in omaggio a Francesco Gonzaga, marchese di Mantova e promesso sposo di Isabella d'Este, giunto a Ferrara in occasione del Carnevale, viene messa in scena la commedia Menaechmi di Plauto. L’evento segna una tappa fondamentale nella storia del teatro moderno: lo spettacolo è allestito nel cortile del Palazzo Ducale con scene costruite appositamente; è la prima messinscena di una commedia latina tradotta in lingua volgare; per la prima volta lo spettacolo è rivolto sia alla corte ducale e ai suoi illustrissimi ospiti, sia all’intera cittadinanza. Questo avvenimento senza precedenti diviene in breve tempo modello delle corti europee. La sua eco arriverà sino a Shakespeare, che proprio dai Menaechmi trarrà ispirazione per la sua Commedia degli errori. Sino alla prima metà del ’500 il teatro estense vive a Ferrara il suo periodo d’oro. Dopo la scomparsa di Ludovico Ariosto, che domina l’attività teatrale del ducato estense sino all’inizio del XVI secolo, non viene meno l’interesse per il teatro. Nel corso del Cinquecento si affiancano alle commedie ariostesche le tragedie di Giambattista Giraldi, eccelso intellettuale e segretario del duca Ercole II, le favole pastorali del ferrarese Agostino Beccari (Il Sacrificio), di Torquato Tasso (Aminta) e di Giovan Battista Guarini (Il Pastor Fido). Sono anni di grande fervore culturale che si ripercuote anche nel settore della progettazione e della realizzazione di luoghi di spettacolo ormai distrutti, di cui restano tracce indelebili nei documenti storici e nelle cronache del tempo.