Scheda: Luogo - Tipo: Monumenti, lapidi e fontane

Lapidi in via Mazzini

Lapidi in via Mazzini. Fotografia Baraldi. © IAT Ferrara - Ferrara Terra e Acqua

Una lapide a ricordo degli ebrei della Comunità ferrarese che non sono tornati dai campi di sterminio è stata apposta il 24 aprile 1949 sul lato destro della porta d’entrata del complesso di via Mazzini. Sul lato sinistro, una seconda lapide ricorda tutte le vittime dell'odio razziale.


VIA GIUSEPPE MAZZINI 95

Inaugurazione: 24 Aprile 1949

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  • lapide

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  • Ferrara ebraica

1. Le lapidi

La lapide collocata sulla destra della porta d’entrata del complesso di via Mazzini 95 (già via Sabbioni 2225 di antica numerazione) ricorda i componenti della Comunità ebraica ferrarese che non hanno fatto ritorno dai campi di sterminio. I nomi, in realtà novantasette, che si rincorrono su due colonne, sono preceduti da una dedica commossa:

DELLA COMUNITÀ DI FERRARA

NOVANTASEI I CORPI MARTORIATI

IN QUESTA PIETRA IL LORO NOME

FRA LE BRACCIA DELL’ETERNO

L’ANIMA IMMORTALE

Ancona Guglielmo - Ancona Olga - Ascoli Elisa - Bassani Carlo - Bassani Giuseppe - Bassani Lampronti Rina - Bassani Marcella - Bemporad Bianca - Bemporad Jole - Bemporad Silvio - Borghi Treves Elisa - Borghi Finzi Giorgia - Caffaz Giandotti Ida - Castelfranchi Renato - Coen Giorgio - Conegliano Bruno - Conegliano Giulio - Del Vecchio Emma - Fano Emilio Felice - Fano Melli Amedea - Fano Giuseppina - Farber Davide - Farber Fink Ester - Farber Bruno - Fink Benzion - Fink Birnbaum Rosa - Fink Isacco - Finzi Giuseppina - Finzi Silvio - Forti Leonello - Forti Jesi Carolina - Gutmann Levi Malvina - Jacchia Diana - Jacchia Dina - Jesi Marzola Rosina - Lampronti Umberto - Lampronti Forti Berta - Lampronti Carlo - Lampronti Marco - Lampronti Polacco Alba - Levi Gastone - Levi Fargion Elisa - Magrini Ascoli Isa - Magrini Silvio - Magrini Bassani Albertina - Matatia Nessim - MatatiaHakim Matilde - Matatia Roberto - Matatia Camelia - Melli Amelia - Melli Novella - Minerbi Aldo - Minerbi Gino - Minerbi Ravenna Bianca - Neppi Hanau Olga - Ottolenghi Gianni - Ottolenghi Azzarelli Lina - Pesaro Costanza - Ravenna Ciro - Ravenna Giorgio - Ravenna Mario - Ravenna Eugenio fu Isacco - Ravenna Rodolfo - Ravenna Vittorio - Ravenna Roberto - Ravenna Gino - Ravenna Rossi Letizia - Ravenna Franca - Ravenna Marcello - Ravenna Ravenna Margherita - Ravenna Padoa Marcella - Ravenna Germana - Rietti Alfredo - Rietti Cavalieri Argia - Rietti Gastone - Rietti Leonella - Rietti Giulia - Rietti Nello - Rossi Margherita - Rossi Milena - Rotstein Fink Lina - Rotstein Adele - Rotstein Giorgio - Rotstein Wanda - Saralvo Rino - Saralvo Cesarina - Saralvo Melli Zaira - Saralvo Lilio - Saralvo Lindo - Sinigallia Luigi - Teglio Ugo - Zamorani Emilio - Zamorani Maria - Zamorani Daniele - Zamorani Cavalieri Giuseppina - Zevi Emma - Trevi Ildebrando

Una seconda lapide, collocata alla sinistra della porta, ricorda tutte le vittime dell’odio razziale.

 

2. Testimonianze

In occasione del Kippur, il digiuno di Espiazione che è il giorno più solenne religioso israelitico, la Comunità ferrarese residua si è raccolta per tutta la giornata in uno dei Templi di via Mazzini, che dopo le devastazioni subite ha potuto essere riadattato con provvisori adattamenti. Il Rabbino capo Leone Leoni, ha dedicato il suo discorso alla commemorazione delle vittime del nazifascismo. Con commosse ed ispirate parole ha rivolto il pensiero ai sei milioni di ebrei d’Europa che sono morti vittime della soldataglia teutonica e degli aguzzini nazisti che li finivano nei campi di annientamento, creazione della ferocia tedesca, sopprimendoli nelle camere a gas e nei forni crematori.

Il Rabbino ha detto che di fronte a questo grande olocausto che è stato chiesto a Israele, la mente si smarrisce se non ci sorreggesse la fede in Dio. Nella valutazione dei valori universali della storia, l’uomo è assolutamente insufficiente e solo può e deve chinare umilmente il capo a Dio.

[...] Prima di parlare dei deportati ferraresi il Rabbino ha commemorato i morti in Italia per la persecuzione nazifascista: per primo ha rievocato l’avv. Ugo Teglio (37) morto con altre dieci vittime innocenti trucidate nella notte del 15 novembre 1943, che hanno versato il loro sangue per la causa della giustizia e della libertà e quindi ha parlato di Adolfo Lampronti (66) morto nel 1940, in seguito all’internamento di polizia, di Walter Rossi (20), appartenente ai partigiani del Piemonte e trucidato nel 1944, dai nazifascisti, dei vecchi dell’Ospizio morti per i disagi e le privazioni del carcere: M.a Elisa Ascoli (81), Aldo Minerbi (...), Giuseppina Fano, Giuseppina Finzi, Zaira Saralvo e Rosina Jesi. Morti di malattia aggravatasi per lungo internamento o per le emozioni del periodo repubblichino sono da ricordare l’avv. Nino Contini e l’avv. Ausonio Ravenna elette figure del foro ferrarese e della Comunità Israelitica e Alberto Minerbi fu Giulio”. Dei deportati “quattro sono ritornati a Ferrara (Carlo Schonheit con la moglie Gina e il figlio Franco ed Eugenio Ravenna di Gino) mentre un quinto, Carlo Rietti, sta per ritornare. È giunta notizia della morte di Nello Rietti, Novella Melli e Amelia Melli, mentre la vecchia Carolina Fotti Jesi decedette a Carpi mentre si formava il convoglio per la Germania. Di tutti gli altri non si hanno notizie [...]”. (“Il Corriere del Po”, 19 novembre 1945)

 

Una lapide in via Mazzini

“Quando, nell’agosto del 1945, Geo Josz ricomparve a Ferrara, unico superstite dei centottantatré membri della Comunità israelitica che i tedeschi avevano deportato in Germania nell’autunno del ’43, e che i più consideravano finiti tutti da un pezzo nelle camere a gas, nessuno in città da principio lo riconobbe.

Josz. [...] Immersa nel fulgore e nel silenzio del primo pomeriggio, un silenzio interrotto a larghi intervalli dagli echi di spari lontani, via Mazzini appariva vuota, deserta, intatta. E tale era apparsa anche al giovane operaio che dall’una e mezzo, montato sopra una piccola impalcatura con un berretto di carta di giornale in testa, si era messo a trafficare attorno alla lastra di marmo che gli avevano dato da affiggere a due metri d’altezza contro il mattone polveroso della facciata della sinagoga”. (Bassani, ed. 1991, pp. 87-88)

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Ente Responsabile

  • Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Autore

  • Edoardo Moretti
  • Sharon Reichel