Le Mura “rossettiane”, dal Torrione del Barco al Torrione di San Giovanni Battista
Con la direzione di Biagio Rossetti, nel 1495 presero avvio i colossali lavori di costruzione del perimetro murario a difesa del nuovo ampliamento urbano voluto dal duca Ercole I d'Este: la celeberrima Addizione Erculea.
Oltre mezzo millennio di storia
Inserito nel 1995 nella Lista del Patrimonio Mondiale tutelato dall'Unesco, il centro storico di Ferrara è delimitato da uno dei più estesi circuiti fortificati esistenti in Italia, recuperato interamente dopo un complesso e imponente restauro decennale avviato nel 1988; lunghe circa nove chilometri, le odierne Mura urbane riflettono significativamente l'evoluzione di oltre due secoli di storia dell'architettura militare, a partire dalle cortine meridionali verso l'antico corso del Po rinnovate da Borso d'Este alla metà del XV secolo, per poi passare al fronte nord e nordest voluto dal fratello Ercole I alla fine del '400, a quello sudorientale con i baluardi a freccia del successore Alfonso I, ai monumentali bastioni “ad asso di picche” tardo-cinquecenteschi lungo tutto il perimetro a sud e alle aggiunte seicentesche risalenti agli anni del dominio pontificio (i due bastioni rimasti della pentagonale fortezza a sudovest e la Porta Paola nell'attuale piazza Travaglio).
Il nome di Biagio Rossetti (1444-1516) è indissolubilmente legato alla costruzione del tratto murario compreso tra gli odierni torrioni circolari del Barco e di San Giovanni Battista, coincidente con il perimetro settentrionale e nordorientale della cosiddetta Addizione Erculea o Terra Nova, ossia il colossale ampliamento urbano intrapreso a partire dal 1492 su impulso del duca Ercole I d'Este e che consentì alla città di raggiungere in pochi anni un'estensione più che raddoppiata, paragonabile a quella dei maggiori centri italiani, come Bologna, Firenze, Milano e Napoli.
Il progetto dopo la guerra con Venezia (1482-84)
Le incursioni e i saccheggi subiti tra il 1482 e il 1484 durante la rovinosa guerra con Venezia rivelarono drammaticamente il grado di inadeguatezza delle architetture difensive della capitale estense, specie nei riguardi dei parchi, dei giardini, delle riserve di caccia, delle strutture agricole, delle residenze signorili e dei prestigiosi edifici chiesastici (tra cui Santa Maria degli Angeli e la Certosa) sorti fin dal tardo XIV secolo in quel vasto spazio a nord del Castello – al di là della cortina trecentesca percorrente l'attuale tracciato di Corso Giovecca-Viale Cavour – che Ercole I volle rendere più sicuro al termine delle offensive belliche con la Serenissima.
L'attuazione del recinto fortificato dell'Addizione rappresentò, dunque, per il duca un onere costante e prolungato; grazie all'impiego di manodopera proveniente da ogni parte dello Stato, dall'agosto del 1492 iniziarono i lavori di scavo delle nuove fosse perimetrali, di prosciugamento e di palificazione dei terreni di fondazione, di tracciamento di nuove strade (in gran parte coincidenti con percorsi già esistenti) e – dal giugno 1495 – di costruzione della nuova cinta muraria ad opera dell'architetto-ingegnere Biagio Rossetti e del fornaciaio Alessandro Biondo, affiancati da altri capimastri, tra cui Battista e Antonio Maria di Rainaldo e Bartolomeo Tristano: il duca stesso sovraintendeva ai lavori nella Terra Nova, dimostrando una competenza tecnica che ne mette in luce le qualità di principe aggiornato in materia di architettura e di strategie urbane, come d'altra parte dimostravano le diverse opere di Leon Battista Alberti che egli conservava nella propria biblioteca di corte.
L'impresa appariva colossale, trattandosi di costruire un diaframma fortificato lungo oltre cinque chilometri che avrebbe incorporato in città oltre 250 ettari di terreno, quando l'intera estensione dei quartieri medievali non arrivava a toccarne 180.
Nel 1497 le due porte urbiche di San Benedetto e di San Giovanni Battista all'estremità del decumano del nuovo ampliamento (l'antica via dei Prioni, corrispondente agli attuali corsi Porta Po-Biagio Rossetti-Porta Mare) risultavano ultimate, mentre la Porta degli Angeli a nord, al termine dell'omonima via (oggi Corso Ercole I d'Este), raggiunse il suo definitivo assetto solo nel 1525-26.
La costruzione delle mura ebbe forti ripercussioni sul piano delle dinamiche economiche e sociali, oltre che essere uno straordinario laboratorio di saperi tecnologici e ingegneristici, applicati ad esempio nella fabbricazione dei dispositivi meccanici per sollevare le acque, movimentare la terra e per il trasporto di milioni di pietre dalle fornaci. Imponendo carichi di lavoro del tutto inusitati, il duca Ercole chiamò a lavorare all’impresa una quantità eccezionale di contadini provenienti dal Ferrarese, dalla Romagna, dal Modenese e dal Reggiano, provocando le (inutili) proteste sia di quanti si videro espropriata la terra posta entro il cantiere, sia della larghissima quota di sudditi (compresi religiosi e prostitute) costretti a far fronte a tasse e balzelli imposti per finanziare la straordinaria linea fortificata.
Caratteristiche architettoniche
Le mura “rossettiane” realizzate tra il 1495 e il 1505 segnano il passaggio dalla difesa verticale piombante a quella orizzontale o “radente” e rappresentano uno dei più qualificati esempi di architettura militare italiana di “transizione” rispetto al sistema bastionato successivo. Un fossato d'acqua non profondo ma molto esteso (tra i 35 e gli 80 metri) rendeva maggiormente difficoltoso ogni tentativo di avvicinamento alle cortine probabilmente intonacate, dotate di merlature dipinte nella parte superiore e di scarpa nella parte inferiore demarcata da un cordolo laterizio a traccia. I torrioni minori semicircolari (dal diametro di circa 6 metri) sono posti ad una distanza pari alla metà della gittata delle armi leggere ed avendo la funzione di difendere la cinta murata attraverso il tiro incrociato di balestre e di piccole artiglierie erano dotati di merli (oggi scomparsi) e di feritoie laterali posizionate su due livelli, il superiore dei quali era servito da impalcati lignei. Gli spostamenti interni dei militari da un torrione all'altro erano assicurati sia dal cammino di ronda sulle mura, sia dal contraffosso ai piedi del terrapieno, sulla cui parte superiore (detta ramparo) venivano posizionate altre bocche da fuoco.
Prima delle demolizioni attuate nel XVII e XVIII secolo, nel tratto compreso tra il Torrione del Barco e quello di San Giovanni si potevano contare una ventina di torrioni semicircolari, rispetto agli undici attuali; l'unica cesura che interrompe la continuità muraria è costituita dai due fornici all'uscita di Via Azzo Novello, aperti nel 1959.
A partire dalla metà degli anni '80 del secolo scorso, le Mura estensi sono state oggetto di un decennale restauro finanziato con fondi statali: un vero e proprio Piano Regolatore Monumentale che ha consentito a Ferrara di conservare l'identità urbanistica di città del Rinascimento. Tutto il terreno di riempimento che nei secoli aveva occluso le controfosse e i torrioni stessi è stato asportato al fine di evidenziare le strutture murarie, esaltando così le qualità tecnologiche delle fortificazioni dotate di numerose feritoie di diversa dimensione e forma. “Seppure in forma del tutto simbolica ed evocatrice, all'esterno del vallo è stata riproposta la configurazione parziale dell'antico fossato, largo mediamente otto metri con una profondità di circa settanta centimetri: l'andamento curvilineo è storicamente inesatto, ma rispetta la vegetazione arborea preesistente” (Bernardi-Pastore, 2003, p. 120).
Bibliografia
- Bruno Zevi, Biagio Rossetti architetto ferrarese. Il primo urbanista moderno europeo, Einaudi, Torino 1960
- Paolo Ravenna, Le mura di Ferrara. Immagini e storia, Panini, Modena 1985
- Dino Giglioli, Storia delle Mura di Ferrara, Giovanni Vicentini Editore, Spino d'Adda (Cr) 1989
- Anna Maria Visser Travagli, Notizia sull'indagine archeologica alle mura rossettiane di Ferrara, 1990, in Guido Biscontin, Daniela Mietto (a cura di), Le Superfici dell'architettura: il cotto. Caratterizzazione e trattamenti, Atti del convegno (Bressanone, 30 giugno-3 luglio 1992), Libreria Progetto Editore, Padova 1992, pp. 725-735
- Francesco Scafuri, Itinerario attorno le mura di Ferrara, tra arte militare e innovazioni urbanistiche, in Alessandra Farinelli Toselli, Francesco Scafuri (a cura di), Ferrara VII-XX secolo. Giardini e fortificazioni, Centro Stampa del Comune, Ferrara 1993, pp. 76-96
- Anna Maria Visser Travagli, Mura settentrionali, in Anna Maria Visser Travagli (a cura di), Ferrara nel Medioevo. Topografia storica e archeologia urbana, Grafis, Bologna 1995, pp. 117-120
- Francesco Scafuri, Le mura di Ferrara. Un itinerario attorno alla città, tra storia ed architettura militare, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 33-80
- Maria Teresa Gulinelli, Ricerche archeologiche nel tratto settentrionale delle Mura Estensi, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le Mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 209-213
- Maurizio Bernardi, Michele Pastore, Il restauro delle Mura: gli interventi, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 119-120
- Marco Folin, Un ampliamento urbano della prima età moderna: l'Addizione erculea di Ferrara, in Marco Folin (a cura di), Sistole/diastole. Episodi di trasformazione urbana nell'Italia delle città, Venezia 2006 , pp. 51-174
Sitografia
- https://biagiorossetti500.it/testimonianze/mura-rossettiane-e-torrione-del-barco/
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara