Via Adelardi
Via del centro storico cittadino, si estende da Piazza della Cattedrale e prosegue, attraverso un breve volto, sino all’incrocio con via Bersaglieri del Po, via Voltapaletto e via Canonica.
Nella letteratura
L’osteria di via Adelardi è ricordata anche da Ludovico Ariosto, nel passo citato anche nell’epigrafe al civico n.9, che recita: «Antica hosteria A.D. 1435 / Gli occhi di Cuchiulin più farebbonsi / di Sabatino Mariano e simili / quando di Gorgadello ubriachi escono… “Lena” L. Ariosto».
Questa strada, con l’antico nome di via Gorgadello, compare anche nelle pagine narrative di Giorgio Bassani, che vi situa la dimora di uno dei suoi personaggi forse più celebri: il dottor Fadigati de Gli occhiali d’oro. Compare in quel romanzo una descrizione particolarmente rappresentativa della sua atmosfera, interpretata e reinventata dallo scrittore ferrarese.
Denominazione e cenni storici
La denominazione completa di via Adelardi è Guglielmo degli Adelardi, sebbene anticamente fosse denominata via Gorgadello, in riferimento ai «depositi d’acqua, o gorghi, che si formarono tanto nella città, che fuori di essa, prima che si costruissero le doccie, le quali risalgono al 1425. […] Nel 1544 fu fatta una doccia fino al palazzo del Vescovado, per togliere acqua dalla strada di Gorgadello, e per impedire che la piazza affondasse. Quando si edificò il duomo (1135) si venne a formare dal lato meridionale di esso la piazza presente, e dal lato settentrionale, al di là del fosso, o gorgo, convertito poi nella via Gorgadello, si formò un piccolo borgo detto nuovo, perché posteriore a quello della destra del Po» (G. Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e delle strade di Ferrara e Ampliamenti all’opera di Gerolamo Melchiorri, a cura di C. Bassi, 2G Editrice, Ferrara 2009, p. 84s.).
L’area retrostante l’adside della Cattedrale fu bombardata e distrutta. Lì, verso via Adelardi, alla fine del XX secolo su progetto degli architetti Carlo Bassi, Massimo Dalla Torre e Sabina Boselli è stata eretta la nuova Sagrestia della Cattedrale, arricchita da La Storia della Salvezza, opera pittorica a soffitto firmata Paolo Baratella, e affiancata da un’ala adibita a lapidario. Nel piano interrato fu rinvenuta una tomba contenente i resti di sei corpi, forse testimonianza del cimitero del Cortilazzo che sorgeva in quella zona, ricordato anche da Melchiorri. In corrispondenza di quel luogo si trova una piccola edicola mariana.
In una lapide apposta al civico n.5 appare la testimonianza del primo restauro di quelle strutture, risalenti al 1937, mentre quella al n. 9 ricorda le origini di quella che è considerata l’osteria più antica del mondo. Ancora attiva oggi, con l’attuale denominazione di Al Brindisi, risale al 1435, quando era raggiungibile solo in barca. La sua fama è tramandata nel tempo e il locale viene frequentato nei secoli da svariati personaggi illustri.
Testimonianze
«In casa non doveva restarci mai la sera. A passare verso le otto, otto e un quarto, da via Gorgadello, era facile coglierlo proprio nel momento che usciva. Indugiava un attimo sulla soglia, guardando in alto, a destra, a sinistra, come incerto del tempo e della direzione da prendere. Infine si avviava, mescolandosi al fiume di gente che a quell’ora, d’estate come d’inverno, sfilava adagio davanti alle vetrine illuminate di via Bersaglieri del Po come lungo le mercerie veneziane.
Dove andava? In giro, a zonzo qua e là, apparentemente senza una meta precisa. […]
Fra le otto e le nove di sera poteva essere visto in qualsiasi punto della città. Ogni tanto si aveva la sorpresa di scorgerlo fermo, di fronte alla vetrina di qualche negozio di via Mazzini e di via Saraceno, che guardava, attento, sopra la spalla di chi gli stava davanti. Spesso sostava accanto alle bancarelle di chincaglierie e di dolciumi disposti a decine lungo il fianco meridionale del duomo, o in piazza Travaglio, o in via Garibaldi, fissando senza dir motto l’umile merce esposta. In ogni caso erano gli angusti e gremiti marciapiedi di via S. Romano quelli che Fadigati batteva di preferenza. A incrociarsi con lui sotto quei portici bassi, dove stagnava un agre sentore di pesce fritto, di salumi, di vini e di filati da poco prezzo, ma pieni soprattutto di folla, donnette, soldati, ragazzi, contadini ammantellati, eccetera, faceva meraviglia il suo occhio vivo, allegro, soddisfatto, il vago sorriso che gli spianava il volto.»
(G. Bassani, Gli occhiali d’oro, in Opere, Il romanzo di Ferrara, Mondadori 2001, p.220s.)
«Verso le tre, le quattro di notte, dalle persiane dell’appartamento di Fadigati filtrava quasi sempre un poco di luce. Nel silenzio del vicolo, interrotto soltanto dagli strani sospiri dei gufi appollaiati lassù in alto lungo i vertiginosi, appena visibili cornicioni del Duomo, volavano fiochi brandelli di musiche celestiali, Bach, Mozart, Beethoven, Wagner: Wagner soprattutto, forse perché la musica wagneriana era la più indicata a evocare determinate atmosfere. L’idea che la guardia Manservigi, o l’usciere Trapolini, o l’ex calciatore Baùsi, fossero in quello stesso momento ospiti del dottore, non poteva venire accolta dall’ultimo nottambulo, di transito a quell’ora per via Gorgadello, altro che a cuor leggero.»
(G. Bassani, Gli occhiali d’oro, in Opere, Il romanzo di Ferrara, Mondadori 2001, p.228s.)
«A titolo di curiosità mi sia concesso di accennare, come nel secolo XVI, fosse celebre per il buon vino la osteria di Gorgadello di certo Chiucchiolino, detto il Chiù; e per poterne bere, si trovava il denaro facendo pegni agli ebrei!»
(G. Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e delle strade di Ferrara e Ampliamenti all’opera di Gerolamo Melchiorri, a cura di C. Bassi, 2G Editrice, Ferrara 2009, p. 85s.)
Bibliografia
Sitografia
Fototeca
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara
Autore
- Barbara Pizzo