Cesare Tedeschi
Cesare Tedeschi e famiglia nel censimento degli ebrei del 1938. © Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara
Il professor Cesare Tedeschi, docente ebreo presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Ferrara, fu perseguitato dalle leggi fasciste e venne cacciato dall'insegnamento.
1. Biografia
Cesare Tedeschi nasce a Ferrara il 14 agosto 1904 da Guido ed Ines; si laurea il 9 luglio 1928 presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Ferrara con una tesi dal titolo “Statistica e considerazioni anatomo-patologiche come contributo allo studio del carcinoma dello stomaco”. Sposa Pierina Forti (nata a Prato l’8 novembre 1904) da cui ha due figli, Guido (nato a Modena il 17 luglio 1931) e Luca (nato a Modena l’1 novembre 1934). Viene incaricato dell’insegnamento di Anatomia e Istologia patologica presso l’Ateneo ferrarese nell’anno accademico 1936-1937 e confermato nell’anno 1937-1938.
Anche lui, come i professori Angelo Piero Sereni, Aldo Augusto Luisada e Vittorio Neppi, viene prima esonerato, nel novembre 1938, poi espulso definitivamente il mese successivo. All’apertura dell’anno accademico 1938-1939, Tedeschi è tra i nominati dal rettore dell’Università come uno dei “dispensati” dal servizio in ottemperanza al decreto legge n. 1779 del 15 novembre 1938, integrazione e coordinamento in un unico testo delle norme già emanate per la difesa della razza nella Scuola italiana, in cui la provvisoria “sospensione” veniva sostituita con la definitiva “dispensa dal servizio”. Deciso a lasciare l’Italia, chiede il visto al console americano a Napoli e si imbarca sul piroscafo “Vulcania” dal porto di Genova, diretto negli Stati Uniti, a Yale, New Haven. Qui può ricominciare la sua carriera grazie a una borsa di studio della Medical School. Non tornerà più in Europa.
2. Testimonianze
Testimonianza del figlio John Tedeschi: “Forse per me c’era anche un motivo di carattere personale nel sentirmi attratto da questi scienziati e letterati di secoli passati costretti a lasciare la loro patria e che, nonostante la necessità di inserirsi in nuovi, non sempre accoglienti ambienti e di imparare una nuova lingua, furono capaci di dare notevoli impulsi ai loro rispettivi campi di lavoro. Anch’io da bambino partecipai a un grande esodo di esuli religionis causa quando mio padre, un giovane, precoce professore di medicina fu espulso dal suo posto all’Università di Ferrara al tempo della promulgazione delle leggi razziali nel settembre 1938 e fu costretto a prendere la via dell’esilio. Il parallelo tra le due situazioni, le due emigrazioni, lontane nel tempo e ma con conseguenze simili, aiuta forse a chiarire come mi imbarcai in questo filone di studi cinquecenteschi e come fui portato in questi ultimi anni a spostare la mia attenzione dalla prima alla seconda emigrazione, con ricerche sulle carriere in esilio dei profughi degli anni Trenta”. (Tedeschi 2012, pp. 197-198)
Sitografia
Fonti Archivistiche
- Archivio dell’Università di Ferrara, fascicoli docenti
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Ente Responsabile
- Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara
Autore
- Edoardo Moretti