Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Michelangelo Antonioni

Il regista a casa, dopo aver ricevuto l'Oscar alla Carriera

Regista cinematografico, sceneggiatore, montatore, scrittore e pittore italiano, è considerato uno dei maggiori registi della storia del cinema.

 

«Michelangelo Antonioni, l’artefice di un raffinato vocabolario visivo».

 


Nascita: 29 Settembre 1912
Ferrara

Morte: 30 Luglio 2007
Roma

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Una nebbia chiara chiara

Michelangelo, ogni tanto

siamo ancora insieme sul barcone

che scivola sulla correnti dell’Amu Darya e noi aprivamo coi denti

i semi neri dei girasoli.

Stavamo in mezzo a corde, bidoni,

fagotti di zingare ammucchiate

davanti a un sidecar rosa

e intanto i marinai con pertiche lunghe

ci tenevano lontani

dalle sacche di sabbia .

Seduti sul bordo della barca

senza sapere dove ci portava,

guardavamo la striscia d’acqua

del fiume che laggiù, in fondo, si perdeva

dentro i veli di una nebbia chiara chiara

così da farti pensare

che il viaggio finiva a Ferrara.

 

(Tonino Guerra)

Il concetto di «cinema dello sguardo», come viene spesso definito il cinema di Antonioni, potrebbe apparire tautologico, dal momento che si sta ragionando sulle arti visive; sarebbe forse meglio parlare di un cinema che educa lo sguardo. Antonioni stesso, discutendo di Blow-up e del lavoro di indagine della realtà attraverso il medium (fotografia e macchina da presa), afferma di non aver fatto altro durante la sua carriera se non guardare, o meglio osservare attentamente il mondo circostante. Dando prova di una grande freschezza intellettuale, Antonioni ha studiato le differenti modalità di sperimentare il linguaggio audiovisivo con instancabile curiosità. Il regista di Ferrara si è così imposto nel panorama artistico del XX secolo come un innovatore, riuscendo ad affermare il proprio stile cinematografico unico, sempre al passo con la tecnologia, e molto personale che ancora oggi continua a ispirare, in maniera più o meno diretta, generazioni di cineasti e di critici.

 

Michelangelo Antonioni nasce a Ferrara il 29 settembre del 1912 da una famiglia medio-borghese, e qui ha vissuto fino all’età di ventisette anni. Da bambino Antonioni si interessa ai burattini e all’architettura, e durante l’adolescenza scopre la pittura, passione che l’accompagnerà, parallelamente alla letteratura, al cinema e alla musica, per tutta la sua esistenza. Egli frequenta il Liceo Classico, ma poi è costretto a frequentare l’Istituto tecnico commerciale e dopo il diploma si iscrive alla Facoltà di Economia e commercio. Antonioni non mostra, però, particolare interesse per le materie economiche, e decide di frequentare contestualmente i corsi di Lettere. Si laurea nel 1935, con una tesi dal titolo I problemi di politica economica ne “I promessi sposi”.

Verso la settima arte

Antonioni si accosta al mondo del cinema poco più che ventisettenne, in qualità di critico cinematografico, con quella maturità intellettuale che gli permette di definire i tratti peculiari della settima arte; non si può infatti parlare di un vero e proprio apprendistato, poiché la sua spiccata capacità di giudizio, che si rinviene sin dalle primissime recensioni, rivela un critico consapevole del proprio mestiere, slegato da pregiudizi culturali e attentissimo ai problemi della tecnica e dello stile cinematografici.

Nel 1936 Antonioni instaura una collaborazione col quotidiano ferrarese «Il Corriere Padano», fondato da Italo Balbo nel 1925, sotto la direzione di Nello Quillici (1890-1940), tenendo regolarmente una rubrica cinematografica intitolata Impressioni del critico e scrivendo articoli critici su La pagina del cinematografo. Nel corso di questi anni Antonioni scrive accanto ad altre figure prestigiose dell’Intelligencija ferrarese che apportano la propria firma sulla pagine del «Corriere Padano», come Giorgio Bassani, Lanfranco Caretti e Claudio Varese. Nel 1939 Antonioni inizia a girare un cortometraggio che aveva come soggetto il manicomio di Ferarra: l’impresa fallisce perché l’accendersi dei riflettori provoca il panico tra i pazienti del manicomio: «fu attorno a quella scena» – affermerà in seguito il regista – «che cominciammo a parlare, senza saperlo, di neorealismo».

 

Antonioni, trasferitosi a Roma, inizia a scrivere sulle pagine della rivista «Cinema», esordendo con un articolo intitolato Per un film sul fiume Po, apparso il 25 aprile del 1939. Nel 1942 Antonioni interrompe l’attività di critico cinematografico e di prosatore –  verso la fine degli anni Trenta egli scriverà alcuni racconti che verranno poi raccolti in Quel Bowling sul Tevere (1983) -, per recarsi in Francia a lavorare in qualità di aiuto- regista a fianco di Marcel Carné (1906-1996). Ma tale esperienza si rivelerà molto deludente. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Antonioni è costretto non solo ad abbandonare la sua attività letteraria, ma anche a interrompere la lavorazione del suo primo documentario, Gente del Po (1943) che verrà ultimato solo nel 1947. Verso la fine della guerra, egli ha modo di collaborare, seppur brevemente, con «Italia Libera» la rivista del Partito d’Azione, scrivendo una sessantina di brevi recensioni, per lo più datate 1945. Quindi, fatta eccezione per alcuni sporadici interventi, tra cui i colloqui tenuti presso il C.S.C. (il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma), la produzione critica di Antonioni si colloca per la maggior parte tra la fine degli anni Trenta e la prima metà degli anni Quaranta. Molti scritti di Antonioni sono, però, sono contenuti nelle antologie Sul cinema e Fare un film è per me vivere, curate da Carlo di Carlo e Giorgio Tinazzi (ed. Marsilio). Molti dei progetti mai realizzati da Antonioni sono raccolti nell’antologia I film nel cassetto (ed. Marsilio), si tratta di un lavoro autoriflessivo dell’opera e del mestiere di Antonioni-regista, assai differente dall’attività critica.

 

Gli scritti letterari di Antonioni sono estremamente importanti per affrontare un discorso sul pensiero e sul metodo di lavoro del regista. Alcuni progetti irrealizzati, ma anche alcuni tra quelli realizzati, traggono alle volte ispirazione dai racconti pubblicati in Quel bowling sul Tevere (ed. Einaudi, 1983), basti pensare al film Al di là delle nuvole, mentre le suggestioni delle sue opere che vengono identificate come i tratti inconfondibili dello stile antonioniano appaiono sotto forma di note, appunti e disegni. Alcuni di questi pensieri sono stati selezionati e raccolti in due preziosi volumetti intitolati A volte si fissa un punto e Comincio a capire (ed. Valverde, 1992 e 1999). Non è un caso che spesso si faccia riferimento a scritti che, a un primo sguardo, possono risultare minori rispetto agli scritti critici. Per il regista, infatti, dedicarsi alla scrittura non significa semplicemente dilettarsi con piacevoli attività di svago; al contrario, a corollario di quanto detto, la scrittura, come il disegno e la pittura, sono gli strumenti necessari per esercitare lo sguardo, alimentando così un interesse nei confronti del problema della «visione» in relazione alla tecnica cinematografica.

Opere

A seguito della travagliata realizzazione di Gente del Po, ultimato nel 1947, Antonioni realizzerà altri documentari, tra cui si annoverano N. U. - Nettezza Urbana, L’amorosa menzogna, una parodia del mondo dei fotoromanzi che sarebbe diventato il soggetto di Fellini per il suo Lo sceicco bianco (1952); Superstizione, Sette canne, un vestito, Ragazze in bianco, La villa dei mostri e la Funivia del Faloria.

Nel 1950 Antonioni ottiene i finanziamenti per girare Cronaca di un amore con Massimo Girotti e l’esordiente Lucia Bosé che ritroveremo come protagonista de La signora senza camelie. A questa pellicola seguono il cortometraggio per il film collettivo L’amore in città – episodio Tentato suicidio – e Le amiche, adattamento letterario di Tra donne sole di Cesare Pavese (1949): entrambe le pellicole ruotano attorno al tema del suicidio e dei disturbi psichiatrici. Nel 1957 Antonioni realizza Il grido, il primo vero successo di critica per il regista, interpretato da Steve Cochran e Alida Valli.

Nel 1959 Antonioni lavora a un progetto ampio e articolato che vedrà la sua concretizzazione nella celeberrima trilogia de L’avventura, La notte e L’eclisse che ha come Musa Monica Vitti, la quale ritornerà nei panni di una donna sola e nevrotica ne Il deserto rosso, girato per la maggior parte nella provincia di Ravenna: «Nella campagna nei pressi di Ravenna l’orizzonte è occupato da fabbriche, camini, raffinerie. La bellezza di quella vista mi colpisce molto di più della linea anonima di una pineta scorta di lontano, rettilinea e di colore uniforme» (M. Antonioni). Queste opere consacrano definitivamente Antonioni come uno dei maggiori cineasti del cinema moderno. Tale fama gli consente di firmare un contratto con la MGM (Metro-Goldwin-Mayer) e con il prolifico produttore Carlo Conti per la realizzazione di tre pellicole che diverranno, nel tempo, dei veri e propri cult. Prima di firmare il contratto con la major americana, il regista ferrarese realizza un segmento per il film collettivo I tre volti - episodio Il provino, assieme a Mauro Bolognini e Franco Indovina, cha ha come protagonista Soraya. L’episodio avrebbe dovuto rilanciare nel mondo dello spettacolo la figura della “principessa dagli occhi tristi”, dopo il ripudio da parte dell’ultimo Scià di Persia.

Nel 1966 Antonioni si reca a Londra per girare Blow-up, liberamente ispirato a Le bave del diavolo di Julio Cortàzar (1959), che sarà un vero successo sia di critica sia di pubblico, aggiudicandosi la Palma d’Oro a Cannes e due nomination agli Oscar per migliore regia e sceneggiatura (scritta assieme a Tonino Guerra e a Edward Bond per i dialoghi inglesi). Subito dopo questa pellicola, Antonioni si appresta a girare Zabriskie Point e successivamente Professione: reporter. L’avventura all’estero di Antonioni non si conclude, però, con queste opere controverse sul piano contenutistico e intellettuale, ma esplosive a livello visivo e destinate a lasciare un’impronta indelebile nella storia del cinema mondiale.

Agli inizio degli anni Settanta le autorità cinesi scelsero, da una lista di nomi dei migliori cineasti del mondo, proprio Michelangelo Antonioni per girare un documentario sulla Cina. Da questo progetto nasce un mastodontico lavoro intitolato Chung Kuo - Cina, girato tra la realizzazione di Zabriskie Point e Professione: reporter. Dopo quest’ultimo, Antonioni rimane inattivo per alcuni anni e lavora a diverse storie e trattamenti che verranno raccolti in Quel bowling sul Tevere.

Nel 1980 Monica Vitti propone ad Antonioni un progetto per la televisione, intitolato Il mistero di Oberwald, basato su una pièce di Jean Cocteau, L’aquila a due teste (1946). In questo sceneggiato, nonostante fosse distante dallo stile antonioniano, il regista si cimenta nella sperimentazione del colore, producendo al contempo una serie di innovazioni cromatiche per il piccolo schermo. Antonioni ritorna con grande fatica al cinema e gira Identificazione di una donna, pellicola che ha come protagonista un regista con le sue ansie e le sue angosce in relazione al deterioramento della qualità della vita. Tra gli altri lavori degli anni Ottanta, si ricordano Ritorno a Lisca Bianca, una sorta di spin-off de L’avventura, e il videoclip Fotoromanza, realizzato per Gianna Nannini, che rappresenta in modo didascalico il testo della canzone.

Nel 1985 Antonioni viene colpito da un ictus che lo paralizza per metà del corpo e lo lascia privo dell’uso della parola. Nonostante questa tragedia il cineasta ferrarese non cessa di lavorare, producendo diverse opere tra cui il documentario Kumbha Mela, una sorta di film antropologico girato sulle sponde del fiume indiano anni prima e riassemblato in seguito dal regista e dalla moglie Enrica Fico Antonioni; seguono i campionati di calcio del 1990: Antonioni contribuisce con il segmento Roma per il documentario collettivo 12 autori per 12 città; a questa collaborazione segue il documentario Noto, Mandorli, Vulcano, Stromboli e Carnevale.

Nel 1995, grazie all’aiuto encomiabile del produttore Stéphane Tchal Gadjieff, vengono trovati i finanziamenti per il film Al di là delle nuvole, co-diretto assieme a Wim Wenders. I quattro episodi della pellicola si basano su storie e trattamenti provenienti da Quel bowling sul Tevere. Il cineasta gira un altro segmento per il film collettivo Eros – episodio Il filo pericoloso delle cose, diretto assieme a Wong Kar Wai e Steven Soderbergh; infine, compare per la prima volta in veste di attore ne Lo sguardo di Michelangelo realizzato nel 2004 e incentrato sul progetto architettonico della Tomba di Giulio II, collocata nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma.

Filmografia

LUNGOMETRAGGI DI FINZIONE:

  • Cronaca di un amore (1950)
  • La signora senza camelie (1953)
  • I vinti (1953)
  • L’amore in città – episodio ‘Tentato suicidio’ (1953)
  • Le amiche (da un soggetto di Cesare Pavese, 1955)
  • Il grido (1957)
  • L’avventura (1960)
  • La notte (1961)
  • L’eclisse (1962)
  • Il deserto rosso (1964)
  • Blow-Up (da un soggetto di Julio Cortázar, 1966)
  • Zabriskie Point (1970)
  • Professione: reporter (da un soggetto di Mark Peploe, 1975)
  • Il mistero di Oberwald (da un soggetto di Jean Cocteau, 1980) , film Tv
  • Identificazione di una donna (1982)
  • Al di là delle nuvole (co-diretto con Wim Wenders, 1995)
  • Eros – episodio ‘Il filo pericoloso delle cose’ (2004)

 

DOCUMENTARI:

  • Gente del Po (1943 – terminato nel 1947)
  • N. U. – Nettezza urbana (1948)
  • Oltre l’oblio (1948)
  • Roma-Montevideo (1948)
  • L’amorosa menzogna
  • Sette canne, un vestito (1948; restaurato dalla Cineteca del Friuli nel 1995)
  • Bomarzo (1949)
  • Ragazze in bianco (1949)
  • Superstizione (1949)
  • La villa dei mostri (1950)
  • La funivia del Faloria (1950)
  • I tre volti – episodio ‘Il provino’ (1965)
  • Chung Kuo, Cina (1972)
  • Kumbha Mela (1977)
  • Ritorno a Lisca Bianca (1983)
  • Fotoromanza (video musicale per Gianna Nannini, 1984)
  • 12 registi per 12 città: Roma (promozionale per i mondiali di calcio Italia ’90, 1990)
  • Noto, Mandorli, Vulcano, Stromboli, Carnevale (1992)
  • Lo sguardo di Michelangelo (2004)

 

AIUTO REGISTA:

  • L’amore e il diavolo (Les visiteurs du soir, regia di Marcel Carné, 1943)
  • Questo nostro mondo (documentario – regia di Ugo Lazzari ed Eros Macchi, 1957)
  • Nel segno di Roma (regia di Guido Brignone, 1958)
  • La tempesta (regia di Alberto Lattuada, 1958)

Note

LE SUE PAROLE:

«I miei film sono sempre lavori di ricerca. Non credo di essere giunto a una completa padronanza del mio mezzo espressivo, mi considero un regista che porta avanti un’indagine e studia i propri contemporanei. Cerco (forse in tutti i film) negli uomini, e  naturalmente nelle donne, le tracce del sentimento, in un mondo in cui tali tracce sono state seppellite per fare posto a un senso di convenienza e appartenenza: un mondo in cui i sentimenti sono stati trasformanti in una sorta di “pubbliche relazioni”. Il mio è un lavoro di scavo, è una ricerca archeologica tra gli aridi reperti del nostro tempo». (Michelangelo Antonioni)

Sitografia

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Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Doris Cardinali
  • Matteo Bianchi