Un torneo spettacolare a ridosso delle mura: l'Isola beata del 1569
Rappresentato nella fossa che circondava il torrione della Montagnola, il torneo acquatico dell'Isola beata illuminò la notte del 25 maggio 1569, con fuochi artificiali, effetti scenici sofisticati, finti palazzi di cartapesta contesi da maghe e mostri marini.
La trama
Fu un evento unico, eccezionale sotto tutti i punti di vista, commissionato dal duca Alfonso II d'Este (1533-1597) per omaggiare la visita a Ferrara nella primavera del 1569 del cognato Carlo d'Asburgo, fratello della duchessa Barbara. Lo spettacolo-naumachia si svolse la sera del 25 maggio, nelle ampie fosse che circondavano il vertice nordorientale della cinta muraria, a ridosso del terrapieno della Montagnola dominato dalla suggestiva Rotonda, ossia la residenza fatta costruire nel 1550 da Ercole II d'Este sulle strutture murarie del torrione tardoquattrocentesco.
Oltre al prezioso disegno della rappresentazione scenografica, ci è pervenuto il libretto che descrive nel dettaglio l'evoluzione della trama, sostanzialmente incentrata sullo scontro tra due maghe per il possesso di un territorio. La Maga del Dispiacere esercita il controllo e la difesa di un'isola tramite un esercito di ciclopi e personaggi mostruosi; ma viene giocata dall'astuzia della rivale, la Maga del Piacere, che approfitta di una sua breve assenza per impadronirsi della terra, seducendo sei cavalieri in cammino verso una delle isole Elettridi, spingendoli alla fine a combattere contro l'esercito dell'avversaria. Dopo la resa di quest'ultimo, la Maga del Piacere farà prodigiosamente sorgere un palazzo sull'isola, prendendone possesso. La rivale non si darà naturalmente per vinta, tentando di riconquistare l'isola perduta alla testa di una flotta di mostri. Ne seguirà una battaglia, presto interrotta per l'arrivo di Eros, messaggero di quella Venere cui toccherà di operare il disincanto con l'invito ai cavalieri a procedere verso l'Elettride beata, una florida contrada di cui è degna custode:
Venite a le mie piaggie e belle e caste
di donne e cavalier verace loco:
ove l'honor è amomo e il valor croco
Solo a questo punto, la dea richiederà ai contendenti di cessare la lotta e di rendere grazie a Carlo d'Asburgo: all'atto d'ossequio, il castello si dissolve naturalmente e l'isola si inabissa.
Le scenografie, gli effetti sonori e l'incidente mortale
Ideato dal segretario ducale Giovan Battista Pigna, il torneo si svolse sotto la direzione del luogotenente del duca, Cornelio Bentivoglio; all'ingegnere e matematico Marco Antonio Pasi da Carpi si deve la costruzione dell'isola con l'imponente palazzo, mentre il napoletano Pirro Ligorio progettò i mostri acquatici, le barche e gli elaborati costumi di scena.
Il disegno oggi conservato presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara fotografa una fase dello svolgimento del torneo. Osserviamo sulla destra l'affollato palco lungo circa 80 metri costruito su palafitte a contatto con la cortina muraria tra i due torrioni semicircolari, con una parte coperta per le dame e i principi. Tutta la zona era illuminata da fontane di ferro piene di fuoco continuo poste sull'acqua, mentre l'isola aveva luce da tre scogli per lato posti sull'estremità della spiaggia. Di fronte alle gradinate si erge il palazzo dal nobile prospetto rustico fatto costruire sulla spiaggia, alle spalle del quale sale un colle fitto di vegetazione. Il fascino dello spettacolo era concentrato sul passaggio dei cavalieri che giungevano all'isola su legni fatti a foggia di mostri. Chiude il corteo l'imbarcazione a forma di conchiglia con la dea Venere, visibile in tutto il suo carnale splendore.
Oltre ai soavi cori di Ninfe, sul piano musicale spiccavano le esecuzioni degli strumentisti nascosti nel ventre delle orrende creature mitologiche, così come di grande effetto fu il frastuono terrorizzante del terremoto, ottenuto artificialmente facendo brillare mine e altri ordigni esplosivi nascosti dentro apposite trincee interrate. Tutte le architetture effimere furono dipinte dai principali artisti della corte di Alfonso, quali Ludovico Settevecchi, Rinaldo Costabili, Girolamo Bonaccioli e Leonardo da Brescia, mentre lo scultore Ludovico Ranzi realizzò in vimini e stucco finti uomini e teste di animali. Di notevole importanza la presenza in veste di attore, ma soprattutto di regista degli attori coinvolti, di Battista Verato, uno degli istrioni più famosi del tempo, lodato anche da Tasso.
Lo spettacolo venne funestato anche da un drammatico incidente. Calandosi dalle mura con armi e corazze, quattro giovani e brillanti nobili cavalieri ferraresi causarono il rovesciamento della barca con il conseguente annegamento degli occupanti, trascinati in fondo dalle pesanti armature. Carlo d'Asburgo pregò Alfonso II di far sospendere la rappresentazione in segno di lutto, ma il cognato pur mostrandosi addolorato volle che si proseguisse fino in fondo, proprio perché l'opera era stata provata moltissime volte.
Bibliografia
- Angelo Solerti, Ferrara e la corte estense nella seconda metà del secolo decimosesto. I discorsi di Annibale Romei gentiluomo ferrarese, Lapi, Città di Castello 1900
- Francesco Ceccarelli, La città di Alcina. Architettura e politica alle foci del Po nel tardo Cinquecento, Il Mulino, Bologna 1998 , pp. 113-115
- Alessandro Marcigliano, Chivalric Festivals at the Ferrarese Court of Alfonso II d’Este, Peter Lang, Bern 2003
- Adriano Cavicchi, Le Cavallerie estensi, in Jadranka Bentini, Cinisello Balsamo (Mi) (a cura di), Gli Este a Ferrara. Una corte nel Rinascimento, catalogo della mostra (Ferrara, marzo-giugno 2004), Silvana Editoriale 2004 , pp. 45-51
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara