Via Vittoria
Già via Gattamarcia. È compresa nella zona del ghetto insieme a via Mazzini e via Vignatagliata.
Storia
Insieme a via Vignatagliata, via Vittoria fa parte della zona più residenziale dell’area del ghetto, con piccoli palazzi, cortili interni e suggestivi balconi. All’incrocio con via Ragno si chiudevano i cancelli che segnavano la divisione dal resto della città.
All’attuale civico 39 si trovava la casa di riposo per anziani intitolata ad Allegrina Cavalieri Sanguinetti, molto conosciuta all’interno del mondo ebraico per la sua gestione modello. Appena dentro il portone si possono ancora leggere le lapidi che ricordano le offerte fatte dalle famiglie e da singoli benefattori.
Al civico 41 aveva sede la sinagoga di rito spagnolo o Scola Spagnola, distrutta dai nazi-fascisti nel 1944, i cui arredi oggi si trovano in gran parte nell’oratorio Lampronti di Livorno.
Testimonianze
“Questa strada aveva lo sconcio nome di ‘via Gattamarcia’ dal brutto vezzo che avevano gli abitanti di buttare sulla via animali morti, gatti in ispecie, e di lasciarne imputridire le carogne! […] Opino che il nome di ‘via della Vittoria’, dato a questa strada antichissima, derivi dalla doppia vittoria, o trionfo morale, riportato dai figliuoli di Giuda (che popolarono sempre questa area del ghetto) sopra il Governo Teocratico, quando il 28 febbraio 1831 essi furono ammessi a godere dei diritti di liberi cittadini; e quando il 21 marzo 1848 il popolo abbatté i portoni che chiudevano gli sbocchi delle strade del ghetto, e obbligavano ignominiosamente gli ebrei a vivere separati dal consorzio cristiano. Il nome di ‘Vittoria’ fu deliberato a via Gattamarcia il 7 febbraio 1860 dal Consiglio Comunale”. (Melchiorri, pp. 163-164)
Nella letteratura
Via Vittoria è una delle strade del centro storico che ripetutamente punteggiano il Romanzo di Ferrara di Giorgio Bassani, restituita anche come un micromondo.
«[…] “Quelli di via Vittoria” […]. Con questa frase ci si riferiva di solito ai membri delle quattro o cinque famiglie che avevano il diritto di frequentare la piccola, separata sinagoga levantina, detta anche fanese, situata al terzo piano di una vecchia casa d’abitazione di via Vittoria, ai Da Fano di via Scienze, ai Cohen di via Giuoco del Pallone, ai Levi di piazza Ariostea, ai Levi-Minzi di viale Cavour, e non so a quale altro isolato nucleo familiare: tutta gente in ogni caso un po’ strana, tipi sempre un tantino ambigui e sfuggenti, per i quali la religione, che a Scuola italiana aveva assunto forme di popolarità e teatralità pressoché cattoliche, con riflessi evidenti anche nei caratteri delle persone, per lo più estroversi e ottimisti, molto padani, era rimasta essenzialmente culto da praticare in pochi, in oratorî semiclandestini a cui era opportuno dirigersi di notte, e radendo alla spicciolata i vicoli più oscuri e peggio noti del ghetto.»
(G. Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini, in Opere, Il romanzo di Ferrara, Mondadori, Milano 2001, p. 343)
Bibliografia
- Luoghi ebraici in Emilia Romagna, Touring Club Italiano, Milano-Bologna 2006
- Melchiorri, Gerolamo, Bassi, Carlo, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara. Ampliamenti all'opera di Gerolamo Melchiorri, 2G, Ferrara 2009
- Provasi, Matteo, Ferrara ebraica, 2G Editrice, Ferrara 2010
- Comune di Ferrara, Comunità Ebraica di Ferrara, Ferrara. Il ghetto Vai al testo digitalizzato
Fototeca
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Ente Responsabile
- Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara
Autore
- Federica Pezzoli
- Sharon Reichel
- Barbara Pizzo