Mura settentrionali con cannoniere
Le Mura tra la Porta degli Angeli e la Punta della Montagnola, dettaglio pianta seconda metà del XVI secolo (Modena, Archivio di Stato, Mappario Estense, Topografie di città, 66 ©)
La valenza delle Mura rossettiane come palinsesto di architettura militare è data anche dagli interventi strutturali apportati nei due secoli successivi: il tratto con le dodici cannoniere ne è un chiaro esempio.
Nuovi assetti (e nuove scoperte durante i restauri)
Prima dei restauri degli anni '80-'90 del secolo scorso, questo tratto di Mura era completamente ricoperto di vegetazione infestante e solo dopo il diserbo è stato possibile riconoscerne le caratteristiche architettoniche, evidentemente difformi da quelle riscontrate lungo il percorso tra il Torrione del Barco e la Porta degli Angeli.
In questo settore la cortina è stata unificata e arretrata alla metà del XVI secolo con l'abbattimento dei torrioni semicircolari, mentre un'ulteriore rettificazione fino alla Punta della Montagnola è stata compiuta nel primo trentennio del XVIII secolo. Oltre alle tracce dei torrioni smantellati, i lavori di recupero hanno portato alla luce dodici postazioni per artiglieria pesante, inserite all'interno dei contrafforti inglobati nel terrapieno, distanziati a un interasse di quattro metri per una profondità di sette metri lineari. Sui contrafforti sono visibili le volte a botte che sorreggono il piano di appoggio della cannoniera.
La riapertura integrale di tutte le postazioni è risultata impraticabile, giacché avrebbe imposto l'abbattimento delle retrostanti alberature, compromettendo la forma del viale sul terrapieno: le cannoniere sono state dunque ripristinate parzialmente, per una profondità di due metri circa, operando il restauro delle spallature per altri due metri e costruendo un muro di tamponamento nella parte interna, così da renderle visibili dal vallo. Anche la pavimentazione originaria in mattoni a spina di pesce è stata conservata.
Lasciamo la parola ai tecnici progettisti dei restauri degli anni '80-'90 (Bernardi-Pastore 2003, pp. 126-127):
Su questo tratto di 300 metri si concentrava il maggior degrado strutturale. Infatti per lo spessore di cinque teste della muratura si erano aperti grandi varchi, con conseguente smottamento di notevoli masse di terra. Le cause che determinarono questo stato di oggettiva precarietà furono soprattutto due. Prima di tutto l'esposizione a settentrione ha favorito lo sgretolamento delle malte e lo sbriciolamento dei mattoni, determinando il distacco di vaste “cartelle” superficiali e conseguente indebolimento della continuità muraria; quindi il sovrappeso della terra accumulata a causa degli interventi di colmatura e di ripianamento ottocenteschi, attuati per la realizzazione del grande viale alberato posto sul terrapieno. Qui la struttura delle Mura era costituita dalla parte esterna e dai succitati contrafforti, che impedirono il ribaltamento della cinta.
Sulle modalità di recupero di questo tratto di cinta si sono confrontate diverse professionalità che hanno proposto due ipotesi di lavoro:
- La prima ipotesi prevedeva il posizionamento di una serie di pali fra il muro e il terrapieno in modo da poter reggere la spinta del terreno. Tuttavia l'adozione di questa tecnica avrebbe compromesso fortemente il ruolo del muro in quanto struttura, trasformandolo in un paramento decorativo, determinando, nel contempo, la totale trasformazione della fisionomia delle murature. Queste, infatti, si caratterizzavano per un andamento irregolare e curvilineo dei corsi dei mattoni, prevalentemente dovuto agli assestamenti delle fondazioni verificatesi nel tempo, che comunque doveva essere salvaguardato proprio a testimonianza delle modifiche avvenute nel tempo.
- La seconda ipotesi – poi attuata – contemplava di rinforzare il muro attraverso semplici opere di risarcitura, consistenti nella edificazione di una prima muratura di tamponamento a due teste di mattoni nuovi da eseguire nella parte interna della lacuna posta a diretto contatto con il terreno e avendo cura di lasciare in sporgenza teste di mattone posizionate trasversalmente. In appoggio a questo nuovo muro ed ammorsata alle teste di mattoni sporgenti, venne prevista la realizzazione di una cartella di mattoni di recupero a una testa, mantenuta arretrata rispetto al filo del muro esistente, allo scopo di segnalare, rendere visibile l'intervento. In questo modo si sono rispettati anche gli andamenti originari dei corsi dei mattoni.
Bibliografia
- Maurizio Bernardi, Michele Pastore, Il restauro delle Mura: gli interventi, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 125-128
- Francesco Scafuri, Le mura di Ferrara. Un itinerario attorno alla città, tra storia ed architettura militare, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 42-43
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara