Il Palio di Ferrara
Particolare del mese di Aprile, Salone dei Mesi a Palazzo Schifanoia, realizzato da Francesco del Cossa tra il 1468 e il 1470.
Corso per la prima volta nel 1259, il Palio ha esercitato una forte impressione sulla fantasia ariostesca, tanto da ispirare visibilmente le fogge e i duelli dei paladini all'interno del Furioso.
Nel nome di San Giorgio
La Ferrara di Ludovico Ariosto è una città celebre per i fasti della sua corte come per le bellezze delle sue delizie, ma è anche rinomata per le sue feste, per le rappresentazioni teatrali, le giostre e soprattutto per il suo Palio, il più antico del mondo. Fu rappresentato per la prima volta nel 1259 per festeggiare la vittoria del marchese Azzo VII “Novello d’Este” su Ezzelino da Romano nello scontro a Cassano d’Adda. Da quell’occasione il Palio entrò a far parte ufficialmente delle ricorrenze della città e del suo chiassoso quotidiano diventandone parte viva. Tra le sue edizioni alcune acquisirono fama memorabile per fasto e grandiosità, come quella svoltasi in concomitanza delle nozze tra la sorella di Borso d’Este, Bianca Maria con Galeotto Pico della Mirandola del 1468.
Il Palio è dedicato a San Giorgio, Santo Patrono di Ferrara, il cui culto si collega alle origini della città quando gli antenati posero le fondamenta nell’area detta di punta San Giorgio. Le celebrazioni in onore del Santo vedevano prima tra tutte lo svolgersi del Palio che, come ricorda Gianna Pazzi, era noto per le sue corse a cui partecipavano “cavalli e asini, uomini e donne!” (Pazzi 1929, p.174).
Ariosto e lo spirito del Palio
I colori, la vivacità e il clima festoso a cui l’Ariosto prese parte con profondo coinvolgimento, ora si ritrovano impressi nei versi del Furioso:
Indosso la corazza, l’elmo in testa,
La spada al fianco, e in braccio avea lo scudo;
E più legger correa per la foresta,
Ch’al pallio rosso il villan mezzo ignudo.
(O. F. I, 11)
È proprio la vivacità dei colori del Palio a impressionare la fantasia del poeta che in più occasioni nel suo Poema non manca di farvi riferimento. Di maggior ricorrenza è sicuramente il rosso vermiglio che riverbera nei bagliori della corazza della mostruosa Erifilla:
Quell’era armata del più fin metallo,
ch’avean di più color gemme distinto:
rubin vermiglio, crisolito giallo,
verde smeraldo con flavo giacinto
(O. F. VII, 3)
A questi si aggiungano le mille sfumature che illuminano vesti, scintillano sulle lance e divampano dagli svariati ornamenti, monili e gemme frutto non solo dell’immaginazione del Poeta, ma proiezioni della sua esperienza diretta alle feste che animavano la città estense e lungo le strade “festose per i sollazzevoli balli” (O.F. XVIII, 21) e “per le quadrimestrali giostre, per i canti dei giovani o il riso e lo strepito di ogni giorno” (Belvederi 1974, p. 94).
Vedeasi celebrar dentr’alle porte,
in molti lochi, solazzevol balli;
il popul, per le vie, di miglior sorte
maneggiar ben guarniti e bei cavalli
(O. F. XVII, 21)
È sempre il canto XVII che racconta e fa rivivere l’atmosfera e i colori del Palio della Ferrara ariostesca, vibranti oggi come allora delle stesse suggestioni nel corteo storico:
Vanno scorrendo timpani e trombette,
e ragunando in piazza la cittade;
or, poi che de cavalli e de carrette
e ribombar de gridi odon le strade,
….
(O. F. XVII, 70)
Giunsero in piazza, e trassonsi in disparte,
né pel campo curar far di sé mostra,
per veder meglio il bel popul di marte,
ch’ad uno,o a dua, o a tre, veniano in giostra.
Chi con colori accompagnati ad arte
Letizia o doglia alla sua donna mostra;
chi nel cimier, chi nel dipinto scudo
disegna Amor, se l’ha benigno o crudo.
(O. F. XVII, 72)
Come nell’esultanza del pubblico:
Le vaghe donne gettano dai palchi
Sopra i giostranti fior vermigli e gialli,
mentre essi fanno a suon degli oricalchi
levare a salti et aggirar cavalli.
Ciascuno, o bene o mal ch’egli cavalchi,
vuol far quivi vedersi, e sprona e dàlli:
di ch’altri ne riporta pregio e lode;
muove altri a riso, e gridar dietro s’ode.
(O. F. XVII, 81)
Conclusa la competizione, spetta al Duca Estense proclamare il nome del vincitore del Palio, nel clamore generale:
Quel re cortese incontro se gli leva,
l’abbraccia e bacia, e allato se lo pone.
Né gli basta onoralo e dargli loda,
che vuol che l’suo valor per tutto s’oda.
E fa gridarlo al suon degli oricalchi
Vincitor de la giostra di quel giorno.
L’alta voce ne va per tutti i palchi,
che il nome indegno udir fa d’ogni intorno.
(O. F. XVII, 112-113)
E ancora la città, che nell’allegria generale festeggia il vincitore, si ritrova raccontata in altri versi:
Con pompa trionfal, con festa grande
Tornarono insieme dentro alla cittade,
che di frondi verdeggia e di ghirlande:
coperte a panni son tutte le strade:
nembo d’erbe e di fior d’alto si spande,
e sopra e intorno ai vincitori cade,
che da verroni e da finestre amene
donne e donzelle gittano a man piene.
(O. F. XLIV, 32)
Bibliografia
- Gianna Pazzi, Ferrara antica e Ferrara d'oggi (1000-1927), Lunghini & Bianchini, Firenze 1929
- Antonio Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, Francesco Pomatelli, Ferrara 1971
- Raffaele Belvederi, Virgilio Ferrari, Arturo Malagù, Ferrara e l'Ariosto. La Ferrariae Decus nel V centenario della nascita del poeta, SATE, Ferrara 1974
- Ludovico Ariosto, Cesare Segre, Orlando furioso, I Meridiani Mondadori, Milano 1976
- Antonio Panizzi, Alessandro Marcigliano, La vita di Ariosto, Atti della Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria, SATE, Ferrara 1988
- Sara Accorsi, Riccardo Rimondi, Ferrara 750 anni di palio, Cirelli & Zanirato, Ferrara 2008
Sitografia
Fototeca
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara
- Ente Palio
Autore
- Stefania De Vincentis