Baluardo e Porta di San Pietro
Formidabile dispositivo fortificato risalente al secondo Cinquecento, il Baluardo prende il nome dalla limitrofa Porta quattrocentesca, più volte modificata nel corso dei secoli, fino al suo tamponamento nel 1630.
Cenni storici
Giungendo da Porta Paola, il Baluardo di San Pietro (in origine chiamato “Senza Nome”) è la prima delle fortificazione avanzate fatte costruire da Alfonso II d'Este tra il 1578 e il 1585 per ammodernare e rafforzare le preesistenti mura quattrocentesche di Borso d'Este, ancora ben caratterizzate dal colore vivido dei mattoni e dalla presenza del cordolo a treccia in pietra cotta. Questi possenti baluardi, con cannoniere, “orecchioni”, terrapieni, cortine a scarpa erano stati studiati per opporre una valida difesa alle sempre più potenti artiglierie che abbattevano con facilità le vecchie cinte medievali dotate di torri emergenti e di mura verticali, inadeguate a resistere ai nuovi mezzi d'offesa. Nei fianchi dei grandi baluardi alfonsini (dell'Amore, San Pietro, Sant'Antonio e San Lorenzo) erano stati previsti due ordini di tiro, i cosiddetti “fuochi traditori”, così chiamati perché nascosti dagli orecchioni alla vista del nemico: in particolare nei bastioni ad asso di picche si aprirono “cannoniere scoperte” in alto e “piazze da basso”, delimitate da alte muraglie. Le artiglierie, poste sia nei fianchi che sulle facce dei baluardi, potevano quindi proteggere le cortine rettilinee, fiancheggiare le facce dei baluardi attigui e attaccare simultaneamente in direzione del vallo antistante, di fatto applicando le tecniche più avanzate della trattatistica militare cinquecentesca (Scafuri 2003, p. 55).
Tutti i baluardi citati sono costituiti da un rilevato di terra di circa dieci metri di altezza, contenuto da una struttura perimetrale in muratura di ottanta centimetri di spessore. La cortina perimetrale è rinforzata da speroni perpendicolari, interrati, sempre di ottanta centimetri di spessore. Le facce dei bastioni sono verticali nei tratti paralleli prospicienti le Mura, mentre risultano inclinate sui restanti lati. I manufatti presentavano gravi stati di degrado strutturale; durante i restauri degli anni '80-'90 del secolo scorso, vennero riscontrate ampie lesioni esterne (in particolare in quello di San Pietro), distorsioni nella struttura muraria all'interno del rilevato, mentre gli speroni presentavano lesioni maggiori specie in corrispondenza dell'ammorsatura tra sperone e muratura perimetrale e sui lati verticali e rettilinei. Internamente al rilevato è stata ritrovata una estesa rete di gallerie, scavate senza alcun presidio di sostegno, che fungevano da rifugi durante l'ultima guerra, con conseguenti episodi di franamento (Bernardi-Pastore 2003, pp. 145-146).
Contemporaneamente alla costruzione del baluardo, nel 1582-1583 furono demoliti i merli delle muraglie quattrocentesche e abbattuta la torre che si ergeva in corrispondenza della Porta (costituita intorno al 1451 da un torrione a base quadrata con copertura e coronamento merlato), poi ristrutturata nel 1498 e rinforzata funzionalmente nel 1520 con la costruzione di un ponte levatoio. Durante la signoria di Alfonso II d'Este, nel 1583 si provvide a spianare la Porta, sostituita con una nuova prospettiva in marmo in corrispondenza della stessa Porta su disegno di Giovanni Battista Aleotti: incredibilmente, nel 1630, proprio quell'apparato marmoreo venne smontato e ricollocato all'ingresso principale della Fortezza pontificia e il varco della Porta di San Pietro venne definitivamente murato per volontà di frate Giunipero Cappuccino, esperto in materia di fortificazioni.
Risultano significativi gli esiti dei restauri condotti per conto del Comune di Ferrara tra il 2000 e il 2002. Durante i lavori di asportazione del terreno della scarpa interna, dello stamponamento della Porta e di scavi archeologici mirati (compiuti sulla base di documentazioni storiche e iconografiche) sono emersi sedimi di grande importanza, tra cui le imposte e le pavimentazioni dell'antica Porta, resti delle pavimentazioni stradali e di altri ambienti con mattoni posti a coltello. Si è deciso quindi di rilevare e fotografare le testimonianze archeologiche per poi ricoprirle con la pavimentazione dello slargo ricavato dalla Porta (verso Via Baluardi), riproponendo in superficie segni metaforici a testimonianza di quanto esiste sotto. Per quanto riguarda la continuità del percorso sul terrapieno, si è optato per la soluzione della passerella ciclo-pedonale, pensata come oggetto architettonico con un autonomo valore intrinseco, sia per leggerezza che per le tecnologie utilizzate.
Porta San Pietro e Via Quartieri
La Porta si affaccia sull'attuale Via Quartieri, così denominata “perché nel lato destro della strada di porta S. Pietro (la quale nel secolo XV si prolungava fino alla porta omonima e fino alle mura della città) si aprivano i “Quartieri” delle milizie urbane: vicino era una garretta dove stava un ufficiale a guardia dell'antica porta suddetta. All'angolo di questa via, nella casa Caretti che ora si apre nella Via XX Settembre n. 46 (4898) dimorò il celebratissimo pittore Cosimo Tura, detto Cosmè: glie l'aveva donata nel 1462 il duca Borso d'Este” (Melchiorri 1918, p. 175).
Bibliografia
- Gerolamo Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara (1918), a cura di Eligio Mari, Liberty house, Ferrara 1988 , p. 175
- Rossana Torlontano, Il sistema fortificato di Ferrara prima della costruzione della fortezza del papa e il ruolo di Giovan Battista Aleotti in Opus. Quaderno di storia dell'architettura e restauro, 6 1999 , pp. 207-230
- Francesco Scafuri, Le mura di Ferrara. Un itinerario attorno alla città, tra storia ed architettura militare, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 59-60
- Chiara Guarnieri, Porta San Pietro: i risultati delle indagini archeologiche, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le Mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 189-192
- Maurizio Bernardi, Michele Pastore, Il restauro delle Mura: gli interventi, in Maria Rosaria Di Fabio (a cura di), Le mura di Ferrara. Storia di un restauro, Minerva, Bologna 2003 , pp. 144-145
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara