Scheda: Luogo - Tipo: Vie e Piazze

Corso Vittorio Veneto

L’acquedotto monumentale dedicato al fiume Po ed ai suoi affluenti

Corso Vittorio Veneto è uno dei viali principali e scenografici della città. Alberato, unisce viale Cavour a piazza XXIV maggio, al centro della quale si erge l’acquedotto monumentale.

 


VIA MARIO POLEDRELLI 3

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  • viale | Corso Vittorio Veneto | Acquedotto monumentale | Piazza XXIV maggio | Ferrara città del Novecento

Storia

Corso Vittorio Veneto e in generale tutta la Piazza XXIV Maggio si trova nell’area che fino al 1859 era occupata dalla Fortezza Pontificia, eretta a sua volta su precedenti edifici di epoca estense, eliminati per ribadire la sovranità dello Stato Pontificio a seguito della devoluzione del 1598. Percepita dai locali come simbolo di oppressione, una volta caduto lo Stato Pontificio si procedette alla sua demolizione. I resti della Fortezza vennero riutilizzati per costruire nuovi edifici e al suo posto rimase la cosiddetta Spianata.

All’inizio del XX secolo una petizione popolare avanzò la richiesta di riqualificare la zona, compito che venne affidato nel 1911 all’ingegnere e urbanista Ciro Contini, il quale progettò la sua trasformazione in un quartiere - giardino, da cui il nome di quella parte della città mantiene tutt’oggi, presentato nel suo Piano regolatore e di ampliamento della città (1911-13), tuttavia non interamente accolto. Per questo e per l’esplodere della Grande Guerra, il piano regolatore venne ripreso nel 1926 e modificato dai tecnici comunali.

Dove sorgeva la Fortezza Pontificia trovò posto allora l’acquedotto progettato da Carlo Savonuzzi e realizzato tra il 1930 e il 1932, grazie anche alla collaborazione di Enrico Alessandri, disegnatore del Comune.

Sin dalla denominazione di Corso Vittorio Veneto, risalente agli anni ’30, ovvero alla sua realizzazione, si evince lo stretto legame con l’ideologia e la propaganda fascista. Il riferimento, esplicito, è all’omonima battaglia (detta anche terza battaglia del Piave) che il 4 novembre 1918 segnò la vittoria definitiva dell’Italia sull’Impero austro-ungarico. Analogamente accade per molta della toponomastica di quell’area, di cui si ricordano, a titolo esemplificativo, viale IV Novembre, corso Isonzo, corso Piave, via Fiume. La stessa piazza su cui sorge l’acquedotto fu originariamente (negli anni ’20) denominata Piazza XXVIII Ottobre, in riferimento alla marcia su Roma organizzata dal Partito Nazionale Fascista, sotto la guida di Benito Mussolini, nel 1922. Sempre per evidenziare il legame con il regime, è interessante notare che l’attuale denominazione risale al 13 luglio 1943: anche nel pieno della seconda guerra mondiale la toponomastica continua a essere strumento di propaganda. L’intitolazione diviene dunque piazza XXIV Maggio, in riferimento alla dichiarazione della Terza Guerra di Redenzione (1915).

 

Descrizione del viale

Sebbene per Ferrara non costituisca un asse viario principale, Corso Vittorio Veneto si presenta come uno dei viali cittadini di più vasto respiro. Vi contribuiscono l’ampiezza, considerevole nell’economia locale eppure proporzionata alla lunghezza, e la tripartizione in un asse centrale, a doppia corsia, e due laterali, a corsia unica. L’asse centrale è segnato ai lati dai rispettivi filari di pioppi, che si estendono per quasi tutta la lunghezza della via.

L’elemento verde continua e si amplifica giungendo su Piazza XXIV Maggio, di cui numerosi alberi e arbusti, oltre a ribadirne il perimetro, arricchiscono i giardini su cui si affaccia l’acquedotto, elemento centrale della piazza stessa, come pure della perfetta prospettiva segnata dal Corso. L’effetto prodotto è fortemente scenografico.

 

Collocazione nel contesto urbano

Corso Vittorio Veneto è l’asse viario principale di quell’area ridefinita a inizio Novecento dal progetto di urbanizzazione e riqualificazione avviato dopo il 1910 dall’ingegnere Ciro Contini (Ferrara, 25 febbraio 1873 - Los Angeles, California, U.S.A. 1952) secondo i principi moderni. Lo stesso nome del rione, Giardino, si lega al suo progetto di città-giardino per quella zona di Ferrara anticamente occupata da Castel Tedaldo e dalla delizia che al tempo degli estensi si ergeva sull’isola di Belvedere. Sulle loro spoglie, dopo la devoluzione estense, fu costruita la Fortezza Pontificia, una piazza d’armi, magazzini e altre strutture, che nella seconda metà dell’Ottocento furono demolite per lasciare il posto a quella che a lungo fu la Spianata e che con l’urbanizzazione di inizio Novecento portò alla concezione e all’avvio dell’attuazione di quella che Carlo Bassi definì Addizione Contini (Ferrara rara. Perché Ferrara è bella, Cernobbio, Archivio Cattaneo editore in Cernobbio, 2015, p. 42).

Essa prevedeva lì l’abbattimento delle vicine mura e la realizzazione di una vasta area verde, che fu in effetti intrapresa nei primi anni del Novecento. Il progetto fu però interrotto dalla prima guerra mondiale.

Su volontà di Balbo e del podestà Ravenna, la ripresa dei lavori, dopo il 1926, portò a una ridefinizione del progetto di Contini e venne avviata la realizzazione di quanto ancora oggi è apprezzabile: l’abbattimento fortunatamente solo parziale delle mura e la nascita dell’asse di Corso Vittorio Veneto, caratterizzato dalle villette signorili e dal serbatoio monumentale dell’acquedotto, in cui si inscrive anche lo stadio “Paolo Mazza”, progettato da Carlo Savonuzzi e inaugurato il 20 settembre 1928. È in quella zona e nelle aree limitrofe che si collocano i principali esempi di espressioni liberty e neo-estensi, che rappresentano, tra l’altro, il tentativo del regime di innestare i nuovi principi estetici nella tradizione architettonica locale precedente e caratterizzante della città.

Fu quella solo una parte della cosiddetta Addizione Fascista (C. Bassi, cit. p. 43), che si è estesa ad altre zone di Ferrara: un intervento massiccio, a livello urbanistico e architettonico, che incluse il riassetto stradale, fognario e della pubblica illuminazione, che unì il recupero dell’esistente alla realizzazione di nuove costruzioni ispirate ai principi razionalisti, ma anche capaci di segnare una continuità con la tradizione locale. Tale intervento si protrasse per tutto il periodo fascista e oltre, con alcune opere compiute nel dopoguerra. Alla complessità e all’estensione diacronica di tale intervento si deve la più corretta denominazione di Addizione Novecentista.

Corso Vittorio Veneto collega viale Cavour e Piazza XXIV, raggiungendo la massima ampiezza dopo i giardini che si affacciano su via Poledrelli, all’angolo dell’omonima scuola.

Distante poche centinaia di metri dalla stazione, dal centro storico, ma anche da numerosi beni architettonici di inizio Novecento tra cui, le ville liberty, Palazzo Panfilio, il Palazzo dell’Aeronautica, l’ex Casa del fascio, oltre alla scuola Poledrelli, che segna l’inizio del Corso.

 

Note

Scheda a cura di Barbara Pizzo

 

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Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara