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Il tempo con Antonioni

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Wim WENDERS, Il tempo con Antonioni. Cronaca di un film; [fotografie a colori di Wim Wenders ; fotografie in bianco e nero di Donata Wenders], trad. it. Silvia Bortoli, Roma: Socrates, 1995

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Questo libro è strutturato come un vero e proprio un diario, in cui si racconta giorno per giorno la lavorazione del film Al di là delle nuvole, girato assieme a Michelangelo Antonioni. Wenders descrive Antonioni al lavoro con ammirazione incondizionata e dipinge al contempo il ritratto di un uomo vulnerabile, a causa della malattia, ma estremamente forte.  Wenders annota quotidianamente le sue impressioni e le sue emozioni, raccontando la vita sul set: dalle difficoltà in fase di produzione, al rapporto con gli attori, fino al work in progress di un film complesso e unico nel suo genere. Il testo, infine, è corredato da oltre 350 fotografie, sia a colori di Wim Wenders, sia in bianco e nero di Donata Wenders, moglie del regista tedesco, che rendono suggestivo il percorso descritto in queste pagine.

Dal testo di Wenders

Ho conosciuto Michelangelo Antonioni nel 1982, a Cannes, dove presentava in concorso il film Identificazione di una donna. [Il] nuovo film di Antonioni mi colpì come già negli anni precedenti Blow upZabriskie pointL’avventuraLa notteL’eclisse.

Avendo in progetto un documentario sull’evoluzione del linguaggio cinematografico avevo pregato tutti i registi presenti a Cannes di parlare davanti alla macchina da presa del futuro del cinema. Molti avevano accetto l’invito, tra gli altri Herzog e Faßbinder, Spielberg, Godard e soprattutto Antonioni. [I registi] Mettevano in scena loro stessi la risposta alla domanda che era stata formulata in precedenza, potevano rispondere sinteticamente o disporre di tutta la durata della pellicola in magazzino, circa dieci minuti. Il film poi fu poi chiamato Chambre 666, dalla stanza dell’Hotel Martinez nella quale avevano avuto luogo le riprese. In tutta Cannes non si era trovata un’altra camera libera. Quella che mi aveva colpito di più era stata la risposta di Antonioni alla domanda sul futuro del cinema ed è per questa ragione del resto che nel film non ha subito nessun taglio, compreso il momento in cui Michelangelo finisce di parlare, si avvicina alla telecamera e la spegne.

Disse: «Che il cinema corre il pericolo di morire, come tu dici, è vero. Però bisogna considerare altre cose, ci sono vari aspetti di questo problema che non si possono trascurare. Per esempio che l’influenza della televisione si faccia sentire su tutti, sulla mentalità e sull’occhio dello spettatore, è innegabile, soprattutto degli spettatori più giovani, dei bambini per esempio, ma è innegabile anche che a noi sembra che questo fatto sia una cosa particolarmente grave soltanto perché abbiamo un’età diversa, probabilmente, e in effetti noi dobbiamo cercare di adattarci a quella che sarà l’esigenza di spettacolo di domani. Tutti sappiamo che ci sono nuove forme di rappresentazione della realtà, ci sono dei nuovi mezzi tecnici, c’è il nastro magnetico che probabilmente sostituirà la pellicola, perché la pellicola si è dimostrata insufficiente ai bisogni del cinema di oggi […]. Io credo che con le nuove forme tecnologiche come il sistema elettronico e forse anche altre, il laser, chi lo sa, che si scopriranno, questo problema dello spettacolo da offrire a masse di pubblico sempre maggiori sarà risolto […]. Non dobbiamo pensare soltanto a un domani breve, ma dobbiamo pensare a un futuro che, chi sa, non finirà mai probabilmente».

L'autore

Wim Wenders, classe 1945, negli anni Sessanta lascia la Germania e si reca a Parigi dove s’iscrive all’IDHEC - Institut des Hautes Etudes Cinematographiques, per rientrare successivamente in patria e iscriversi alla Academy of Film and Television di Monaco. In un primo momento, Wenders realizzare dei cortometraggi, poi debutterà al cinema con Summer in the City (1970). Seguono pellicole di successo come Alice nelle città (1973) e Lampi nell’acqua (1980), omaggio al regista Nicholas Ray in cui Wenders filma le ultime ore dell’amico e, per questo motivo, il film era stato allora giudicato scandaloso; Paris, Texas (1984) con Natassja Kinski, Musa di Wenders e figlia del celebre attore tedesco Klaus Kinski. La consacrazione arriva con la pellicola Il cielo sopra Berlino (1987), a cui seguirà Il cielo sopra Berlino: così lontano e così vicino (1993), entrambi interpretati da Bruno Ganz, e si aggiudica la Palma d’Oro a Cannes come migliore regista. Altre opere da segnalare sono senza dubbio il travolgente documentario musicale Buena Vista Social Club (1998) che gli farà ottenere la prima nomination agli Academy Awards; The Million Dollar Hotel (2000), pellicola americana con Mila Jovovich e Mel Gibson che si aggiudicherà l’Orso d’Argento al Festival di Berlino; Non bussare alla mia porta (2005); Palermo Shooting (2008); Pina 3D, realizzato nel 2011, si tratta di un musical incentrato sulla figura della coreografa tedesca, nonché fondatrice del teatro danza, Pina Bausch; a questo documentario segue Ritorno alla vita realizzato nel 2015. Wenders, dagli anni Sessanta-Settanta in poi, ha aperto una nuova strada espressiva della settima arte, diventando, assieme ad altre figure di spicco del cinema tedesco, quali Rainer Werner Fassbinder ed Werner Herzog, uno dei principali esponenti della cinematografia mondiale contemporanea.

Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Doris Cardinali
  • Matteo Bianchi