Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Renzo Bonfiglioli (Ferrara, 1904-1963)

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Renzo Bonfiglioli discende da un’antica famiglia ebraica. La sua opposizione al regime viene punita con l’arresto nel 1940 e l’internamento nel campo di Urbisaglia. Difensore della dignità ebraica, promotore di ideali pacifisti, bibliofilo e cultore di musica.


Nascita: 17 Marzo 1904

Morte: 24 Novembre 1963

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Categorie

  • antifascista

Tag

  • Ferrara ebraica

1. Dati biografici

Nato a Ferrara il 17 marzo 1904, primogenito di Giacomo (1864-1941) e Maria Sacerdoti (1874-1940), frequenta il Liceo Ariosto e si laurea a Firenze in Scienze Politiche con Piero Calamandrei. Dopo la seconda laurea in Giurisprudenza desidera intraprendere la carriera diplomatica, ma le sue origini ebraiche e la sua irriducibile opposizione al regime glielo impediscono. Nel 1937 acquista la ‘magna domus’ di famiglia, in via Palestro 70, dove vive con la moglie Ida Ascoli Magrini e i figli Dori e Geri. L’11 giugno 1940 viene arrestato a Ferrara e confinato nel campo per dissidenti politici di Urbisaglia (Macerata), dove arriva il 16 giugno per rimanervi 14 mesi. Il campo di internamento di Urbisaglia, allestito nella villa Giustiniani Bandini all’Abbadia di Fiastra, era stato aperto il 1° giugno 1940; i circa 100 posti disponibili erano “occupati da figure di spicco della cultura ebraica, ebrei italiani considerati pericolosi per motivi politici, ebrei stranieri appartenenti a Stati che applicavano la politica razziale, antifascisti e sloveni” (E vennero... 1993, p. 23). Nel tempo dell’occupazione tedesca e della Repubblica di Salò trova rifugio in Toscana e a Ginevra. Dopo la Liberazione è commissario straordinario, poi presidente della Comunità israelitica di Ferrara. Fondatore della Società ferrarese dei concerti, cofondatore del Consiglio federativo della Resistenza, delegato, nel 1956, al Congresso sionistico mondiale di Gerusalemme e al Congresso internazionale di Helsinki dei Partigiani della Pace, benemerito della Resistenza; negli anni Cinquanta e fino alla morte, avvenuta a Ferrara il 24 novembre 1963, è presidente delle Comunità israelitiche italiane, vicepresidente e presidente della Federazione sionistica italiana.

2. Il bibliofilo

Nel campo di Urbisaglia Bonfiglioli incontra il medico triestino, antifascista e storico della medicina, Bruno Pincherle (1903-1969), il quale lo avvicina a quella passione per i libri che lo porterà a possedere una collezione bibliografica inestimabile. Lo stesso Pincherle ricorderà: “Quanti incontri a Milano, a Firenze, a Roma; quante corse attraverso l’Emilia e la Toscana alla ricerca di piccoli tesori; quante soste non soltanto dai grandi librai, ma presso umili negozietti di antiquario...”. “Era capace di intraprendere un lungo viaggio se veniva a sapere che in un’asta in Svizzera, in Francia, in Olanda, in Inghilterra, sarebbe apparso un qualche volume che mancava ancora alla sua Ariostea o a quella raccolta delle stampe di Nicolò Aristotele di Ferrara, detto lo Zoppino, che andava amorosamente completando, attorno al primo nucleo della collezioncina Sitta che egli aveva salvato dalla dispersione”. Negli anni Cinquanta la collezione contava la princeps dell’Orlando furioso del 1516, quella rarissima del 1521, due esemplari del 1532: probabilmente Bonfiglioli è stato l’unico collezionista a possedere le tre le edizioni originali del poema ariostesco, cosa che non era riuscita nemmeno all’altro collezionista ferrarese che lo aveva preceduto, Giuseppe Cavalieri, appartenente alla borghesia ebraica. E, ancora, oltre alle rarissime stampe dello Zoppino, possedeva l’autografo di un intero Dialogo di Torquato Tasso, la princeps della Poetica di Giangiorgio Trissino postillata da Tasso, la princeps della Teseide del Boccaccio stampata a Ferrara nel 1475 (Dorigatti 2009). A Bonfiglioli si deve il ritorno a Ferrara, nel 1960, della ‘Bibbia di Savonarola’ (Venezia, Nicolaus Jenson, 1476) postillata dal domenicano quando era nel convento di Santa Maria degli Angeli (1479-1482). Verso la fine degli anni Settanta del Novecento gli eredi cedono la biblioteca a un antiquario milanese: atto finale che decreta la dispersione della preziosa raccolta.

3. Testimonianze

Testimonianza della moglie Ida Ascoli Bonfiglioli (1906-2011)

“... mio marito era stato mandato in campo di concentramento allora non come ebreo, come filo inglese con l’accusa che fumava sigarette inglesi, che aveva l’impermeabile inglese, tutte queste sciocchezze. Comunque è stata un’esperienza tremenda perché l’hanno preso mentre veniva a casa e mi ha detto devo andare un momento con questi due qui, e dopo non tornava più a casa, io e mio zio Magrini siamo andati in Questura han detto sì son qui ma non posso dir niente e li hanno mandati in campo di raccolta a Urbisaglia… insomma erano cose un po’ ridicole in confronto a quello che è stato dopo il lager ecc… ma certamente era sempre molto pericoloso perché non avevano avuto niente né mai stati interrogati. Non si sapeva il perché, poteva anche andare a finir male. Dopo è andata a finire che con degli appoggi così siamo riusciti a mandarlo, poi lui era un tipo anche un po’ nervoso mio marito, all’Osservanza a Bologna che era una casa di cura dove è stato lì fino alla fine della guerra”. (1)

Note

(1)

museorisorgimentoresistenzaferrara.wordpress.com/pubblicazioni-biblioteca/interviste-a-donne-ebree-a-cura-di-marica-peron/ascoli-bonfiglioli-ida

 

Sitografia

  • museorisorgimentoresistenzaferrara.wordpress.com/pubblicazioni-biblioteca/interviste-a-donne-ebree-a-cura-di-marica-peron/ascoli-bonfiglioli-ida/
  • www.storiamarche900.it
  • anpiurbisaglia.wordpress.com/campo-di-internamento-di-urbisaglia
  • www.ottocentoferrarese.it

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Ente Responsabile

  • Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Autore

  • Edoardo Moretti