Renato Hirsch (Ferrara, 1889 - Givat Brenner, 1977)
Il ferrarese Renato Hirsch ha condotto la fiorente impresa di famiglia da industriale illuminato, nonostante gli attacchi del fascismo locale. Dirigente del Comitato di Liberazione Nazionale, all’indomani del 25 aprile 1945 viene eletto prefetto reggente di Ferrara.
1. L'uomo imprenditore
Renato Hirsch nasce a Ferrara il 23 febbraio 1889 da Carlo e Almerinda Pesaro, in una facoltosa famiglia ebraica. Nel 1911 sposa a Parigi Rachele Levi che gli darà due figli: Ugo Carlo (nato nel 1912 e morto nel 1930 in un incidente di montagna a San Candido, Bolzano) e Carla (nata nel 1914). Alla morte del padre Carlo Hirsch (1923), assume la direzione del maglificio di famiglia, un’industria importantissima nel panorama locale con sede nell’attuale via Aldigheri e succursali a Comacchio, Copparo e Bondeno. Vi trovano occupazione centinaia di operai, per i quali Renato crea strutture autonome di sostegno come l’assistenza sanitaria e l’asilo per i figli delle operaie, fondato nel 1925. Quando Renato Hirsch le rileva, le “Industrie Riunite Hirsch Odorati” esportano nelle Americhe, in Egitto, nell’Est europeo, nelle Indie inglesi e olandesi. Ha combattuto ed è stato ferito durante la prima guerra mondiale (decorato con la medaglia d’argento) e, all’avvento del fascismo, si schiera apertamente contro il regime, andando incontro a un rapporto molto difficile con il governo locale, che mal sopporta che una delle più floride attività ferraresi sia gestita da un ebreo profondamente antifascista. Riesce a contrastare gli squadristi ferraresi e a portare avanti, anche nei confronti dei suoi operai, la sua politica di liberale.
Per indurlo a moderare l’atteggiamento contrario al regime, il Corriere Padano lancia contro di lui una dura campagna denigratoria accusandolo, tra l’altro, di speculazioni illecite. Renato Hirsch rifiuta di aderire al Partito Nazionale Fascista e di inquadrare la sua azienda nelle neonate organizzazioni corporative: azioni che gli costano l’esproprio dell’azienda (poi distrutta dai bombardamenti) e, nel 1940, l’internamento prima a Campagna (Salerno) e a Gioia del Colle (Bari), quindi a Isola del Gran Sasso (Teramo), a Urbisaglia (Macerata) e infine alla residenza coatta in provincia di Varese. Alla promulgazione delle leggi razziali Renato presenta domanda di discriminazione (possibilità per gli ebrei in possesso di particolari meriti patriottici o politici di essere parzialmente esentati da alcune norme), motivando la richiesta per il suo passato di volontario nella Grande Guerra. L’istanza viene respinta due volte, nel 1939 e nel 1940.
2. Il “prefetto della Liberazione”
Rientrato a Ferrara, dove vive in clandestinità, dopo l’armistizio Renato Hirsch è uno dei punti di riferimento nell’organizzazione della Resistenza. Fa parte del Comitato di Liberazione Nazionale provinciale come rappresentante del Partito Liberale, ed è lui ad accogliere in città le avanguardie degli Alleati come prefetto reggente, nominato nello stesso 1945. Ricopre la carica per qualche mese, per essere poi sostituito con un prefetto di carriera. Deluso dal clima di tensione che si crea con le forze politiche locali e costretto a rinunciare, nell’aprile 1946, alla presidenza della delegazione provinciale per le sanzioni contro il fascismo (la motivazione è che ha svolto i compiti assegnatigli in modo “scorretto”), lascia Ferrara e l’Italia. Nel 1997 la Giunta comunale di Ferrara delibera l’intitolazione di una strada a Hirsch: sulla targa è scritto “Renato Hirsch - Prefetto della Liberazione”.
3. Gli anni in Israele
Nell’ottobre 1946 Renato Hirsch si trasferisce in Israele presso la figlia Carla che vive a Rehovod con il marito dal 1936. Dopo qualche tempo acquista una fattoria dove impianta un allevamento sperimentale di polli, dove vengono testati farmaci e vaccini a uso veterinario prodotti dall’azienda del genero Giulio Bonfiglioli. Torna a Ferrara per qualche breve periodo, per vendere i suoi beni e per incontrare gli amici della Resistenza. Nel 1949 si trasferisce definitivamente in Israele, dove muore il 3 settembre 1977. È sepolto nel cimitero del kibbutz Givat Brenner, accanto alla moglie e alla madre.
4. Testimonianze
Testimonianza della cugina Lia Hirsch Cases
“... durante l’anno [1925], si era scatenata in città una campagna violenta di diffamazione e di insulti verso la nostra famiglia e, in particolare, verso Renato Hirsch a mezzo del giornale locale Corriere Padano che ogni giorno pubblicava nella pagina della cronaca cittadina con titolo cubitale ‘le malefatte della banda Hirsch’. Sulla nostra famiglia e con essa sul gruppo di amici che facevano parte della società – Hirsch e C. – sono piovute accuse di ogni genere, dal ‘riso avariato’ regalato ai soldati durante la guerra agli ‘oltraggi alla patria’ (per es. la mancata esposizione della bandiera tricolore il 28 ottobre). Una sera siamo stati costretti a fuggire da casa (adiacente la fabbrica) perché i fascisti avevano dato l’ordine di bruciare la fabbrica, intimando ai pompieri di non uscire dalla caserma. L’ordine è stato poi revocato per un pressante intervento del Prefetto, preoccupato di avere la mattina dopo 400 disoccupati. Il Prefetto è stato immediatamente trasferito! In realtà dietro a tutto questo si nascondeva la volontà di Italo Balbo di impadronirsi della fabbrica, divenuta ormai un’azienda molto solida. La campagna è durata oltre un mese durante il quale non abbiamo mai replicato, giudicandolo inutile. Soltanto quando si è accusato Renato Hirsch di vigliaccheria è intervenuto il Presidente della Società che era il rispettabile e autorevole Sen. Niccolini, facendo pubblicare sul giornale la splendida motivazione con la quale a mio cugino era stata assegnata la medaglia d’argento per il suo comportamento a Caporetto. Le minacce si sono fatte più pesanti e Renato, abituato a dividere le sue giornate fra casa e fabbrica, ha iniziato a fare lunghe passeggiate nel centro della città, pronto a reagire: ma mai nessuno ha avuto il coraggio di affrontarlo”. (Hirsch Cases 1986, II, p. 458)
Testimonianza di Spero Ghedini
“Renato Hirsch ... non tralasciò di fare tutto quanto era nelle sue possibilità perché l’opera di rinascita e di ricostruzione del paese potesse avvenire conforme alla volontà popolare. Egli fu perciò uno dei principali artefici della ricostruzione delle opere di bonifica, come ad esempio il prosciugamento dei 50.000 ettari della grande bonifica ferrarese, allagati dai tedeschi e dai fascisti in fuga, della ricostruzione e della ripresa produttiva delle nostre fabbriche, ricuperando macchine, attrezzature e materie prime salvate dalla razzia e dalla distruzione dei tedeschi. Hirsch operò con lo stesso spirito e con lo stesso impegno del campo dei servizi annonari, dell’assistenza sanitaria, dei servizi ospedalieri, per la ripresa delle comunicazioni, dell’attività scolastica e fu presente sempre e ovunque fosse necessario il suo contributo”. (Formiggini 1970, p. 403)
Bibliografia
- Formiggini, Gina, Stella d’Italia Stella di David. Gli ebrei dal Risorgimento alla Resistenza, Mursia, Milano 1970
- Hirsch Cases, Lia, Ricordi e testimonianza di una famiglia antifascista, in «Annali dell'Istituto Ugo La Malfa», 1986, Roma
- Roda, Roberto - Guerzoni, Giovanni (a cura di), Il tempo delle ciminiere. Censimento fotografico del patrimonio storico industriale della provincia di Ferrara, parte I: 1800-1920, Interbooks, Padova 1992
- Istituto di Storia contemporanea di Ferrara (a cura di), Renato Hirsch. Prefetto della Liberazione 1992
- Coccagna, Maddalena, Casa Hirsch. Un uomo, una famiglia, un palazzo, in «Bollettini Ferrariae Decus», n. 26, Settembre, 2010, Ferrara, pp. 9-69
- Altavilla, Francesco, Il podestà e il prefetto. Renzo Ravenna e Renato Hirsch. Essere ebrei nella Ferrara che cambia. 1920-1947, Storia dell'ebraismo, Università degli studi di Bologna, 2011-2012, relatore Sofia, Francesca
- Archivio di Stato di Ferrara (a cura di), Giorno della memoria. A carte scoperte. Itinerari attraverso vicende dai diversi destini: Auschwitz ed Erez Israel, «Quaderni dell'Archivio di Stato», n. 7, 23 Gennaio, 2014, Ferrara
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Ente Responsabile
- Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara
Autore
- Federica Pezzoli
- Edoardo Moretti