Statua monumentale di Paolo V
Realizzata nel 1618 da Giovanni Lucca Genovese, la statua di Paolo V è in realtà un'opera d'arte dalle tormentate vicende: dall'improvvisa morte del suo autore, alle ripetute cadute, ai disseppellimenti, ai danni continui e agli abbandoni prolungati.
Le tormentate vicende storiche
La statua venne eretta nell'ottobre del 1618 al centro della grande Piazza d'Armi dell'appena terminata fortezza papale, con cerimonia inaugurale alla presenza dell'esercito pontificio sotto il comando del generale Mario Farnese. Il monumento è citato per la prima volta dal canonico Marco Antonio Guarini, che nel suo Compendio del 1621 riporta le epigrafi del basamento:
Paulus Quintus Pont. Max.
Ne recedente hinc Pado
Ferrariae tutela recederet,
Hic arcem construendo,
Martem Neptuno substituit.
Iacobus Card. Serra Legatus
Providentiss. Principi,
Statuam hanc erigen. curavit,
Anno Sal. MDCXVIII Pont. XIII
Pauli Sabelli Principis Albani,
Eiq'; in armorum imperio suffecti
Federici Fratris,
Quorum consilium, et cura
In Arcis constructione plurimum enituit,
Lapis memoriam tuetur.
Hoc monumentum ad posteritatem extare voluit
Idem Cardinalis Legatus
Dell'autore, il “valente scultore” Giovanni Lucca Genovese (qui affiancato dal collaboratore Serafino Colli), non conosciamo fino ad ora altre opere, né abbiamo altre notizie biografiche al di fuori del curioso e inquietante episodio raccontato da Agostino Faustini nel 1655 tra le pagine delle sue Historie di Ferrara, da cui apprendiamo:
Nel qual tempo Giovanni Lucca Genovese, valente scultore, havendo condotta a fine la statua di marmo del Pontefice, che si vede in Fortezza, repentinamente morì; e perché la pelle del suo corpo si cangiava in diversi colori, credendo ogn'uno, che non fosse morto, fu egli involto in panni caldi e rinchiuso nel Capitolo dei Padri di S. Paolo con alquanti huomini, che lo guardassero, li quali essendo passata quella notte, il giorno seguente viddero ch'egli era veramente morto, onde ricercandosi la causa della variatione di que' colori in un corpo morto, alcuni medici dissero che ciò fosse cagionato dall'attività dell'aqua vite, ch'egli giovine in gran quantità solea bere, con l'aggiunta del tabacco in fumo, ch'egli con quella pigliava
Il povero Genovese, dunque, morì subito dopo aver terminato l'opera, cui la Storia non risparmierà altri eventi nefasti. Abbattuta la notte del 24 settembre 1796 dai napoleonici e interrata in una fossa scavata nei pressi del basamento, la statua venne dissepolta e ricollocata in sede nel 1815 dagli austriaci. Grazie alla sensibilità dello scultore e professore ferrarese Giuseppe Ferrari, ci si attivò al suo salvataggio all'indomani della distruzione dei bastioni della cittadella pontificia rivolti verso la città (aprile 1860). Ceduta gratuitamente alla Municipalità, assieme ad altri pezzi erratici in marmo della fortezza, si pose da subito il problema del trasporto e della nuova collocazione, e in quest'ultimo caso si era ipotizzato uno spostamento nel cortile di Palazzo dei Diamanti.
L'onere eccessivamente elevato dei costi da sostenere provocò contrarietà immediate negli ambienti comunali, ben rappresentate dall'eloquente presa di posizione del sindaco in data 9 maggio 1864:
Nel porre in pratica le deposizioni già date pel trasporto della statua di Paolo V […] si è rilevato che lo stesso […] è di tale entità da non potersi sostenere dal Municipio. Al che occorre aggiungere che la detta statua essendo di poco pregio come lavoro di arte, non saprebbesi ove collocarla come ornamento; e non potendosi quindi considerare che come memoria storica, sarebbesi di avviso di lasciarla ove attualmente si trova (Guidi, p. 35).
