Palazzo Panfilio
Cartolina d'epoca di Palazzo Panfilio del 23 settembre 1926. Foto di dominio pubblico in Italia poiché il suo copyright è scaduto
Progettato dal professor Giacomo Diegoli, con l’aiuto del fratello Federico, nel 1927, per realizzare un luogo di ritrovo per i ferraresi. È in Via Corso Isonzo, all’angolo con Viale Cavour.
Struttura del complesso
L’edificio è caratterizzato da un’architettura tipica parigina di quell’epoca: art déco. Questa tipologia di stile viene utilizzato in particolar modo per la facciata principale, ora coperta alla visuale da un condomino costruito nel 1954.
La facciata è formata da numerose colonne parallele tra loro che sostengono i terrazzi dei piani sovrastanti. Proprio per il parallelismo delle colonne, la facciata fu soprannominata dai ferraresi “l’organo di Ferrara”, perché ricordava lo strumento.
L’edificio, destinato all’intrattenimento della ricca borghesia ferrarese, presenta una facciata eclettica con stilemi francesi, riconducibili oltre che all’art déco a fogge tipiche dello stile Coppedè, che proprio in quegli anni era talmente ambito dalla Roma bene da dare vita, nella capitale, a un intero quartiere. Non mancano fogge pre-razionalistiche: ne è un esempio la sezione di esagono che sporge dal centro della facciata e che si staglia per tre livelli, per poi terminare con un arioso terrazzo, ad uso dell’ultimo piano.
Originariamente il piano terra dell’edificio si apriva in un ampio portico ingentilito da colonne neoclassiche, sotto il quale i clienti potevano intrattenersi nelle ore più calde delle giornate estive. Il primo piano sovrastava il portico con piccole balconate e trifore stilizzate. Il secondo e terzo piano, ingentiliti da balconate, sono inglobati in un unico ordine e caratterizzati da ampie arcate a sesto acuto che danno luce a due piani. Nel primo dei due, ogni apertura è ornata da doppia colonna neoclassica, mentre il secondo appare quasi schiacciato sotto il sesto dell’arco e prevede spazi con volumi ridotti. L’ultimo piano è quello con la pianta di minore metratura per dare spazio, oltre che al balcone di facciata, a due ampi terrazzi laterali. Anche nell’ultimo piano le porte finestre che si affacciano sul terrazzo hanno una forma a trifora stilizzata.
L’impianto decorativo dell’edificio eccelle per l’eleganza delle forme: quattro fastigi verticali che rappresentano foglie e grappoli d’uva conferiscono alla facciata un gusto squisitamente francese, accentuato dai due elementi decorativi a sezione di colonna foglie e fiori che come due immense borchie delimitano il corpo principale e più alto dell’edificio.
Storia
Il Palazzo Panfilio prese il nome dal grande canale Panfilio, così chiamato a sua volta in onore di Papa Innocenzo X Pamphilj.
Inizialmente il Palazzo è nato come luogo di intrattenimento. Al suo interno erano presenti una caffetteria-pasticceria, un ristorante molto rinomato a quell’epoca e una grande sala da ballo, e ogni sala era riccamente decorata da stucchi floreali, colonne e vetri finemente lavorati. Il Palazzo comprendeva anche un’ampia area verde posta davanti alla facciata principale.
Il lussuoso caffè-pasticceria, fondato dai fratelli Guglielmo e Federico Azzolini, era la componente principale dell’edificio. Fu grazie ai fratelli Azzolini che fu realizzato l’edificio, da loro commissionato al progettista Giacomo Diegoli.
Nel dopoguerra, il Palazzo cessò la sua funzione di luogo di ritrovo e negli anni Cinquanta davanti a esso fu costruito un condominio di dimensioni tali da riuscire a coprirlo quasi interamente: oggi di Palazzo Panfilio se ne può scorgere una porzione da un piccolo “tunnel” in Viale Cavour al numero civico 1.
Da quando si è costruito il palazzo antistante non è più possibile arretrare a sufficienza per poter fotografare per intero la facciata di Palazzo Panfilio, a meno che non si usi un grandangolo.
Progetto di recupero
Il recupero del fabbricato ha riguardato principalmente il rinforzo dei muri di sostegno, così da avere la certezza che il palazzo resista ai possibili carichi. Inoltre, sono state eliminate o coperte le probabili decorazioni interne, costruito un muro di sostegno che avrà il compito di sorreggere le varie travi collocate sul terrapieno quando fu edificato Palazzo Lodi. È stato, inoltre, colmato anche il vuoto tra lo stesso palazzo e gli edifici su Corso Isonzo.
Destinazione d'uso odierna
Allo stato attuale, al piano terra gli ambienti sono occupati da funzioni commerciali e su Corso Isonzo sono presenti cinque negozi di piccoli dimensioni. Al primo piano, sono presenti attività di artigianato, di servizio e uno studio, che occupano circa metà della superfice disponibile. Il resto del piano è riservato alla residenza e così anche i piani superiori del Panfilio sono destinati alla residenza.
Testimonianze
«Un organo in Viale Cavour! Per vero la facciata dava, al primo sguardo, questa impressione per il parallelismo verticale delle colonne che sostenevano i terrazzi nei vari piani»
(G. Longhi, Cammin facendo…su “La mia contrada”. Cronache ferraresi, Grafiche U. Mignani, Bologna 1972, p. 172)
«La soluzione individuata realizza una condizione certo diversa per il palazzo panfilio che si trova ora a giocare un rapporto con il retro di palazzo Lodi […]. Non si legga questa variazione di registro come una malinconica rassegnazione […], piuttosto la si interpreti come l’adeguamento a un ruolo diverso da quello originale.»
[R. Orlandi e G. Pirani in «Ingegneri ferraresi: periodico dell’ordine degli ingegneri della provincia di Ferrara», Ferrara A.5 n.5 (marzo 2002)]
Note
Scheda a cura di Luca Alberti, Sara Angelini, Matteo Panzetta, Ilaria Toffoli, 5A a.s. 2018/19, Istituto G.B. Aleotti
Bibliografia
- Giuseppe Longhi, Cammin facendo…su “La mia contrada”. Cronache ferraresi, Grafiche U. Mignani, Bologna 1972
- Riccardo Orlandi, Gianni Pirani (a cura di), Palazzo Panfilio: il progetto di recupero, «Ingegneri ferraresi: periodico dell'Ordine degli ingegneri della provincia di Ferrara, A 5», n. 5, marzo, 2002
- Patrizio Palazzi (a cura di) «Ingeneri ferraresi: periodico dell’ordine degli ingeneri della provincia di Ferrara, Ferrara A.5 », n.5, marzo, 2002, p.7, p.13
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara