Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Max Ascoli (Ferrara, 1898 - New York, 1978)

Copertina di Camurri, Renato (a cura di), Max Ascoli antifascista, intellettuale, giornalista, Franco Angeli, Milano 2012

Accademico, filosofo del diritto, antifascista, Max Ascoli nasce a Ferrara nel 1898. Nel 1931 emigra negli Stati Uniti per le proprie convinzioni politiche, qui insegna alla New School for Social Research e ha un ruolo fondamentale nelle vicende degli intellettuali in fuga dai totalitarismi europei. Fonda la rivista “The Reporter” di cui è direttore dal 1949 al 1968.


Nascita: 25 Giugno 1898

Date note sulla vita: 1923 - 1928
Attività antifascista

Date note sulla vita: 1928
Arresto

Date note sulla vita: 1931
Emigrazione negli Stati Uniti

Attività: 1949
Fonda "The Reporter"

Attività: 1968
Chiude "The Reporter"

Morte: 01 Gennaio 1978

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Categorie

  • giornalista | docente universitario | antifascista

Tag

  • Ferrara ebraica

1. La formazione

Nato a Ferrara il 25 giugno 1898 frequenta il Liceo Ariosto. Tra il 1916 e il 1920 frequenta l’ambiente culturale che ruota intorno alla figura del conte Luigi Tibertelli, ossia Filippo De Pisis (1896-1956), fra gli altri: Alberto Savinio (1891-1952) e Giorgio De Chirico (1888-1978), Carlo Carrà (1881-1966), Giuseppe Ungaretti (1888-1970). Nel luglio del 1920 si laurea in giurisprudenza. Grazie al comune maestro Alessandro Levi, professore ordinario di filosofia del diritto che tanto l’aveva influenzato a Ferrara, conosce Carlo (1899-1937) e Nello Rosselli (1900-1937) che lo introducono al Circolo di Cultura di Firenze animato da Gaetano Salvemini (1873-1957).

2. Giornalista antifascista

Nell’aprile 1923 esordisce come giornalista su “La rivoluzione liberale”, il settimanale torinese di Piero Gobetti (1901-1926), con un articolo intitolato “Il gigante cieco”, sui fattori che hanno consentito l’ascesa del Fascismo. Secondo Ascoli l’affermazione del Fascismo è riconducibile alla mancata capacità delle formazioni politiche tradizionali, e soprattutto del Socialismo, di tradurre e far intendere ai giovani il significato di democrazia e libertà. Collabora anche a “Non mollare”, il primo foglio antifascista clandestino d’Italia nato in casa Rosselli nel gennaio del 1925, e con “Il quarto Stato”, settimanale fondato nel 1926 a Milano da Carlo Rosselli e Pietro Nenni. Nel 1924 si trasferisce a Roma anche per eludere le attenzioni della polizia che lo tiene sotto controllo come antifascista e socialista. Nella seconda metà degli anni Venti, Ascoli riprende i contatti con l’ambiente accademico, ottiene la libera docenza e nel 1928 ricopre l’insegnamento di filosofia del diritto e istituzioni di diritto civile nella Libera Università di Camerino. Nello stesso anno viene arrestato per attività contro il regime. Dovrebbe iscriversi al PNF (Partito Nazionale Fascista), ma rifiuta e quindi viene giudicato dal Tribunale Speciale, che lo condanna a due anni di domicilio coatto con la conseguente perdita dell’incarico a Camerino. È la fine della sua carriera accademica in Italia.

3. La Fondazione Rockefeller e la New School of Social Research

Già nei primi mesi del 1931, Ascoli prende contatto con Luigi Einaudi, responsabile per l’Italia della Rockefeller Foundation, e in ottobre accetta una borsa di studio presso la New School of Social Research di New York, dove due anni dopo diventa professore di filosofia politica; inizia così il suo esilio statunitense. Ascoli affianca alla propria carriera accademica un crescente impegno di tutela degli esuli del fascismo e degli altri regimi totalitari, operando attraverso il programma di fellowship della Rockefeller Foundation specifico per il salvataggio degli esuli europei, l’American Law School Association, l’Emergency Rescue Committee, l’Emergency Committee for the aid of displaced scholars. Inoltre è animatore della Mazzini Society, creata nel 1939 da esuli italiani con lo scopo di valorizzare e diffondere i valori della tradizione liberale del Risorgimento: durante il suo periodo di presidenza – fino al 1943 – il programma dell’organizzazione diviene contrastare la quinta colonna del fascismo tra gli italiani emigrati in America. Da qui anche la sua collaborazione, a partire dal 1941, con Nelson Rockefeller nella creazione e nelle attività del Bureau of Latin American Research con l’obiettivo di contrastare la penetrazione delle ideologie totalitarie nelle comunità dell’America latina.

4. "The Reporter"

Gli anni dal 1940 al 1949 sono il terreno di preparazione del suo ultimo progetto: la fondazione della rivista “The Reporter”. Avendo tra i propri collaboratori e lettori autorevoli intellettuali, importanti esponenti del governo e dei principali mezzi di comunicazione, negli anni ’50 e ’60 “The Reporter” riesce a esercitare un certo potere nella determinazione dell’agenda politica statunitense interna ed estera e rappresenta una voce autorevole in difesa dei diritti civili, senza dimenticare l’immediata e rilevante opposizione al maccartismo. La rivista svolge anche un ruolo importante all’interno della tradizione del giornalismo investigativo americano. A partire dal 1963 però l’appoggio sempre più netto all’amministrazione Johnson e alla guerra in Vietnam gli aliena le simpatie degli ambienti liberal americani più influenti. La fine di questa avventura editoriale si può rintracciare in un complesso intreccio di fattori esterni e interni: difficoltà finanziarie, slittamento della rivista a destra, perdita di vitalità della linea editoriale, senza contare l’età di Max Ascoli che non riesce a trovare un successore adeguato alla caria di direttore. L’ultimo numero di “The Reporter” esce il 13 giugno 1968. Negli ultimi anni Ascoli si dedica alla stesura di alcuni testi: il più importante è il libro provvisoriamente intitolato “The revolt against freedom”, una denuncia contro la nuova sinistra, il movimento contro la guerra, il Free speech movement e il Black power. Muore il 1 gennaio 1978 a New York all’età di 79 anni.

5. La donazione del padiglione oculistico all’Ospedale Sant’Anna

Come dimostrano le visite e i frequenti ritorni nel dopoguerra, Max Ascoli rimane profondamente affezionato alla propria terra. Una delle prove più tangibili di questo legame con Ferrara è nel 1947 la donazione del Padiglione di Oculistica all’arcispedale Sant’Anna in memoria della madre Adriana: una struttura da 72 posti completamente attrezzata con strumenti di avanguardia, dotata di ambulatori, laboratori e sale operatorie. La nuova clinica viene inaugurata nel maggio del 1950.

Ente Responsabile

  • Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Autore

  • Federica Pezzoli
  • Sharon Reichel