Porta Catena e saliente
L'antica Porta Catena nel 1926, foto di Walter Segantini (Archivio Segantini©,su gentile concessione di Giuseppe Tassinari)
Costruita al principio del Seicento, la Porta Catena era una struttura collocata allo sbocco del canale navigabile che congiungeva il Po di Pontelagoscuro alla fossa del Castello estense: le bombe dell'ultima guerra ne hanno cancellato il ricordo.
Cenni storici
A sud del Torrione del Barco la cortina è stata ricostruita in diversi punti subito dopo l'ultimo conflitto mondiale. Sino allo snodo viario degli attuali Corso Porta Po e Viale Cavour (in epoca estense occupato dalla Porta di San Benedetto) non vi sono altre opere che un saliente trapezoidale (poco sporgente, non è un vero baluardo), a nord del quale furono aperti nel 1938 su progetto dell'architetto Di Fausto due fornici per permettere agli abitanti del nuovo quartiere di Via Arianuova di raggiungere la Zona Industriale verso Barco e Pontelagoscuro: detti di Porta Catena per la vicinanza dell'omonima struttura d'accesso completamente atterrata dai bombardamenti del 1944, i due varchi vennero ricostruiti nel 1958.
Porta Catena (del primo '600) non si apriva infatti sulle mura, essendo una porta fluviale collocata allo sbocco del canale navigabile che congiungeva il Po di Pontelagoscuro alla fossa del Castello estense: la denominazione era legata all'uso delle catene con cui il varco, di notte o quando occorreva, veniva sbarrato ai natanti. Nel civico lapidario di Casa Romei sono ancora conservati gli altorilievi in marmo che ornavano i prospetti della Porta, recanti le insegne di papa Urbano VIII Barberini, del cardinale Antonio Barberini (1631) suo nipote e del cardinal Legato Stefano Durazzo (1634-1637).
Il succitato canale che univa Ferrara a Pontelagoscuro, fino al 1645 veniva chiamato Cavo del Barco, poi in onore di Innocenzo X Pamphili assunse il nome di Canale Panfilio: dragato e allargato, fu reso navigabile nel tratto corrispondente all'attuale Viale Cavour fino ai primi anni Sessanta del XIX secolo, quando venne interamente tombato.
Nei pressi di Porta Catena
Nei pressi dei due varchi, a ridosso delle Mura, si distingue l'area boscosa del Giardino delle Capinere della L.I.P.U, costituito nel 1992 (nell'area di un ex campeggio abbandonato) per accogliere animali feriti di varie specie, provenienti dalla Provincia di Ferrara e zone limitrofe: comprende quattordici voliere, uno stagno abitato da germani reali e fenicotteri e un ambulatorio veterinario.
Poco oltre, tra le vie Porta Catena e Gustavo Bianchi, si notano le forme del Motovelodromo, inaugurato nel 1952, con pista interna di 333 metri e area destinata a campo sportivo di 90 x 50 metri per sport minori e con 2500 posti a sedere e 5000 in piedi. Più tardi, in prossimità del fornice di Porta Catena, fu costruito il Palazzetto dello Sport, per pugilato, scherma, ginnastica e sollevamento pesi. Ci furono studi per realizzare la nuova zona sportiva, con l’intenzione di costruire un Campo Scuola d’atletica, con spazio per eventuali sviluppi per esercitazioni scolastiche. Nel 1975 la variante al P.R.G. destinava 1200 ettari al nuovo Parco Urbano, mentre la zona sportiva, con il Motovelodromo (intitolato a Fausto Coppi), venne completata da nuovi spazi e attrezzature dedicate al tennis, al calcio a 5 e al pattinaggio (Lottici 2008).
Nei pressi dei due fornici, in viale Francesco Tumiati, spicca la struttura del Palapalestre, con parte dei prospetti ricoperti di artistici graffiti realizzati nel 2012.
Bibliografia
- Ugo Malagù, Le mura di Ferrara, Ferrariae Decus-Ente Provinciale per il Turismo, Ferrara 1960 , p. 18
- Paolo Ravenna, Le mura di Ferrara. Immagini e storia, Panini, Modena 1985 , p. 124
- Luciano Maragna, La storia del Canale Panfilio e di viale Cavour di Ferrara, 1599-1887, Ferrara 2008
- Ferrara. Storia, vie e piazze entro le Mura, in Adriano Lottici (a cura di), “Quaderni UTEF” 2018 , pp. 280-281
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Ente Responsabile
- Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara