Palazzo Schifanoia
È una nobile dimora estense destinata allo svago, ma soprattutto alla rappresentanza. Tale funzione era svolta principalmente nel Salone dei Mesi, dove l’impianto iconografico degli affreschi della sala, svela riferimenti diretti alla cultura e all’ambiente di Borso d’Este.
Il progetto
La storia di Palazzo Schifanoia affonda le proprie radici alla fine del Trecento, quando l’area era ancora un’ampia distesa verde addossata all’antico corso fluviale del Po. A commissionarne la costruzione fu Alberto V d’Este, marchese di Ferrara che nel 1385 ordinò il progetto di un edificio a pianta quadrangolare, dove trascorrere i propri momenti di ozio, (l’ubicazione e la rappresentazione territoriale del palazzo sono facilmente identificabili nella mappa del 1747 di Andrea Bolzoni, Pianta ed alzato della città di Ferrara). Il palazzo è una delizia estense destinata alla rappresentanza e allo svago, il cui nome significa “schivar la noia”, ossia allontanarsi dalle incombenze quotidiane del governo per intrattenimenti di carattere culturale e ludico.
Il Salone dei Mesi e la Sala delle Virtù
L’edificio, costruito in origine a un solo piano, fu modificato e ampliato sotto la signoria di Borso d’Este (marchese e poi duca di Ferrara tra il 1450 e il 1471). Infatti, nel 1465 Borso commissionò all’architetto Pietro Benvenuti degli Ordini di sopraelevare il fabbricato con un piano nobile, destinato ad accogliere gli appartamenti ducali, e un salone di rappresentanza che venne decorato da artisti della scuola ferrarese, tra i quali Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, con un ciclo di affreschi composto da 12 scomparti distribuiti lungo tutto il perimetro del salone. Ciascun scomparto è dedicato a un mese ed è costituito da tre fasce: in quelle superiori sono rappresentati i trionfi degli dei, in quella intermedia i segni zodiacali e i Decani, in quella inferiore le virtù di Borso e il buon governo. La facciata del palazzo era coronata in alto da una serie di merli dipinti e disegni a motivi geometrici coloratissimi, e completata dall’imponente portale marmoreo sovrastato da un unicorno, uno dei simboli araldici della casata e da un grande stemma estense raffigurante le imprese di Borso.
Dopo il Rinascimento
Il palazzo subirà un ultimo ampliamento voluto da Ercole I, successore di Borso e duca della città fino al 1505. A esserne incaricato fu Biagio Rossetti che prolungò verso est l’edificio di altri sette metri, eliminando la merlatura della facciata che venne sostituita da un cornicione in cotto. Con l’abbandono di Ferrara da parte degli Estensi nel 1598 inizierà la decadenza del palazzo che, in seguito a varie affittanze, subirà ferite gravissime: saranno demoliti la loggia e lo scalone d’onore esterno, mentre gli affreschi del salone saranno ricoperti da intonaci bianchi. Solo nel 1821 le decorazioni quattrocentesche torneranno a riemergere grazie al lavoro del restauratore Giuseppe Saroli. Il 20 novembre 1898 l’antica delizia estense rinasce ufficialmente come Civico Museo Schifanoia.
Attualmente, a seguito del terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012, il percorso di visita di Palazzo Schifanoia è limitato al Salone dei Mesi e alla Sala delle Virtù.
Sitografia
Fototeca
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Ente Responsabile
- Musei Civici di Arte Antica di Ferrara
Autore
- Elisabetta Capanna