Scheda: Oggetto - Tipo: Documento

Cronaca di un amore

Locandina

Regia: Michelangelo Antonioni

Interpreti: Lucia Bosé, Massimo Girotti

Sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Daniele D’Anza, Piero Tellini, Silvio Giovaninetti e Francesco Maselli

Fotografia: Enzo Serafin, Aldo Scavarda

Montaggio: Eraldo da Roma

Musica: Giovanni Fusco

Produzione: Franco Villani e Stefano Caretta (Torino), Fincine, Roma

Durata: 110’


Realizzazione: 1950

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  • Ferrara set ideale

Location

Borgo dei Leoni

Corso Ercole I d’Este

Tennis Club Marfisa

Palazzo Prosperi Sacrati

Corso Porta Mare

Corso Biagio Rossetti

 

Paola (Bosé) moglie di un ricco industriale rincontra un vecchio amante (Girotti); i due riallacciano i rapporti e insieme progettano di uccidere il marito di lei.

Antonioni debutta nel lungometraggio con un gran film – curiosamente simile nell’intreccio all’esordio di Visconti, Ossessione (a sua volta ispirato al romanzo di James Cain, Il postino suona sempre due volte) –, prendendo le distanze dal neorealismo e inaugurando il cinema del disagio esistenziale a colpi di lunghi e lenti piani sequenza, in contrasto con la sintassi spezzata degli anni Quaranta. Più della storia, che si sviluppa secondo il modello dell’inchiesta, conta l’inedito discorso di classe che mostra una borghesia vuota, ipocrita ed egoista.

Il prologo

«L’episodio ferrarese si compone di tre brevi sequenze, per una durata complessiva di circa 7 minuti e mezzo, e costituisce a sua volta una sorta di prologo rispetto al resto della narrazione, che si svolge a Milano. […] I tre segmenti presentano un certo interesse sia ai fini di una lettura del film che per un’indagine del rapporto ambivalente tra il regista e la sua città natale. […] Il primo segmento dura un solo minuto ed è composto da due inquadrature. La location è la vecchia sede del liceo classico Ludovico Ariosto in via Borgo dei Leoni 60, nel cuore del centro cittadino. Rievocata da Giorgio Bassani nel romanzo breve Dietro la porta, la scuola appartiene in parte anche al vissuto di Antonioni, che la abbandonò dopo il biennio del ginnasio per trasferirsi all’istituto tecnico Vincenzo Monti. […] La location del secondo segmento (80 secondi) è il Tennis Club Marfsa. Inaugurato nel 1930, l’impianto sportivo si estende fra Corso della Giovecca e la parallela Via Cisterna del Follo, su cui si affaccia la casa natale di Bassani. Oltre che dal futuro scrittore, che lo ribattezzerà “Eleonora d’Este” ne Il giardino dei Finzi-Contini, il circolo era frequentato assiduamente dal futuro regista, come attesta il foglio con la classifca di un torneo da lui vinto (contenente anche il nome di Bassani) conservato presso il Museo Michelangelo Antonioni. […] Il terzo segmento, il più lungo (5 minuti abbondanti), è composto da quattro inquadrature. La location è il “Quadrivio degli Angeli”, ovvero l’incrocio fra Corso Ercole I D’Este, Corso Porta Mare e Corso Biagio Rossetti, fulcro della cosiddetta “Addizione erculea” e tappa obbligata dei pellegrinaggi turistici, su cui fanno angolo il Palazzo dei Diamanti, il Palazzo Turchi di Bagno e il Palazzo Prosperi-Sacrati. […] Anche qui, seppure più indirettamente, gli itinerari di Antonioni e di Bassani si intersecano: proprio sul lato sinistro di Corso Ercole D’Este, nello spazio compreso fra il Quadrivio e la cinta muraria, lo scrittore molti anni dopo collocherà immaginariamente il giardino dei Finzi-Contini. Costruito alla fine del XV secolo, il Palazzo Prosperi-Sacrati colpisce soprattutto per il contrasto fra la ricchezza decorativa dell’imponente portale e la sobrietà quasi razionalista del resto dell’edificio […].Si deve infine notare che dal piccolo campionario di umanità ferrarese tratteggiato all’inizio di Cronaca di un amore non emerge certo un’immagine idealizzata o nostalgica della città emiliana […]. Infatti per i lungometraggi successivi il regista sceglierà location quasi sempre distanti dalla sua regione d’origine, si tratti di Milano o di Roma, di Londra o di Shanghai, della California o del deserto del Sahara, affermandosi come l’autore dalla vocazione più internazionale del cinema italiano postbellico. D’altra parte, come osserva Guido Fink: “sarebbe difficile negare che tutte le città di Antonioni siano sempre, per certi aspetti, Ferrara, e che (…), a cominciare da quei pochi struggenti scorci iniziali di Cronaca di un amore, risultino sempre dei luoghi ‘altri’, deserti, straniati”». (Alberto Boschi)

Collaboratori&cast

In Cronaca di un amore compaiono figure di spicco del cinema italiano e con le quali Antonioni si ritroverà a lavorare, tra cui il curatore del montaggio Eraldo da Roma e il compositore Giovanni Fusco. Nel 1950 Antonioni ottiene i fondi per il suo primo lungometraggio. Ad eccezione del protagonista, Massimo Girotti, il cast è composto da attori pressoché sconosciuti. Il regista avrebbe voluto Gene Tierny per il ruolo femminile principale, ma era chiedere troppo; scelse perciò una recente Miss Italia, l’allora diciannovenne Lucia Bosé. Nonostante l’inesperienza, la giovane seppe seguire le indicazioni e si avviò verso una brillante carriera cinematografica.

 

Eraldo Da Roma, pseudonimo di Eraldo Judiconi (1900-1981), è stato uno dei più importanti montatori cinematografici italiani. Ha curato il montaggio di numerosi classici del neorealismo, tra cui Roma città aperta (1945), Germania anno zero (1948) di Roberto Rossellini, Ladri di biciclette (1948) e Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica; questi ha inoltre collaborato con giovani cineasti, destinati a diventare famosi, come Gillo Pontecorvo e Sergio Leone, Antonio Pietrangeli. Con Antonioni, dopo Cronaca di un amore ha curato diverse pellicole di Antonioni, quali La signora senza camelie (1952), I vinti (1953), Il grido (1957), L’avventura (1960), La notte (1961) e L’eclisse (1962), Il deserto rosso (1964), l’episodio Il provino del film collettivo I tre volti (1965).

 

Giovanni Fusco (1906-1968) ha lavorato alle colonne sonore di diverse opere filmiche del regista ferrarese, come N.U. Nettezza urbana (1948), Sette canne, un vestito (1949), L’amorosa menzogna (1949), Superstizione (1949), La villa dei mostri (1950), Cronaca di un amore, I vinti, La signora senza camelie, Le amiche, Il grido, L’avventura, L’eclisse e Il deserto rosso. Il sodalizio artistico tra Antonioni e Fusco può, forse, essere compreso alla luce di una citazione di Béla Balázs, tratta dal suo libro Il film: «Compito specifico del musicista cinematografico è quello di saper tacere al momento opportuno. Il silenzio è un impor- tante mezzo espressivo del film sonoro: quando la musica tace, la pausa equivale a un improvviso trattenere il respiro, e sottolinea la tensione di una fase particolarmente drammatica. Spesso esprime stati d’animo maturati a poco a poco nel corso dell’azione. Sovente, però, è proprio la musica che riesce ad esprimere con la maggiore efficacia possibile il significato del silenzio». Lo stesso Fusco disse: «La musica è fatta anche di silenzio».

 

Massimo Girotti (1918-2003) è stato uno dei volti più rappresentativi del cinema italiano del dopoguerra; particolarmente prestante e dal fisico atletico, Girotti viene notato da Mario Soldati che lo sceglie per una piccola parte in Dora Nelson (1939). Segue la Corona di ferro di Alessandro Blasetti (1941); ma la consacrazione del divo avviene grazie a Ossessione di Luchino Visconti (1943), riscuotendo sempre maggior successo grazie a pellicole come Caccia tragica di Giuseppe De Santis (1946), In nome della legge di Pietro Germi (1949), Roma, ore 11 di De Santis (1952) e Senso di Visconti (1954). Nel corso della sua lunga carriera, Girotti lavorerà non solo con autori del calibro di Lizzani, Pasolini, Bertolucci e Benigni, ma anche per la televisione. Appare per l’ultima volta sul grande schermo ne La finestra di fronte di Ferzan Ozpetek (2003).

 

Lucia Bosé, dopo Cronaca di un amore, ritroverà nuovamente il regista ferrarese sul set de La signora senza camelie. Prima di incontrare Antonioni, la Bosé lavorava nella famosa pasticceria milanese Galli, ed era stata notata da Visconti. Nel 1947 vince il concorso Miss Italia a Stresa e decide di imboccare la via del cinema. Lucia Bosé supera i provini per Riso amaro (1949), ma è costretta a rinunciarvi. Dopo il ruolo di protagonista femminile per Cronaca di un amore, l’attrice comparirà anche in altre pellicole neorealiste, quali Non c’è pace tra gli ulivi di Giuseppe De Santis (1950), e collaborerà con autori nazionali come Emmer, Maselli e Fellini e internazionali come Buñuel e Cocteau.

Note

TESTIMONIANZE

 

«Non sono partito [in Cronaca di un amore] con una «teoria» nel cervello. Volevo soltanto rompere con una certa sintassi che sentivo ormai superata e stanca. Il gioco dei campi e dei controcampi per intenderci, mi era divenuto da tempo insopportabile. In questo primo film me ne sono in buona parte liberato con lunghissimi movimenti di gru: inseguivo i personaggi finché non sentivo il bisogno di staccare. Ma è stata una soluzione istinti- va. [...] Non ho applicato nessuna formula, nessuno schema. Anche per quanto riguarda il contenuto è uguale. [...] Il soggetto è nato come storia di due personaggi. E ho cercato di scavare il più possibile dentro di loro. Naturalmente questi personaggi si muovevano in un determinato ambiente. D’altra parte l’ambiente è rimasto sempre nello sfondo ed è questo, mi sembra, che distingue Cronaca di un amore dagli altri film neorealisti italiani, in cui l’ambiente è in primo piano e i personaggi non sono che un’occasione per rappresentarlo» (Antonioni).

 

«Il film preannuncia alcuni motivi della sua opera successiva: è un giallo “alla rovescia”, definizione dello stesso Antonioni, in cui viene progettato un crimine che non ha luogo; i ricchi, inoltre, sono vittime di un’insoddisfazione generale, una sorta di malaise o apatia, non dissimile dalla nausea sartriana; infine, come spesso accade nelle opere di Antonioni, gli amanti sono incapaci di concretizzare le relazioni amorose» (Chatman).

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Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Doris Cardinali
  • Matteo Bianchi