Caserma Pestrini
Via Aldighieri angolo viale Cavour. Fotografia di Cinzia Salmi, 2015 © Assessorato alla Cultura, Comune di Ferrara
La caserma dove fu assegnato Giorgio de Chirico al suo arrivo a Ferrara nel giugno del 1915. Attualmente non esiste più.
La storia dell'edificio
La Caserma Pestrini, che sorgeva lungo l'asse di Viale Cavour all'incrocio con via Aldighieri, manteneva viva nella sua denominazione, fino alle soglie del '900, la memoria della funzione seicentesca di un complesso di immobili che cambiò più volte destinazione d'uso nel corso dei secoli.In età estense, l'area si affacciava su via Giardini, in angolo con la strada di Malborghetto: gli edifici occupati dalle stalle ducali fronteggiavano il lungo fienile, racchiudendo entro il loro perimetro un ampio cortile che, verso la prospettiva del giardino della Castellina, si chiudeva in un anfiteatro utilizzato per giostre e tornei.Durante la legazione di Giulio Sacchetti (1627-1631), venne rinnovata la struttura del fienile con la costruzione di un grande magazzino, per la messa in opera di diversi pestrini (mulini azionati a mano o con la forza animale) utili per macinare il grano in caso di gelo o escrescenza del Po. Nell'edificio erano allineati le molinazze e i pestrini della Comunità, insieme ai pestrini delle corporazioni delle Arti e dei banchi ebraici dei Sabbioni e dei Carri: il Giudice dei Savi emanò frequentemente i suoi Ordini intorno al buon governo de' Pestrini, per assicurarne l'ordinaria manutenzione e il buon funzionamento.A partire dalla fine del XVII secolo, le fonti documentano l'estensione del nome Pestrini all'intero isolato, su cui sorgevano magazzini, stalle, scuderie e abitazioni civili, che spesso venivano affittate dal Comune per ospitare truppe di passaggio. Nel 1778, la municipalità affidò all'architetto Gaetano Barbieri la ristrutturazione dell'edificio: al pian terreno rimasero le sale con i pestrini, mentre il piano superiore venne destinato a pubblico granaio. La pianta-alzato di Andrea Bolzoni, nell'edizione del 1782, rappresenta la facciata dei granai con l'ingresso su via Sguazzadori (dal lato opposto al canale Panfilio): un basso edificio separava i granai dai locali della Cavallerizza e, di fronte, le fabbriche per la munizione del fieno.
In età napoleonica, prese avvio la destinazione militare di alcune ali dell'edificio, che continuò ad ospitare i pestrini fino alla dismissione dei primi decenni dell'Ottocento. Lungo tutto il secolo, l'amministrazione comunale mise a disposizione del Comando militare la "Caserma dei Pestrini" per ospitare le truppe (soprattutto di cavalleria) di passaggio o d'occupazione in città. Nel vasto immobile era ricavata, inoltre, una sala destinata al Teatro Comunale dove i pittori dipingevano gli scenari delle rappresentazioni. All'estremità occidentale, la Cavallerizza, con annessa un'abitazione per il maestro d'equitazione e le stalle che ospitavano i cavalli in tempo di fiera; nel 1851-52, si tennero nell'arena Pestrini spettacoli di equitazione.Oltre la strada Sguazzadori, dirimpetto ai granai, sorgevano magazzini, orti e i "vecchi quartieri", che erano andati in buona parte distrutti da un violento incendio nel 1812; nel secondo '800 in quest'area sorgeva il canile municipale e, oltre il muro di cinta, un cimitero dei quadrupedi, il cui perimetro arrivava a lambire gli orti di Santa Giustina.
L’edificio al tempo di de Chirico: al 1873 risale il progetto per demolire la vecchia fabbrica dei Pestrini e costruire una caserma destinata ai reggimenti di cavalleria, i cui lavori verranno ultimati solo nel 1875. Il complesso era costituito da due immobili che correvano parraleli al cortile ricavato dalla chiusura dell'antica via Sguazzadori, in angolo con la via Crocebianca (oggi Aldighieri): al pianterreno, scuderie e depositi, al piano superiore i dormitori, nel cortile tettoie e latrine.
Fino al 1921 la caserma rimase in uso gratuito all'Amministrazione militare, che dovette ritornarla al Comune in seguito alla destinazione a caserma di altri immobili cittadini. Nel 1924 vennero avviate le pratiche per l'alienazione dell'area: il piano di sistemazione edilizia dell'ex Caserma Pestrini fu affidato a Ciro Contini. Suddivisa in due lotti, separati da un tronco di strada (attuale via Panfilio), l'area venne occupata dalle costruzioni progettate da Giorgio Gandini: alcuni condomini, con la sede del "Corriere padano" e la monumentale struttura dell'ex Casa del fascio.
In occasione della demolizione dei Pestrini, il portale monumentale che affacciava su via Aldighieri venne smontato e collocato nel cortile del palazzo dei Diamanti, per volontà di Carlo Savonuzzi.
L’edificio al tempo di de Chirico:
Al 1873 risale il progetto per demolire la vecchia fabbrica dei Pestrini e costruire una caserma destinata ai reggimenti di cavalleria, i cui lavori verranno ultimati solo nel 1875. Il complesso era costituito da due immobili che correvano parraleli al cortile ricavato dalla chiusura dell'antica via Sguazzadori, in angolo con la via Crocebianca (oggi Aldighieri): al pianterreno, scuderie e depositi, al piano superiore i dormitori, nel cortile tettoie e latrine. Fino al 1921 la caserma rimase in uso gratuito all'Amministrazione militare, che dovette ritornarla al Comune in seguito alla destinazione a caserma di altri immobili cittadini. Nel 1924 vennero avviate le pratiche per l'alienazione dell'area: il piano di sistemazione edilizia dell'ex Caserma Pestrini fu affidato a Ciro Contini. Suddivisa in due lotti, separati da un tronco di strada (attuale via Panfilio), l'area venne occupata dalle costruzioni progettate da Giorgio Gandini: alcuni condomini, con la sede del "Corriere padano" e la monumentale struttura dell'ex Casa del fascio. In occasione della demolizione dei Pestrini, il portale monumentale che affacciava su via Aldighieri venne smontato e ricollocato nel cortile del palazzo dei Diamanti, per volontà di Carlo Savonuzzi.
Testimonianze
"Sceso a Ferrara mi presentai alla caserma alla quale era destinato e che si chiamava caserma Piastrini. Questo luogo non era certo l'ideale per il viaggiatore stanco. Immaginati, o lettore, una specie di stallazzo dai muri insudiciati di graffiti e di scritte d'ogni sorta; per le scale andavano e venivano reclute infagottate in bisunti uniforme di tela grigia”.
Giorgio de Chirico, Memorie della mia vita, Rizzoli, Milano 1962, p. 84.
Bibliografia
- Frizzi Antonio, Memorie per la storia di Ferrara raccolte da Antonio Frizzi con giunte e note del Con. avv. Camillo Laderchi. Seconda edizione, vol. V, Abram Servadio, Ferrara 1847
- Gualtiero Medri, Il volto di Ferrara nella cerchia antica, S.T.E.R., Rovigo 1963
- Lucio Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, Alinea Editrice , Ferrara 1995
- Irene Fosi, La legazione di Ferrara del cardinale Giulio Sacchetti:1627-1631, II, Archivio segreto vaticano, Città del vaticano 2006
- Angelo Andreotti e Elisabetta Lopresti, Elena Bonatti e Giuliana Marcolini, Presentazione del libro "Stima dei beni di Cesare d’Este al momento della Devoluzione", Tresogni , Ferrara 2012
- De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie, Catalogo della mostra, Palazzo dei Diamanti, Fondazione Ferrara Arte Editore, Ferrara 2015
Sitografia
Fototeca
Temi correlati
Soggetti correlati
Itinerari correlati
Luoghi correlati
Ente Responsabile
- Servizio Biblioteche e Archivi/Archivio Storico Comunale di Ferrara
Autore
- Corinna Mezzetti