E così fu. Investito dalla deflagrazione di una bomba nel 1944, il Paolo V marmoreo cadde all'interno della voragine creata dall'esplosione e successivamente sepolto a causa di un altro bombardamento, rimanendo interrato fino all'aprile del 1949, quando iniziarono le operazioni di recupero sollecitate e seguite dal professor Gualtiero Medri, già Commissario governativo della Deputazione provinciale ferrarese di Storia Patria. Relegata per oltre mezzo secolo (fino al settembre del 2002) nel giardino dell'asilo “Gesù Bambino di Praga” nella limitrofa Via Castel Tedaldo (assieme a due volute del basamento, riposto invece nell'orto del Palazzo dei Diamanti), nell'aprile del 2003 il monumento è stato ricollocato nell'area verde delimitata dai baluardi di San Paolo e Santa Maria lungo Viale IV Novembre: il restauro compiuto si è potuto concretizzare grazie alle sinergie culturali ed economiche di soggetti pubblici e privati, in primis i Musei Civici d'Arte Antica e i Servizi Beni Monumentali e Urbanistica del Comune di Ferrara, le associazioni Ferrariae Decus e Italia Nostra, la Fondazione Cassa di Risparmio, le Soprintendenze ai Beni Storici Artistici e ai Beni Architettonici.
Paolo V da vicino
Il papa è raffigurato seduto, benedicente e con il classico triregno sul capo, col volto ornato da un barocco pizzetto spagnolesco. Non sembra comodamente assiso sulla seggiola, ma pervaso da un “pacato moto che partendo dalla gamba destra lo protrae in avanti, quasi volesse alzarsi, sottolineando così lo slancio del gesto benedicente” (Lopresti).
Imponente e massiccia, la figura marmorea crea un singolare contrasto con l'elaboratissima sedia gestatoria, il cui schienale, chiuso da due braccioli con teste leonine, riporta l'araldica aquila incoronata dei principi Borghese. Nella parte inferiore sembra quasi appoggiarsi con le sue ali spiegate una bellissima figura di drago, ugualmente araldica, dal corpo rigonfio e dai piedi palmati (il volto è purtroppo assai abraso). Sui fianchi compaiono altri due grifi; quello a sinistra appare maggiormente rilevato. Il seggio sembra veramente uscito dalla bottega di un architetto-mobiliere di capricciosa fantasia manierista, anche se pure il volto – benché danneggiato – rivela una qual certa finezza sia di modellato che di “introspezione psicologica” (Scardino, p. 29).
A poca distanza dal monumentale Paolo V, si può notare il cippo in forma di piccolo obelisco marmoreo a ricordo di Giacomo Succi (possidente), Domenico Malagutti (medico) e Luigi Parmeggiani (oste), eroi risorgimentali ferraresi di simpatie mazziniane fucilati dagli austriaci il 16 marzo 1853, fuori dalla Porta del Soccorso, uno degli accessi alla fortezza papalina: il bassorilievo in marmo realizzato da Gianvito Saladino su iniziativa della Ferrariae Decus, è stato inaugurato il 16 marzo 2011 nell'ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Bibliografia
- Marco Antonio Guarini, Compendio Historico dell'origine, accrescimento e prerogative delle chiese e Luoghi Pij della Città e Diocesi di Ferrara, heredi di Vottorio Baldini, Ferrara 1621 , p. 467
- Agostino Faustini, Delle Historie di Ferrara, Ferrara 1655 , p. 19
- Laura Guidi, Il monumento a Paolo V dopo l'Unità d'Italia, in Marica Peron, La Fortezza del Papa. Ferrara 1598-1859, Liberty House, Ferrara 1990 , pp. 33-37
- Lucio Scardino, Il monumento a Paolo V nella Fortezza: un'intricata vicenda “critica”, in Marica Peron, La Fortezza del Papa. Ferrara 1598-1859, Liberty House, Ferrara 1990 , pp. 25-30
- Elisabetta Lopresti, Il restauro del monumento di Paolo V per la Fortezza di Ferrara in Ferrara. Voci di una città, 6 2004 , pp. 65-67
- Berenice Giovannucci Vigi, Scultura e scultori a Ferrara, 1598-1796, Motta, Milano 2004 , pp. 32-33
Sitografia
- https://rivista.fondazionecarife.it/component/k2/item/119-ritratto-di-pontefice
Fototeca
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara